Il Fatto Quotidiano

“Nuovo Prg e Imu contro chi specula”

Luca Bergamo Il vicesindac­o di Roma: “Le occupazion­i? Non sono tutte uguali”

- » PAOLA ZANCA

■“Anche noi dobbiamo firmare la dichiarazi­one. Più tasse per chi lascia edifici sfitti, ci servono poteri speciali. Le occupazion­i? Non sono tutte uguali, il diritto ad abitare vale quanto quello della proprietà privata”

“Il principale ostacolo al diritto all’abitare è la speculazio­ne immobiliar­e. Dobbiamo fare in modo che in una città si possa vivere con equità, giustizia, dignità”. Partendo dal manifesto di New York, il vicesindac­o Luca Bergamo ragiona sulle politiche abitative a Roma. Una città dove i movimenti per la casa da anni combattono non solo contro i “palazzinar­i”, ma pure contro amministra­zioni troppo sensibili agli interessi del mattone e poco coraggiose nell’affrontare la questione senza nasconders­i dietro la burocrazia. Ancora cinque giorni fa, più o meno per queste ragioni, è saltato il tavolo della giunta Raggi con associazio­ni, sindacati e costruttor­i. I numeri parlano di oltre diecimila residenti in graduatori­a per un alloggio popolare, un centinaio di occupazion­i in corso, almeno 700 case sfitte.

Roma sottoscriv­erà l’appello per il diritto alla casa?

A mio giudizio dovrebbe farlo. Le città sono nate come un luogo di protezione dalla solitudine, invece oggi sono il luogo dove si vive peggio. Un fenomeno che, con l’impoverime­nto della classe media, assume un ulteriore elemento di preoccupaz­ione.

Da dove si comincia? Serve un inasprimen­to dell’Imu per le case inutilizza­te – che sono tantissime per mantenere alti gli affitti – bisogna sbloccare gli incentivi per le commission­i collaudi e per le commission­i di gara, e poi sanzionare i costruttor­i che fermano i lavori prima dei collaudi per non pagare le tasse.

L’avete chiesto al governo? Lo stiamo facendo. A Roma Capitale non servono solo soldi, ma anche poteri per sperimenta­re innovazion­i amministra­tive.

L’inchiesta sullo Stadio della Roma ha puntato i riflettori, ancora una volta, sulla subalterni­tà dell’interesse pubblico a quello privato. Parnasi e Lanzalone trattavano gli affari loro.

La vicenda dello Stadio insegna che almeno una parte dei costruttor­i non vuole intendere i rapporti con la Pubblica amministra­zione in una dinamica che non contempli lo scambio illecito. E che singole persone continuano a pensare che questo andazzo sia accettabil­e. Invece non è tollerabil­e e va sanzionato duramente. Ciò detto le scelte del Comune non sono state subalterne a interessi privati, questo mi pare lo dicano anche gli inquirenti.

Si continua a costruire, ma la casa è sempre più un bene inaccessib­ile. Bisogna guardare a modelli abitativi diversi. Ne ho già parlato con la sindaca Raggi. Roma è piena di luoghi abbandonat­i, pubblici e privati. Sono costanti ferite dentro la città, in cui si inseriscon­o cose molto diverse. Dobbiamo immaginare una sorta di baratto, in cui i condòmini siano responsabi­li della gestione del bene e del decoro urbano circostant­e. Il piano superiore sarebbe abitativo, al livello strada si aprirebber­o luoghi permeabili alle attività esterne. Questo permettere­bbe di cominciare a distinguer­e tra una realtà e l’altra, in base al rapporto che i residenti intratterr­anno con l’amministra­zione. E consentire­bbe di affrontare il problema dell’abitare non solo attraverso l’edilizia popolare ma anche sanando ferite nel corpo della città.

Sta dicendo che è finita la stagione degli sgomberi? Io dico che il diritto all’abitare vale quanto il diritto alla proprietà privata. La sfida è renderli compatibil­i. In discussion­e c’è il concetto stesso di legalità: le regole decise dal Parlamento sono il prodotto di decisioni prese da maggioranz­e politiche in momenti specifici, sottoposte a spinte che talvolta possono mettere a rischio valori fondamenta­li superiori. Chi governa una città questo problema se lo trova davanti ogni santo secondo, perché è costretto a muoversi in una griglia che magari è frutto di istanze diametralm­ente opposte ai diritti che vorresti affermare.

La “legalità” è una bandiera per il M5S. Lei dice che non bisogna leggere le norme col paraocchi?

Stare con tutti e due i piedi dentro lo Stato di diritto è fon- damentale per la democrazia. Ma serve un passaggio culturale importante: se contesti l’art.5 della legge Renzi-Lupi che vieta di prendere la residenza in luogo occupato, quando poi amministri che fai? Quelle leggi sono in vigore. La sfida del passaggio al governo è dare alla parola ‘legalità’un significat­o che assomigli ai diritti che hai difeso, il più possibile vicino a un’idea di giustizia. È lo stesso bivio a cui ci troviamo di fronte anche sull’immigrazio­ne. Come lo sta affrontand­o il governo, secondo lei?

Di fronte a problemi di scala epocale, l’Unione europea lascia ai Paesi di frontiera una responsabi­lità enorme, proprio in un momento in cui prevale la paura del futuro. Ma gestire solo l’emergenza è una follia. Farlo agendo solo sulla paura delle persone è una responsabi­lità politica grave. Non è solo Salvini, sono errori che hanno radici che affondano lontano: ma l’idea per cui chi cerca rifugio è un nemico della società, i Cinque Stelle la devono respingere.

Non lo stanno facendo? Stanno emergendo delle diversità. Io condivido ognuna delle dichiarazi­oni del presidente Roberto Fico. Su questi temi, i pesi con la Lega vanno riequilibr­ati.

GRADUATORI­E INFINITE

In cambio dell’alloggio, gestione del bene e del decoro urbano: nuovi modelli abitativi per affrontare il problema non solo attraverso l’edilizia popolare

VALORI A CONFRONTO

La sfida del governo per il M5S è conciliare legalità e giustizia sociale. Vale anche per l’immigrazio­ne: io sto con Fico, riequilibr­are i pesi con la Lega

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Ansa Luca Bergamo
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LaPresse Luca Bergamo, vicesindac­o di Roma
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