Sette rifugiati subito sbarcati e ricoverati, una in fin di vita
Otto mandati subito in ospedale, poi altri 4: “Sono disidradati”
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aspettarli a terra c’è il sindaco di Pozzallo (Ragusa), Roberto Ammatuna: “Spero li facciano sbarcare presto, ma non hanno detto che hanno fatto l’accordo? Qui abbiamo messo in moto l’hotspot, potenziato i servizi”. I primi otto, donne incinte e giovanissimi, li hanno portati subito, ieri mattina, a Lampedusa. Un’infermiera del poliambulatorio dell’isola ha raccontato di aver pensato, vedendoli, agli “effetti dei campi di concentramento tedeschi della seconda guerra mondiale, tanto sono importanti gli stati di denutrizione e di disidratazione. Uno dei ragazzi che parla un po’ di inglese ci ha raccontato che per di- versi mesi hanno potuto mangiare solo 30 grammi di pasta al giorno e nient’altro”.
È l’inferno dei campi libici, cui sono seguiti giorni e giorni di navigazione, stretti come sardine in 450 su quel peschereccio lungo poco più di venti metri, alcuni dicono senza mangiare. Poi li hanno trasferiti in elicottero all’ospedale Civico di Palermo. Luna, 24 anni, eritrea: “Siamo stati molti giorni in mare, senza mangiare, abbiamo avuto paura di morire. Per fortuna ci hanno soccorsi, adesso stiamo meglio” . Accanto a lei una connazionale appena 17enne, incinta di sette mesi, non parla. Al Pronto soccorso c’è un’altra giovane eritrea ridotta pelle e ossa, 27 anni, 35 chili, nei campi libici sarebbe stata anche violentata come tante altre. Ha una figlia di 4 an- ni: “Non mangia da tre giorni, aiutatela, datele del cibo, subito, vi prego...”. Ma il personale del Civico dice che è la bambina a prendersi cura della madre. C’è anche un ragazzo con la tubercolosi.
SONO STORIE drammatiche anche quelle degli oltre 400 rimasti a bordo delle due navi militari, che certo sono grandi, magari anche più comode dell’Aquarius – la nave di Sos Méditerranée costretta ad approdare a Valencia dopo una lunga traversata dopo che il governo italiano ha negato l’accesso ai porti – o della Lifeline, la nave della Ong tede- sca approdata infine a Malta con l’accordo tra alcuni Paesi Ue di farsi carico pro quota dei richiedenti asilo, o dell’Aleksander Maesk, la gigantesca portacontainer tenuta per quattro giorni davanti a Pozzallo mentre la Lega di Matteo Salvini portava a termine il successo nei ballotaggi delle Comunali di giugno. Ieri alcuni di loro si sono sentiti male: “Alle 15,30, dalla nave della Finanza che è qui davanti, a sette-otto miglia, è arrivato un allarme: una signora stava male”, racconta il sindaco Ammatuna, che è anche il primario del Pronto soccorso di Modica. “Una motovedetta è andata
La testimonianza Ammatuna racconta l’odissea di una ventenne “scheletrita” e dei suoi bimbi rimasti sulla nave
a prenderla, avrà avuto una ventina d’anni. Il nome? Non lo so, in questo momento sono numeri: ignoto 1, ignoto 2, ignoto 3... È un’eritrea, scheletrita: presentava squilibrio idroelettrolitico, ipoglicemia cioè denutrizione, contrazioni tonico cloniche cioè tendenza a irrigidirsi, era in stato soporoso. Le hanno fatto una fleboclisi, ora sta meglio, no, non è in pericolo. Lo sarebbe se non fosse stata soccorsa, lo squilibrio idroelettrolitico vuol dire che manca un elettrolito: se si tratta del potassio, che fa funzionare il cuore, si può avere un arresto cardiaco. Poi però abbiamo saputo – prosegue il sindaco primario – che questa signora aveva la- sciato a bordo della nave i suoi due bambini, un lattante e uno di due-tre anni. Così abbiamo ottenuto che un’altra motovedetta andasse a prenderli. Ci sono aspetti umani oltre i quali non si può andare”, osserva Ammatuna. E racconta di altri tre che si sono sentiti male sulla nave di Frontex: “Due somali defedati e disidradati e una donna gravida nigeriana”.
IL SINDACO aspetta lo sbarco. “Quando è venuto qui Salvini – ricorda – gliel’ho detto: non sono per l’accoglienza senza limiti, ho apprezzato il ministro Marco Minniti, ho segnalato tempo fa i tunisini violenti. Ma insomma sono un uomo di centrosinistra, del Pd, ma autosospeso, perché quel partito non esiste più, è in mano a bande... Scusi, ho un’altra chiamata, è il prefetto...”.