I giudici: bloccare anche i conti regionali della Lega
Il Riesame La caccia ai 49 milioni contestati coinvolgerà i soldi dei territori: “C’è ‘continuità’ e i dirigenti sapevano tutto”
Giornata
nera per la Lega. Due brutte notizie arrivano dal tribunale di Genova. Il Riesame afferma che esiste “continuità” tra vecchi e nuovi conti. Mentre il pm Enrico Zucca chiede la condanna in appello per Umberto Bossi per la truffa dei rimborsi elettorali.
Il nocciolo della pronuncia del Riesame sta in quella parola: “continuità”. Per affermare la propria ricostruzione i giudici sono partiti da 64 bonifici risalenti al periodo tra il 2010 e il 2015. Poi hanno esaminato il nuovo statuto della Lega approvato tre anni fa. Infine hanno puntato il dito sul trasferimento a titolo gratuito di 26mila euro dalla vecchia Lega Nord alla neonata Lega Toscana. Una “successione a titolo universale” che dimostrerebbe la continuità patrimoniale: prima, con Umberto Bossi, la Lega si articolava in “N a zi oni”, poi con i suoi successori sono arrivate associazioni territoriali non riconosciute, come la Lega Toscana. Scrivono i magistrati: la relazione al bilancio della Lega Nord attesta che “la dotazione nel 2015 del patrimonio delle nuove articolazioni territoriali è avvenuta mediante conferimento dalle casse della sede centrale, attraverso specifici atti di trasferimenti funzionali a do- tare le associazioni locali del patrimonio necessario a operare”. Il Riesame respinge la linea difensiva basata sul principio della tutela della buona fede (i vertici potevano non sapere): le inchieste – spiegano i magistrati – “sono divenute note il 3 aprile del 2012, data in cui si sono svolte le perquisizioni nella sede di via Bellerio con amplissima eco su tutti gli organi di stampa tanto da portare alle dimissio- ni di Bossi e all’espulsione di Belsito. Ne consegue l’ampia conoscenza in capo ai dirigenti politici locali delle condotte illecite contestate ai vertici”. Il principio espresso spalanca le porte alla prossima decisione dello stesso Tribunale, che dovrà decidere se possono essere “ag gre dit i” anche i beni presenti e futuri, cioè quelli entrati nelle casse del partito dopo la gestione Bossi. È la tesi della Procura, respinta inizialmente dal Riesame. Ma la Cassazione ha dato ragione ai pm.
Intanto a un paio di piani di distanza, nello stesso tribunale, il sostituto procuratore generale Zucca – lo stesso delle inchieste sul G8 – chiedeva la condanna in appello per Bossi (un anno e dieci mesi, in primo grado era stato condannato a due anni e sei mesi). Resta in sospeso la posizione di Belsito. Tutto dipenderà dalla querela che la Lega, dopo la recente modifica della legge, dovrebbe presentare contro il suo ex tesoriere. Se non lo facesse, cadrebbe l’accusa di appropriazione indebita e resterebbe soltanto in piedi la truffa aggravata.
Ma, nonostante le pene più lievi, la ricostruzione di Zucca della gestione passata della Lega non è stata tenera: “Un caos totale ma non un caos primordiale creativo, bensì un caos deliberatamente organizzato così da poter consentire ciò che è successo”.
I guai di Bossi Sempre a Genova per il senatur è stata chiesta la condanna a 1 anno e 10 mesi in appello