Il Fatto Quotidiano

La jihadista ragazzina: dalla scuola americana al viaggio nel Califfato

Fatma, espulsa a novembre: negli atti della Digos di Milano la storia di una radicalizz­azione

- » DAVIDE MILOSA

In Egitto faceva una vita agiata, padre dirigente della Valtur, madre casalinga, macchina con l’autista e gli studi alla scuola americana. Poi le rivolte del 2011 hanno sparigliat­o le carte. Scappare è stata l’unica soluzione. In Italia, a Milano. Tutto cambia. Niente più benessere, prima i mesi passati in comunità con mamma e fratelli, poi qualche settimana con un’amica in un appartamen­to in viale Monza, quindi la casa popolare al Gratosogli­o. Per lei finiscono i sogni di emancipazi­one, svaniti in via Costantino Baroni, uno dei tanti bronx della città. Senza più speranze. Così si è sentita Fatma Ashraf Shawky Fahmy, 23 anni di Giza.

ISOLARSI È STATOil passo successivo. Aderire al jihad e alla logica di morte del Califfato la scelta definitiva. Radicalizz­azione virtuale, come da copione. Il niqab indossato le rare volte che usciva per strada. Il suo profilo viene segnalato alla Digos da una intelligen­ce straniera. A novembre scorso scatta l’espulsione. Da quel momento iniziano le indagini a ritroso. Si scandaglia tutto, anche la volontà della ragazza di compiere attentati in Italia. In particolar­e si analizzano centinaia di chat, soprattutt­o via Messenger, con diversi quadri del Daesh. Sono colloqui inediti che raccontano in presa di- retta la volontà di Fatma di partire per la Siria. La sua storia è l’ultimo capitolo di coloro che hanno sognato di andare nello Stato islamico. Ora l’allerta è in casa nostra, con le seconde generazion­i e con chi rientra dai campi di battaglia.

IL 14 LUGLIO 2017 Fatma confida a un’amica: “La situazione qui da me è tranquilla, ma ho una cosa in mente che mi fa perdere la concentraz­ione”. Poi racconta di aver conosciuto un jihadista sul Web: “È un egiziano. Ha 23 anni, ma quando è partito per il jihad ne aveva 18”. Quindi conferma: “Ho deciso di partire per l’Isis. Con il volere di Dio partirò, non mi succederà nulla”. L’amica chiede se andrà a trovarla in Egitto. Fatma dice no e aggiunge: “Anche se verrò in Egitto non riuscirò a vederti. Verrò insieme a lui al Cairo a fare qualche esplosione. Sto pregando Dio che mi porti nella terra del Califfato”. Sempre a luglio Fatma contatta “88” soldato del Daesh che le annuncia: “C’è un fratello che ha proposto di sposarti quando arrivi in Siria, un fratello mujahid”. Quindi le chiede se ha preso del denaro.

Circa 100 euro da usare in Turchia per prendere una carta telefonica prepagata e mettersi in contatto con chi la farà passare in Siria. Fatma chiede allora cosa deve fare quando arriverà in Turchia. L’altro risponde: “Andrai allo spazio ospiti, prenota per l’aeroporto Ataturk, non quello Sabiha”. Fatma chiede poi un interessam­ento perilm arito diu nasua amica :“Luil’ h alasciata ed è emigrato nella provincia della Libia( occupata d al l’Isis, ndr ). Da quando è partito, lei non sa niente di lui, se è stato ucciso o no, ora ha partorito il suo ultimo figlio”. La ragazza confida: “Io nascondo la mia fede con il niqab”. Poi l’interlocut­ore l’avverte: “Lo Stato è assediato. Sei convinta di quello che fai?”. La ragazza è chiara: “Sì, sono sicura, e ho fiducia in Dio che non mi priverà di questo” perché “all’inizio quando pensavo alla decisione di emigrare per il jihad temevo l’ignoto. O- ra mi sento tranquilla, nonostante l’aumento del battito del mio cuore”. Poi qualche regola pratica per entrare in Turchia: “Devi avere solo uno zaino, il niqab lo toglierai per precauzion­e”. Abu il russo le annuncia: “Ieri ho contattato i responsabi­li sull’aspetto economico per farti venire qui”. Fatma parla poi con un’amica in Egitto che le prospetta la possibilit­à di sposarsi con suo fratello. La ragazza, però, vuole sapere cosa pensa lui della religione islamica. Inizia. “Digli che Fatma rispetta la sharia e non ha niente in contrario alla poligamia, è diversa dalle altre donne Anzi, è probabile che sarò io a incoraggia­rlo ad avere altre mogli se sarà necessario, sostenere l’Islam non è una cosa facile. Vorrei un marito che pensi alla nazione dell’Islam, e che si sacrifichi per essa, anche con il suo sangue. Volevo dirgli che la partenza (per il jihad) è la mia priorità e ci sono già le pos- sibilità per farla. Anche perché non posso aspettare”.

FATMA È CONVINTA. Ma resta comunque una ragazzina. Tra le varie chat posta anche un link “di una ricetta di bellezza, per curare macchie sotto l’occhio”. Durante tutto questo periodo la famiglia intuisce il cambiament­o, anzi lo vive in diretta e non è d’accordo. Tanto che Fatma confiderà: “Il mio patrigno mi ha denunciata. Ma grazie a Dio è andata bene. Mi sono svegliata alle urla del mio patrigno che diceva: lei ci rovinerà, mentre mia madre cercava di calmarlo”. La Digos indagherà anche su di loro senza trovare la minima evidenza di radicalizz­azione. “Gente perbene e grandi lavoratori”.

Verso l’Isis

I messaggi: “Rispetto la sharia e sono d’accordo con la poligamia, sostenere l’Islam non è cosa facile”

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