Dl Dignità, caso chiuso: niente “manina” Nuovo scontro Di Maio-Confindustria
Li mandò in tempo, la Ragioneria no
Il caso degli 8.000 precari che rischiano di restare disoccupati col decreto dignità è chiuso: non c’è stata nessuna “manina” che ha inserito all’ultimo quei numeri nella relazione tecnica all’insaputa del ministero di Luigi Di Maio, anche se restano frutto di una simulazione arbitraria dell’Inps di Tito Boeri. Lo ha di fatto ammesso lo stesso Di Maio ieri in audizione alle Camere, dove ha spiegato che al ministero sono arrivate due relazioni, una il 5 luglio e l’altra l’11 alle 20, inviata dall’Inps, “che abbiamo letto la mattina dopo, quando il presidente della Repubblica firmava il decreto. Nella prima è individuata una previsione ma non gli impatti finanziari della Naspi, l’assegno di disoccupazione, comparsi solo nella seconda”.
Riassunto: il 5 luglio l’Inps invia la sua simulazione al mi- nistero, validata dalla Ragioneria. Si basa su un assunto: il limite dei contratti a termine scende a 36 a 24 mesi, oltre i quali ce ne sono 80mila che non possono essere rinnovati; l’Inps assume che il 10% non verrà stabilizzato, cioè 8mila (lo 0,4% dei contratti a termine). Poco più di un rumore statistico, ma che ottiene una rilevanza enorme sui giornali. Di Maio parla di un numero “apparso la notte prima della firma”, per poi attaccare Boeri - insieme al collega dell’Economia, Giovanni Tria - giudicando “senza fondamento scientifico” la stima e ribadendo che c’è stata “una manina”. Che però riguarda solo l’impatto della Naspi (119 milioni nel 2019, 3,7 dal 2021), comparso all’ultimo, ma per volere della Ragioneria. Ieri Confindustria ha attaccato nuovamente il decreto su quei nu- meri. “Fa terrorismo psicologico”, ha replicato Di Maio. Che ha sottostimato l’impatto mediatico dei dati dell’Inps (e del suo presidente).