Carige, Tesauro denuncia alla Bce l’operazione Gavio
La lettera L’ex presidente dimessosi segnala lo scontro nel comitato rischi. Dopo Milano, indaga anche Genova
Una lettera di Giuseppe Tesauro alla Bce contro la vendita a valore di bilancio della partecipazione nell’Autostrada dei Fiori. C’è anche questo nella guerra scoppiata nella Carige, mentre anche la Procura di Genova apre un fascicolo.
È IL 10 MAGGIO scorso quando la questione della vendita della quota Autofiori arriva nel Comitato Rischi della banca. Che deve dare il via all’operazione ed è composto da tre membri del cda: Francesca Balzani, Stefano Lunardi e Giulio Gallazzi. I primi due - che poche settimane dopo si sono dimessi - dichiarano di non essere d’accordo. Il punto non è la vendita, ma condizioni e prezzo: 88 milioni, il valore a bilancio. Non solo: inizialmente, attaccano i dissidenti, era previsto che il pagamento fosse diviso in tranche da 45 milioni in due anni. Op- poste le versioni: i due consiglieri contrari fanno notare che la quota consentirebbe all’acquirente, il gruppo Gavio, di raggiungere la quota necessaria per riorganizzazioni societarie. Ma soprattutto evidenziano che la partecipazione garantisce utili per 8-9 milioni l’anno. Insomma, si sostiene, si potrebbe spuntare un prezzo ben più alto. Infine si contesta la fretta della vendita, a fronte di un’entrata che non risolverebbe i problemi dell’istituto. I vertici della banca ribattono: Gavio ha diritto di prelazione e ha in mano la maggioranza della società, quindi non sarebbe facile trovare altri acquirenti.
Non si arriva a un voto unanime. E quindi, nonostante ci sia una maggioranza (2 su 3), il parere non arriva. Ma nel cda ecco un altro colpo di scena: viene chiesto di cambiare la composizione del Comitato Rischi aggiungendo altri due membri. Annacquando, sostengono i critici, il peso dei voti contrari. Così il presidente Giuseppe Tesauro, che poche settimane dopo si è dimesso, decide di scrivere una let- tera alla Bce per segnalare l’episodio: “Il signor Gallazzi - riferisce - mi rispondeva che non era stato preparato un parere scritto, a suo dire non necessario, perché i componenti del Comitato Rischi non avevano raggiunto un accordo, mentre egli stesso era favore- vole alla cessione di parte della partecipazione in oggetto. Gli altri due membri”, Balzani e Lunardi, “avevano riferito nel corso del cda (dell’11 maggio, ndr) tutt’altro. E cioè di aver espresso parere negativo sulla cessione e che per questa ragione Gallazzi si è rifiutato di scrivere il parere”. Non basta: Tesauro stigmatizza la proposta di cambiare la composizione del Comitato mutandone l’indirizzo su una questione così delicata.
LA BOLLA si sgonfia nel cda del 22 quando il Comitato trova un accordo: la questione non è la vendita, ma le condizioni. È solo una tregua, perché a fine giugno Tesauro e i due consiglieri si dimetteranno. Decisione seguita dal vice-presi- dente, e maggiore azionista, Vittorio Malacalza. Che nei giorni scorsi ha diramato una nota in cui informa di aver dato mandato all’avvocato Alessandro Vaccaro di “di prendere in esame documenti, condotte e fatti posti in essere da soggetti apicali nel corso della travagliata gestione aziendale” di Carige “al fine di valutare se, in relazione agli stessi, siano ravvisabili profili di rilevanza penale, riservandosi, nel caso, di assumere le più opportune iniziative”. Una dichiarazione che non è sfuggira alla Procura di Genova che ha deciso di aprire un fascicolo su Carige.
Intanto ieri Consob ha fatto sapere di avere un’“attenzione altissima” sugli ultimi sviluppi della banca genovese.
Il caso
Due consiglieri erano contrari a cedere la quota nella redditizia Autofiori. Consob accende un faro