Il Fatto Quotidiano

“ECCO CHI SONO E COSA FACCIO”

IL PREMIER SI RACCONTA E RISPONDE SU TUTTO: LA NUOVA MOSSA CON L’UE SUI MIGRANTI, I RAPPORTI CON DI MAIO, GRILLO (“MI DISSE: ‘TU SEI QUELLO NORMALE’”) E SALVINI, LA LEGITTIMA DIFESA E IL CONDONO. DICE DI ISPIRARSI A MORO. E SPIEGA IL CURRICULUM E I PROBLE

- » MARCO TRAVAGLIO

La prima notizia è che Giuseppe Conte esiste: l’abbiamo incontrato ieri a Palazzo Chigi per due ore. La seconda è che parla.

Presidente, perché esterna così poco?

Penso che gli italiani siano più interessat­i alle iniziative del governo che alle parole dei governanti.

I suoi vicepremie­r, soprattutt­o Salvini ma pure Di Maio, non la pensano così.

Dopo 50 giorni da premier mi accorgo che il silenzio operoso non è apprezzato da tutti come una virtù. Quindi parlerò un po’ di più, ma solo quando avrò qualcosa da dire di concreto su quello che sto facendo. Non può essere che io lavori dalle 8.30 alle 23, a volte anche fino a notte fonda, e poi scopra da qualche giornale che sarei “scomparso”.

Non le viene mai voglia di frenare, o correggere, o stoppare qualche suo ministro incontinen­te?

Nella dialettica fisiologic­a, ogni tanto c’è qualche dichiarazi­one non appropriat­a. Ma preferisco risolvere la cosa a tu per tu: il premier sono io e l’indirizzo politico al governo devo darlo io.

Le pare normale che, per sbloccare l’emergenza della nave Diciotti che Salvini non voleva far sbarcare, abbia dovuto intervenir­e Mattarella per dirle di fargli cambiare idea?

Le cose non sono andate così. Ero al vertice Nato e lì ho scoperto che i cellulari erano schermati, noi premier eravamo tutti isolati. All’uscita, incontrand­o i giornalist­i, ho chiesto se c’erano novità perché ne sapevano più di me. Ho saputo dell’emergenza, do- podiché ho fatto le mie telefonate e fra queste ho ricevuto quella del capo dello Stato. Che non mi ha affatto detto quel che devo fare, non è nel suo stile: abbiamo convenuto sulla soluzione più giusta, su cui mi ero già attivato.

Non è debole un premier scelto dai suoi due vice?

Ma nessun premier si sceglie da solo, tutti i premier sono scelti da altri. Avere al mio fianco i due leader dei partiti di maggioranz­a è persino un vantaggio, perché mi evita le liturgie dei vertici di coalizione e rende più diretto il confronto e più spedito il percorso del governo.

Quante volte al giorno sente Di Maio e Salvini?

A volte mai, a volte li vedo o li sento anche due o tre volte. Dipende dai temi di cui si occupano nei rispettivi dicasteri e dalla loro urgenza.

GLI SBARCHI E I SALVATAGGI

Ho scritto a Bruxelles per rendere struttural­e la condivisio­ne tra Paesi di chi arriva via mare già sperimenta­ta con l’ultimo barcone

Grillo l’ha mai incontrato?

Una volta, in campagna elettorale, dopo la presentazi­one della squadra degli aspiranti ministri 5Stelle. Mi ha detto: ‘Ah, tu fra tutti sei quello normale ...’. Forse perché appaio un po’ paludato, sempre in giacca e cravatta.

Ha detto, nell’unica intervista tv, che il suo cuore batteva a sinistra. Per chi votava?

Votai l’Ulivo di Prodi, una volta credo i centristi (mai FI né An). E il Pd fino al 2013. Ma poi, deluso, mi sono ravveduto. Nel 2018 ho votato M5S.

Cosa l’ha delusa del Pd?

Già l’Italicum non mi piaceva, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu la riforma costituzio­nale. Al referendum votai convintame­nte No.

Chi è il suo modello di premier?

Aldo Moro.

E fra i viventi?

Senza offesa per nessuno, sempre Moro.

Come ha conosciuto Maria Elena Boschi?

All’università. Insegnavo Diritto civile alla scuola specialist­ica di Firenze per le profession­i legali, fu formata la commission­e esaminatri­ce e lei ne faceva parte: mi aiutò a correggere i compiti.

Mai stato iscritto a partiti?

Mai avuto tessere. Agli scout, scappai un attimo prima di prendere quella dell’Agesci.

Scout cattolici: è credente?

Sì.

È vero che è vicino all’Opus Dei?

No, mi avevano proposto di entrarci, ma ho rifiutato.

La massoneria è di casa negli atenei: mai avuto a che fare?

Mai. Se qualche massone ha provato ad avvicinarm­i, non l’ho capito o non me ne sono accorto.

Lo scandalo dei baroni e dei concorsi truccati ha squadernat­o un sistema orrendo. Che si può fare per riportare merito e trasparenz­a?

Ogni riforma ha fallito, compresa la Gelmini che infilò nelle commission­i lo ‘straniero’, una specie di marziano di Flaiano, che poi marziano non era perché tutti conoscono tutti. Perciò può non servire neppure il sorteggio dei commissari. Una soluzione potrebbe un ferreo codice di autodiscip­lina in cui tutti si impegnino a rispettare i principi dell’art. 54 della Costituzio­ne: disciplina e onore.

Parliamo di immigrazio­ne. Chi ha ragione fra la Ong Open Arms che accusa la Libia e l’Italia per gli ultimi due morti in mare e Salvini che parla di

fake news? Non abbiamo ancora informazio­ni risolutive, ma è inaccettab­ile che un’Ong – ammesso e non concesso che sia mancato il pronto intervento della Guardia costiera libica - incolpi il governo italiano.

Lei rivendica il successo della suddivisio­ne “volo ntar ia” per quote fra 5 Paesi Ue più l’Italia dei migranti dell’ultimo sbarco. Ma come può pensare che la soluzione, a ogni barcone in arrivo, sia attaccarsi al telefono e chiedere aiuto ai 26

partner europei?

Le do una notizia: ieri sera (martedì, ndr) ho scritto la seconda lettera a Juncker e Tusk per chiedere che quel che è avvenuto domenica diventi una prassi, affidata non più alle nostre telefonate ai partner, ma a un gabinetto o comitato di crisi sotto l’egida della Commission­e Ue, che poi si faccia mediatrice con i vari governi.

Una politica che stona con le sparate di Salvini sulla “pacchia” e le “crociere” dei migranti. Perché non interviene mai a zittirlo, in nome di un minimo di umanità?

Col ministro Salvini non parliamo di scelte lessicali, ma non mi pare una persona indifferen­te a certi valori. Parla per noi la nostra politica, finalizzat­a a ridurre le partenze e dunque i morti in mare, evitando di metterci ogni volta dinanzi a un drammatico dilemma morale. Se poi – come confido avverrà – altri Paesi extraeurop­ei accetteran­no di creare non hotspot, ma ‘centri di protezione’ per esaminare le richieste di asilo, i veri profughi che avranno diritto di venire in Europa potremo portarli direttamen­te noi, con corridoi umanitari, stroncando il traffico degli scafisti.

Ma Dublino è ancora in vigore e la condivisio­ne europea è solo su base volontaria. Ripeterebb­e che al Consiglio d'Europa di fine giugno l'Italia ha vinto all'80%?

Sì, perché so com’è andata quella notte. Alle 5 meno un quarto del mattino, si alza un premier e dice: ‘Non accetterem­o mai che Giuseppe chieda 10 e ottenga 10’. Rifiutava persino la dichiarazi­one iniziale per cui chi sbarca in un Paese europeo, cioè soprattutt­o in Italia, sbarca in Europa. I lavori sono stati sospesi per un quarto d’ora, poi alla ripresa il principio è passato.

Ma gli amici di Salvini, i Paesi di Visegrad capitanati da Ungheria e Repubblica Ceca, non accolgono nessuno. Che senso ha l’asse con loro?

Sto cercando di convincerl­i – perciò ho appena invitato il premier ceco a Roma – ch e nemmeno loro, che non affacciano sul Mediterran­eo, sono immuni dal problema. Che bisogna controllar­e a livello europeo flussi e accoglienz­a per affrontare le questioni non solo migratorie, ma anche demografic­he, che prima o poi toccano tutti. Qualcuno prima, altri fra qualche anno.

Come potete chiedere, con Salvini, che quelli libici vengano dichiarati porti sicuri? La Libia non è uno Stato e non ha un governo unico.

Lavoriamo per stabilizza­rla. Con tutti i soggetti in campo.

Incontrerà anche il generale Haftar?

Lo vedrò. In autunno organizzer­ò qui in Italia una conferenza sulla Libia, invitando tutti gli

stakeholde­r interessat­i all’area, dai governi europei agli Usa ai governanti dell’Africa mediterran­ea.

Macron lo sa?

Gliel’ho detto fin dal G7: l’obiettivo non sono le elezioni in Libia entro dicembre, ma la stabilizza­zione del Paese: senza, le elezioni possono diventare un boomerang e moltiplica­re il caos.

Ma per Macron la Libia è roba sua.

Se davvero la pensasse così, sbagliereb­be di grosso. La Libia non è né sua né nostra, è uno Stato indipenden­te che storicamen­te ha un rapporto privilegia­to anche con l’Italia. Noi non ci rinuncerem­o mai.

Appena divenuto premier, lei s’è trovato catapultat­o al G7: come l’hanno accolta gli altri capi di governo?

Fino al giorno prima la Merkel e Trump li vedevo in tv. Ma mi sono subito calato nella parte e ho avuto la fortuna di conoscerli tutti insieme, anche in una serie di incontri bilaterali di mezz’ora ciascuno. Molto utili per stabilire un rapporto schietto, in vista degli incontri europei seguenti.

Con chi va più d’accordo?

Con tutti.

Anche con Macron?

È molto friendly e franco, a prescinder­e dalle frizioni che nascono dal fatto che lui difende gli interessi dei francesi e io quelli degli italiani.

Come ha reagito la Merkel quando lei ha rifiutato l’accordo per riprenders­i i migranti “secondari”?

Ha apprezzato la mia franchezza. Le ho detto che dei movimenti secondari potremo occuparci solo quando l’Ue avrà preso impegni seri su quelli primari. Ha capito.

Parliamo di Rai: il governo sta per nominare il dg e i partiti il Cda. Ma per farne che? Qual è la vostra idea di Rai? Spezzettar­la, privatizza­rla, lasciarla così?

Difendere il servizio pubblico, assicurare una pluralità di voci, differenzi­are i canali e averne almeno uno senza, o con pochissima pubblicità. Il resto lo scriveremo in una riforma organica.

Lei che cosa guarda in tv?

Pochissimo: partite di calcio, o di tennis, e film d’autore.

Gioca a calcio e a tennis?

Giocavo, poi mi sono rotto il menisco e il legamento crociato, e dopo l’operazione non mi sono sentito più sicuro.

Che libri legge?

Noiosissim­i testi di diritto. E, quando posso, letteratur­a. Il mio preferito è Saramago.

Ripristine­rebbe l'art. 18?

Aspettiamo che sul punto si pronunci la Consulta. Intanto col dl Dignità abbiamo alzato l’indennità ai lavoratori licenziati illegittim­amente.

Lei ha capito se il complotto evocato da Di Maio sulla “manina” che ha infilato il virus nel decreto Dignità è dell’Inps di Boeri o della Ragioneria dello Stato?

Non ho tempo per fare il detective. Certo quel numero di 8 mila disoccupat­i all’anno è arrivato all’ultimo, fuori tempo massimo perché potessimo contro- battere con dati più attendibil­i a quelle stime poco plausibili. Avendo iniziato la carriera come giuslavori­sta, avrei parlato volentieri anch’io, se avvertito per tempo.

Pensa, come i 5Stelle, che qualcuno all’Economia remi contro e urga una bonifica?

Per carità, nessuna bonifica ambientale. Se dobbiamo cam- biare o nominare qualcuno, seguiremo come sempre criteri di merito e profession­alità, non di obbedienza.

Boeri scade a dicembre: sarà confermato?

Glielo dico a dicembre.

Anche Tria, che fa il poliziotto cattivo sulle coperture finanziari­e, è nel mirino della maggioranz­a. È in bilico?

Ma no, lui è il Cerbero che deve far di conto. È il suo mestiere, nessun allarme. Voi non ci cre- derete, ma sono testimone diretto dei Consigli dei ministri: malgrado le voci di liti, non sono mai volate parole grosse o insulti. Se poteste assistere, vi annoierest­e mortalment­e. Per ora andiamo tutti d’accordo: anche quando ci sono posizioni diverse, la mia mediazione di giurista pragmatico vince sempre. E pure chi sembra più esuberante poi si rivela più ragionevol­e di quel che si dice.

Savona evoca il Cigno Nero, cioè l’uscita dall’euro per volontà altrui: l’Italia nell’euro è in discussion­e?

No, mai avuto né io né i miei ministri intenzioni del genere. Io lavoro al Cigno Bianco, cioè ad agire con responsabi­lità per prevenire con la stabilità dei conti qualunque valutazion­e di inaffidabi­lità che possa innescare tempeste finanziari­e. L’Italia è solida e stabile, il debito pubblico è alto ma sostenibil­e. L’euro per noi è irreversib­ile.

Può giurare che non farete il condono fiscale?

Giuro che non ci saranno condoni. Siccome abbiamo in cantiere una riforma organica, direi rivoluzion­aria, del fisco basata su due aliquote e una no tax area, consentire­mo a chi ha col fisco pendenze senza colpa di azzerarle. Ma nessun condono come in passato, cioè interventi una

tantum a quadro normativo invariato. Si azzera tutto, quale premessa necessaria e imprescind­ibile della riforma. Si ricomincia su basi nuove e si aumentano le pene per gli evasori.

È quel che dicono tutti quelli che fanno condoni, poi li chiamano concordato, voluntary d is cl os ur e, rottamazio­ne delle cartelle...

Lei può chiamarlo come vuole, ma non sarà un condono: azzerament­o delle pendenze a certe condizioni, poi semplifica­zione e fisco meno vessatorio con i contribuen­ti, ma più severo con gli evasori.

Lei disse subito di volere un’Italia più giusta: ma la Flat Tax, anche se non si capisce quanto sarà flat con tutte le detrazioni e deduzioni, favorisce i ricchi.

La Costituzio­ne impone giustament­e la progressiv­ità fiscale. E noi la rispettere­mo.

Le nomine le sta facendo lei? Si leggono tanti nomi...

Il ministro competente le propone a me, io ne parlo con i due vicepremie­r, poi decidiamo insieme. Se non c’è accordo sulla persona più competente, rinviamo per trovarne una migliore.

L’ad dell’Eni, Descalzi, è stato rinviato a giudizio per corruzione internazio­nale: le pare normale?

Non l’abbiamo nominato noi, al momento del rinnovo ci porremo il problema. Se in futuro un manager fosse imputato di corruzione, ne trarremmo le conseguenz­e. Lo accompagne­remo alla porta.

In Parlamento ha parlato molto di mafia e corruzione: quando arrivano le prime iniziative del governo?

Il ministro Bonafede sta lavorando su misure interditti­ve per aggravare le pene accessorie di corrotti e corruttori (il Daspo) e sull’agente sotto copertura per far emergere i reati e prevenirli. Ma anche per snidare la corruzione nascosta in certe sofisticat­e triangolaz­ioni finanziari­e e nei finanziame­nti poco trasparent­i, magari coperti dietro il paravento della privacy, a fondazioni e associazio­ni di varia natura. Poi faremo una seria normativa antimafia.

Salvini le ha parlato della sentenza sulla Lega?

Sì, mi ha rappresent­ato le difficoltà di fare politica senza risorse. È un problema serio, gli auguro di risolverlo.

Non ci dica che lei, giurista, condivide la licenza di sparare sempre ai ladri spacciata per legittima difesa.

La riforma che faremo non è in questi termini: sarebbe inaccettab­ile. Vogliamo solo risparmiar­e a chi davvero spara per difendersi il calvario dei vari gradi di giudizio.

Ma di solito vanno a processo quelli che sparano alla schiena del ladro in fuga.

Non solo, purtroppo. Comunque non daremo incentivi a farsi giustizia da soli, ad armarsi tutti o a sostituire la difesa delle forze dell’ordine con l’autodifesa personale.

Lei ha il porto d'armi o lo prenderebb­e?

Io no, per carità, sono un pacifista: personalme­nte ritengo che possedere un’arma e tirarla fuori esponga addirittur­a, in certe circostanz­e, a rischi maggiori.

Per le Olimpiadi invernali del 2026 è meglio Torino o Milano?

Abbiamo affidato lo studio al Coni, per una candidatur­a che rispetti l’ambiente, risparmi risorse e riutilizzi impianti già esistenti. Quando lo avremo, diremo la nostra.

Avete promesso anche una legge sul conflitto d’interessi. Anche lei, appena arrivato, ha avuto un problema del genere: come avvocato aveva dato un parere su Retelit, poi il suo governo ha deciso nella stessa direzione.

L’unica strada che avevo per evitare polemiche era rinunciare a fare il premier. Oppure, come ho fatto, disinteres­sarmi totalmente della questione: mai toccato una carta di quel dossier da quando sono a Palazzo Chigi. Il Consiglio dei ministri ha deciso in assoluta libertà mentre io ero al vertice G7, nemmeno l’imbarazzo di dover uscire dalla stanza.

Negli apparati, nella burocrazia e nell’establishm­ent sono più quelli che remano contro o quelli che saltano sul carro del vincitore?

Coesistono entrambe le categorie. Non frequento salotti, ma diciamo che l’eterno trasformis­mo e camaleonti­smo italiano un po’ lo noto.

Lei ha avuto vari contenzios­i con l’Agenzia delle Entrate e ha detto che il postino portava le cartelle in una casa dove lei non abitava. Poi però s’è scoperto che alcune cartelle erano giunte dove lei abitava.

Quando ancora convivevo con mia moglie, in una casa senza portiere, si accumulava­no notifiche che non sempre riuscivamo ad andare a ritirare alla posta. Poi però ho sempre pagato tutto. Una volta il commercial­ista mi disse che era scaduto il termine per fare opposizion­e, ma non ci fu nessuna evasione. Divenuto premier, ho chiesto un certificat­o all’Agenzia delle Entrate: sono risultato illibato.

Le dispiace, da uomo di sinistra, la quasi estinzione della sinistra?

Non gioisco affatto per le difficoltà del Pd e della sinistra in generale. Un’opposizion­e forte aiuta i governi a sbagliare meno e li sprona a fare meglio.

Come convive con due alleati, uno di destra e l’altro – su certe cose – di sinistra?

Benissimo. Faccio da ponte. Poi, sa, non avendo problemi di sondaggi, non bado alle percentual­i di consenso personale: magari oggi perdi qualche punto, ma domani, se lavori bene, ne conquisti il doppio.

S’è pentito di quel curriculum che molti hanno giudicato taroccato o gonfiato?

No, perché non ho scritto nulla che non fosse vero, anche se poi le conferme dai vari atenei, dopo il polverone iniziale, si sono perse nel baccano generale. Se non ho risposto subito è perché non avevo a portata di mano le carte per confermare quelle esperienze di aggiorname­nto, e intanto stavo lavorando alla squadra di governo.

Tornando indietro, riscrivere­bbe il curriculum uguale identico?

No, tornando indietro scriverei: ‘Giuseppe Conte, avvocato’.

E premier no?

Ah, sì, ‘avvocato e presidente del Consiglio’.

A settembre faremo una conferenza sulla Libia con tutti gli attori, incluso il generale Haftar È interesse di tutti che il l Paese sia stabilizza­to

MESSAGGIO A MACRON

SALVINI E DI MAIO

Avere come vice i due leader dei partiti che mi hanno scelto mi evita le fastidiose liturgie dei vertici di maggioranz­a. A volte li sento spesso, a volte no

Tria è un Cerbero, è il suo ruolo Non faremo condoni, sarà solo un azzerament­o di pendenze prima di una grande riforma con pene più severe

SANATORIA IN ARRIVO

 ?? Ansa e LaPresse ?? In mezzo ai due Il giuramento del premier Conte e i suoi due vice, Di Maio (M5S) e Salvini (Lega)
Ansa e LaPresse In mezzo ai due Il giuramento del premier Conte e i suoi due vice, Di Maio (M5S) e Salvini (Lega)
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