Il Fatto Quotidiano

C’È UN DIBATTITO OSCENO CHE USA I MORTI IN MARE

- » ANTONIO PADELLARO

C’è qualcosa di insopporta­bilmente osceno nell’uso che viene fatto delle immagini della madre e del suo bimbo morti in mezzo al mare. Non ci riferiamo ovviamente allo strazio che suscitano e neppure alla cronaca che ce le ha mostrate.

C’è qualcosa di ins op po rt ab il me nte osceno nell’uso che viene fatto delle immagini della madre e del suo bimbo morti in mezzo al mare. Non ci riferiamo ovviamente allo strazio che suscitano e neppure alla cronaca che ce le ha mostrate. Ma al “dibattito” che subito si è acceso intorno a quei cadaveri, nel tentativo di tirarli da questa o da quella parte. O di tirarseli addosso. Il fatto è che quei poveri corpi – come tutti i corpi sepolti nel grande cimitero chiamato Mediterran­eo – ci appartengo­no. In quanto partecipi della nostra natura umana. In quanto vittime dell’olocausto permanente che si svolge sotto i nostri occhi.

NO, PER CARITÀ,

qui non c’entra la suprema idiozia del siamo tutti responsabi­li (affinché nessuno possa essere dichiarato tale). Chi è credente potrà recitare l’atto di dolore chiedendo misericord­ia per tutta quella sofferenza. Pregando che un giorno non ci ritorni addosso. Chi vive nella realtà di questo mondo potrà, dovrà, molto laicamente interrogar­si. Su ciò che è stato e che non è stato fatto. Su ciò che “noi” potevamo fare. Se dunque, oggi, al centro di questo rancoroso campo di Agramante ci sono Matteo Salvini e le sue politiche sull’immigrazio­ne, cominciamo dalla parte più dif- ficile. Da questa, a cui sento di appartener­e. La parte del “bene”. Per non fare torto a nessuno rivolgerò anche a me stesso le domande (e i rimproveri) che non è possibile eludere con un taglio netto, dicendo sempliceme­nte che tutto il “m al e ” alligna nel campo opposto.

A pensarci bene, la domanda resta una soltanto. L’ho scritto e lo ripeto: dov’ero io, dov’era la nostra sacrosanta indignazio­ne, dov’erano le nostre magliette rosse negli ultimi quindici anni quando – sicurament­e prima dell’avvento di Salvini al Viminale – nel mare nostrum sono annegati 34.361( trenta quattromil­a trecentose­ssantuno) esseri umani. Come minuziosam­ente documentat­o (data e causa del decesso, genere, età, luogo di origine, quasi tutti N.N.) nel rapporto ufficiale (datato 5 maggio 2018) meritoriam­ente pubblicato dal manifesto , insieme ad altre testate europee, lo scorso 22 giugno. Cinquantas­ei pagine nere che noi “buo ni” d ovremmo tenere sul comodino in memoria della nostra (mia) ignavia. Con questo non mi permettere­i mai di accomunare nel giudizio quel mondo silenzioso che malgrado tutto ha salvato, ha curato, ha ospitato. E che ha avuto la forza di raccontare. Due nomi per tutti: Giovanni Maria Bellu, che svelò la tragedia di Portopalo; le pagine su Lampedusa, frontiera dell’inferno, scritte da Fabrizio Gatti. Non sorprende che nello strepitio di questi giorni le loro voci non si siano udite.

MATTEO SALVINI non è un fascista. E neppure un assassino. Per quelle cose ci vuole talento. Salvini è l’uomo dalla biografia senza qualità che dopo lunghi anni di attesa nelle retrovie della politica, mentre cominciava a perdere i capelli si è chiesto ‘cosa farò da grande’. Così si è accorto che, grazie soprattutt­o a quelli che c’erano stati prima, si era formato nel Paese un lago sotterrane­o che ribolliva di rabbia e di paura inespressa. Ha pensato che poteva essere uno straordina­rio business elettorale e ha cominciato a pompare in superficie grandi quantità di quella rabbia e di quella paura dicendo: ora che ci sono io, per gli untori che causano questa peste la pacchia è finita.

Il fatto è che nel mentre veniva nominato ministro degli Interni, una delle cause che maggiormen­te avevano suscitato paura (e rabbia) – l’im- migrazione clandestin­a – era in via d’esauriment­o. E anche la “pacchia” non era poi così evidente. Poteva il nuovo profeta dell’ordine (e di una carabina per tutti) rassegnars­i a gestire scartoffie o ad avvicendar­e qualche prefetto? Infatti, in men che non si dica ha chiuso i porti alle Ong. Ha dato mano libera, e fornito navi militari, ai poco affidabili libici. Ha stretto accordi con il gruppo di Visegrad, che vogliono rispedirci indietro migranti a volontà. Cosicché sulle coste italiane gli approdi continuano a diminuire. Perché aumentano i morti. Sì, la pacchia è davvero finita. Adesso Salvini andrebbe seriamente fermato. Anche con modi bruschi. Ma dubitiamo che Conte, Di Maio e i Cinque Stelle ne abbiano davvero voglia. Certo è che continuare a gridargli assassino di bambini fa solo il suo gioco. La guerra tra ipocrisia e cinismo sulla pelle (nera) della disperazio­ne non si sopporta più.

Non c’è più l’emergenza migranti sulle nostre coste, perché aumentano i morti La pacchia è davvero finita La guerra tra ipocrisia e cinismo sulla pelle (nera) della disperazio­ne non si sopporta davvero più Dubitiamo però che Conte, Di Maio e i Cinque Stelle abbiano voglia di fare qualcosa contro il loro alleato di governo

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Ansa Il salvataggi­o Josephine, la donna camerunens­e salvata dalla nave della Ong spagnola Open Arms
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