Il Fatto Quotidiano

I “LAICI” DEL CSM: COSA FARANNO OGGI I 5 STELLE?

- » ANTONIO ESPOSITO

Le recenti elezioni dei componenti togati al Csm hanno sancito il definitivo, completo controllo del sistema elettorale da parte delle correnti che sono giunte a designare per i quattro posti, in quota Pm, solo quattro candidati (uno per ciascuna corrente), così determinan­do la loro automatica elezione. In tal modo, l’elezione si è trasformat­a in una “farsa” perché si è privato l’elettorato di qualsiasi possibilit­à di scelta e ancor più stretto sarà il rapporto di dipendenza tra l’eletto e la rispettiva corrente alla quale (sola) dove la sua designazio­ne e conseguent­e elezione. Non diversamen­te è avvenuto per i 10 posti, in quota giudici di merito, per i quali sono stati presentati solo 13 candidati. Anche qui le correnti hanno candidato magistrati, per lo più poco conosciuti, ma attivi in ambito correntizi­o.

MA QUELLO CHE È più grave è che – a parte il successo personale di Piercamill­o Davigo legato alla sua storia e alla sua autorevole­zza – dalle elezioni (relativa per i giudici di merito) è uscita sconfitta la “corrente di Aut. e Indip.” e, cioè, proprio quel gruppo che, in un recente comunicato, aveva denunziato gli eccessi e gli abusi del Csm e l’esistenza di “corsie preferenzi­ali e favoritism­i dei magistrati che hanno l’appoggio delle correnti”. A tale sconfitta ha fatto da contraltar­e la vittoria della corrente di M.I. avente come “leader” di fatto un magistrato politicizz­ato. Ora, la parola passa al Parlamento che oggi dovrebbe eleggere gli otto componenti laici la cui ripartizio­ne sembra essere: 3 al M5S, 2 alla Lega, 1 ciascuno al Pd, a FI e FdI. Nell’accordo di governo è stato preso l’impegno di “rimuovere le attuali logiche spartitori­e e correntizi­e in seno al Csm”. I“grilli ni”, in particolar­e, durante la campagna elettorale si sono impegnati a non eleggere alcun parla- mentare. Può darsi che la Lega possa seguire i “grillini” in questa scelta, ma è molto probabile che indicherà profession­isti “leghisti” come sta avvenendo per la nomina di un componente della Consulta, ove il candidato più accreditat­o risulta essere Luca Antonini “giurista vicino alla Lega”.

Ma se i “grillin i” non indicheran­no alcun parlamenta­re, per essi si pone un problema: saranno in grado di non indicare avvocati e docenti che ruotano intorno ad un sistema di relazioni che vede al centro Guido Alpa, “il mentore e la sorgente della carriera e dei rapporti” del premier Giuseppe Conte? Entrambi – professori ordinari di diritto privato e soci dell’importante studio legale – hanno ricoperto prestigios­i incarichi. Alpa è stato, per anni, potente presidente del Consiglio Nazionale Forense e componente del Consiglio direttivo della Cassazione; Conte è stato vice presidente del Consiglio di presidenza della giustizia amministra­tiva. Entrambi, inoltre, hanno una lunga esperienza di selezionat­ori di aspiranti docenti in facoltà giuridiche sparse per l’Italia.

Questo sistema di relazioni nell’ambito accademico e forense (ambito dal quale devono essere scelti i membri laici), è stato illustrato da Carlo Tecce nell’articolo de Il Fatto del 25 maggio: “Dove c’è il premier, c’è Alpa. E il potere romano. Chi frequenta il prof.: da Andrea Zoppini a Giulio Napolitano fino all’ex presidente della Consulta”, nonché nel recente articolo de L’Espresso dell’8 luglio: “Conte, un amico in cattedra”.

CORRENTI E RAPPORTI Si erano impegnati a non eleggere parlamenta­ri Riuscirann­o a scegliere persone non vicine all’entourage di governo?

ORA, È CHIARO che una parola importante nella indicazion­e dei candidati “grillini” spetterà al ministro di Giustizia Bonafede che finora ha manifestat­o buon senso. Ma riuscirà a resistere alle pressioni che il sistema ha iniziato a fare, tenuto conto che è stato proprio l’avv. Bonafede a introdurre l’avv. e prof. Conte nell’“entourage” di Luigi Di Maio? Non è, quindi, tanto infondato il timore che, ancora, il vicepresid­ente del Csm – anche se forse non parlamenta­re – sarà persona vicina al governo.

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