Il Fatto Quotidiano

“A Roma gruppi mafiosi come in Sicilia e Calabria”

Secondo il report della Dia le bande straniere fanno affari col traffico di migranti. In Cosa Nostra rischio faide dopo la morte di Totò Riina

- DM

C’è

tanto nell’ultima relazione semestrale della Direzione investigat­iva antimafia. Molto, in particolar­e, che conferma gli atti giudiziari che martedì a Roma hanno messo in scacco l’intero clan Casamonica. Iniziamo allora da qui. Nella Capitale, annotano gli analisti della Dia,

“tra i gruppi criminali, si evidenzian­o sempre di più organizzaz­ioni assimilabi­li al modus operandi di associazio­ni mafiose, come quelle in Sicilia, Calabria e Campania”.

LE INDAGINI recenti, si legge nel report, “continuano a dar conto di una realtà, quella romana, particolar­mente complessa sotto il profilo delle infiltrazi­oni criminali” in cui si intreccian­o “proiezioni delle organizzaz­ioni di tipo mafioso italiane, che sono riuscite agevolment­e ad adattarsi alle caratteris­tiche socio-economiche del territo- rio” insieme a “sodalizi di matrice straniera” ma anche “formazioni delinquenz­iali autoctone” che hanno adottato “il modello, organizzat­ivo e operativo, di tipo mafioso”. I Casamonica ma anche il gruppo Spada. Sul fronte, poi, del crimine straniero “il favoreggia­mento dell’immi grazi one clandestin­a, con tutta la sua scia di reati satellite, per le proporzion­i raggiunte, e grazie a uno scacchiere geopolitic­o in continua evoluzione, è oggi uno dei principali e più remunerati­vi business criminali, che si coniuga con la morte in mare di migranti, adulti e bambini”. Tra i personaggi coinvolti molti sono “maghrebini, soprattutt­o libici e marocchini”, ormai specializz­ati “nel trasporto di migranti dalle coste nordafrica­ne verso le coste siciliane”. Una parte corposa del dossier viene poi dedicata alle mafie italiane. Su Cosa Nostra l’alert, secondo la Dia, è legato a una “fase di transizion­e e di rimodulazi­one” soprattutt­o dopo la morte di Totò Riina. Una fase “co n tr a dd istinta dal rischio di forti tensioni che potrebbero sfociare in atti di forza, con pericolose ripercussi­oni sull’intera organizzaz­ione mafiosa”. E ancora:

“È improbabil­e che a succedergl­i sia Messina Denaro” ed è “ragionevol­e ritenere che Cosa Nostra tenderà a una gestione operativa di tipo collegiale, in linea di continuità con la strategia perseguita negli ultimi anni".

Minaccia allo Stato La ’ndrangheta resta l’organizzaz­ione più pericolosa grazie ai legami con la politica

SUL FRONTE CAMPANIA, invece, la camorra si distingua per “la perdurante convergenz­a tra nuove aggregazio­ni e storiche organizzaz­ioni della criminalit­à napoletana”. La Dia rileva che le organizzaz­ioni camorristi­che “nonostante la detenzione degli elementi di vertice, risultano operative sul territorio di influenza con nuovi asset gestionali, la cui mimetizzaz­ione è frutto di una studiata strategia che preferisce la gestione di grandi traffici internazio­nali e la proiezione extra-regionale”. Infine, la ’ndrangheta che rappresent­a “una minaccia per la sicurezza nazionale”. La Dia segnala “una zona grigia, fatta di esponenti della politica, delle istituzion­i e dell’imprendito­ria, in grado di fornire ai clan il know how relazional­e e profession­ale necessario per mimetizzar­si nell’economia legale”.

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Ansa Investigat­ori Ieri il rapporto Dia sul secondo semestre 2017

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