Poltrone, potere e altri equivoci: la beatificazione del tecnico buono
Ebbe a dire Tony Blair che “il potere senza princìpi è sterile, ma i princìpi senza potere sono futili”. Ora noi, eufemizzando, non giureremmo sulla saldezza dei princìpi di Blair, ma questa frase ci viene in mente dacché alti lai e inviti alla vigilanza democratica seguono l’ovvia intenzione del governo di nominare, come gli consente la legge e impone la logica, uomini di sua fiducia ai vertici dell’amministrazione e delle controllate. C’è persino chi, l’autorevole Oscar Giannino, dopo aver invocato in passato il licen- ziamento di un Ragioniere generale dello Stato che non gli era simpatico, oggi considera un attentato alla Carta la sostituzione (prevista dalla legge) di quello attuale. La stessa trafila si prepara per Tito Boeri, presidente Inps che controlla bene i giornali e meno la macchina dell’ente che dirige: scade a inizio 2019 e sono già iniziati i pianti per il suo mancato rinnovo (gli editori Laterza hanno scritto ai librai – “viviamo tempi rischiosi”– affinché rimettano in vetrina Populismo e stato sociale, opera del nostro, in attesa del martirologio). Sembra, in definitiva, che un pezzo di classe dirigente e opinione pubblica voglia abolire la politica, il ramo delle professioni intellettuali che dirige il conflitto distributivo - si diceva - via princìpi e potere (anche nel suo plastico dipanarsi, assai poco shakespeariano, in poltrone). Ma, nel salotto di Nonna Speranza che è l’establishment italiano, di potere non si parla, non sta bene: piace la tecnica santificata dal potere stesso (previo omicidio dell’epistemologia). Seguono, come l’intendenza, i media.