I “LAICI” DEL CSM: COSA FARANNO OGGI I 5 STELLE?
Le recenti elezioni dei componenti togati al Csm hanno sancito il definitivo, completo controllo del sistema elettorale da parte delle correnti che sono giunte a designare per i quattro posti, in quota Pm, solo quattro candidati (uno per ciascuna corrente), così determinando la loro automatica elezione. In tal modo, l’elezione si è trasformata in una “farsa” perché si è privato l’elettorato di qualsiasi possibilità di scelta e ancor più stretto sarà il rapporto di dipendenza tra l’eletto e la rispettiva corrente alla quale (sola) dove la sua designazione e conseguente elezione. Non diversamente è avvenuto per i 10 posti, in quota giudici di merito, per i quali sono stati presentati solo 13 candidati. Anche qui le correnti hanno candidato magistrati, per lo più poco conosciuti, ma attivi in ambito correntizio.
MA QUELLO CHE È più grave è che – a parte il successo personale di Piercamillo Davigo legato alla sua storia e alla sua autorevolezza – dalle elezioni (relativa per i giudici di merito) è uscita sconfitta la “corrente di Aut. e Indip.” e, cioè, proprio quel gruppo che, in un recente comunicato, aveva denunziato gli eccessi e gli abusi del Csm e l’esistenza di “corsie preferenziali e favoritismi dei magistrati che hanno l’appoggio delle correnti”. A tale sconfitta ha fatto da contraltare la vittoria della corrente di M.I. avente come “leader” di fatto un magistrato politicizzato. Ora, la parola passa al Parlamento che oggi dovrebbe eleggere gli otto componenti laici la cui ripartizione sembra essere: 3 al M5S, 2 alla Lega, 1 ciascuno al Pd, a FI e FdI. Nell’accordo di governo è stato preso l’impegno di “rimuovere le attuali logiche spartitorie e correntizie in seno al Csm”. I“grilli ni”, in particolare, durante la campagna elettorale si sono impegnati a non eleggere alcun parla- mentare. Può darsi che la Lega possa seguire i “grillini” in questa scelta, ma è molto probabile che indicherà professionisti “leghisti” come sta avvenendo per la nomina di un componente della Consulta, ove il candidato più accreditato risulta essere Luca Antonini “giurista vicino alla Lega”.
Ma se i “grillin i” non indicheranno alcun parlamentare, per essi si pone un problema: saranno in grado di non indicare avvocati e docenti che ruotano intorno ad un sistema di relazioni che vede al centro Guido Alpa, “il mentore e la sorgente della carriera e dei rapporti” del premier Giuseppe Conte? Entrambi – professori ordinari di diritto privato e soci dell’importante studio legale – hanno ricoperto prestigiosi incarichi. Alpa è stato, per anni, potente presidente del Consiglio Nazionale Forense e componente del Consiglio direttivo della Cassazione; Conte è stato vice presidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Entrambi, inoltre, hanno una lunga esperienza di selezionatori di aspiranti docenti in facoltà giuridiche sparse per l’Italia.
Questo sistema di relazioni nell’ambito accademico e forense (ambito dal quale devono essere scelti i membri laici), è stato illustrato da Carlo Tecce nell’articolo de Il Fatto del 25 maggio: “Dove c’è il premier, c’è Alpa. E il potere romano. Chi frequenta il prof.: da Andrea Zoppini a Giulio Napolitano fino all’ex presidente della Consulta”, nonché nel recente articolo de L’Espresso dell’8 luglio: “Conte, un amico in cattedra”.
CORRENTI E RAPPORTI Si erano impegnati a non eleggere parlamentari Riusciranno a scegliere persone non vicine all’entourage di governo?
ORA, È CHIARO che una parola importante nella indicazione dei candidati “grillini” spetterà al ministro di Giustizia Bonafede che finora ha manifestato buon senso. Ma riuscirà a resistere alle pressioni che il sistema ha iniziato a fare, tenuto conto che è stato proprio l’avv. Bonafede a introdurre l’avv. e prof. Conte nell’“entourage” di Luigi Di Maio? Non è, quindi, tanto infondato il timore che, ancora, il vicepresidente del Csm – anche se forse non parlamentare – sarà persona vicina al governo.