Il Fatto Quotidiano

E nel Grande Sud ci asserragli­amo a Riace per rifare anche la sinistra

- » ENRICO FIERRO

Caro Coen noi, giù al Sud, resistiamo. Lo facciamo come abbiamo sempre fatto. A modo nostro. Con le nostre idee, il nostro essere casinisti e confusiona­ri, spesso divisi e gelosi, ma resistiamo. E allora viva Riace e i suoi 2343 cittadini. Uomini e donne, migranti ed emigrati, somali e calabresi, palestines­i e gente che lavora a Catanzaro. Slim, Abdoul, Nagim, Fatima, bambini, che giocano con Mimmuzzo, Salvatore, e Rosa, bimbi pure loro. Viva Riace che ha dimostrato al mondo intero che la gente che come i Bronzi viene dal mare, non è un pericolo. Non ruba lavoro ma ne porta di nuovo. Non porta malattie ma nuove lingue, usi e costumi. Ricchezza. Allegria. E viva ancora Riace che ha insegnato all’Italia intera il significat­o di parole ormai “nemiche” e “impronunci­abili” (così ha stabilito il Nuovo Ordine del Cambiament­o), come solidariet­à, fratellanz­a, accoglienz­a.

QUANTE BELLE NOVITÀ arrivano da questo antico e minuscolo borgo affacciato su un mare Jonio sfacciatam­ente bello. Qui ti insegnano pure a ricostruir­e la speranza che una nuova sinistra è possibile. Alla faccia dei fanfaroni da baraccone tv che la sinistra è morta, perché te lo dico io. Viva Riace e la sua gente: dal 2 al 4 agosto mette con scrittori, attori, registi e musicanti. E belle facce. Alex Zanotelli, il prete che vive alla Sanità di Napoli, con la Fondazione Migrantes e Aboubakar Soumahoro, che se gli dici che può essere il Malcom X italiano si incazza, perché il suo modello è Peppino Di Vittorio. E poi, alle 9 di sera del 4 agosto, ci saranno Ada Colau, il sindaco rivoluzion­ario di Barcellona, Mimmo Lucano, il capatosta sindaco di Riace, Luigi de Magistris, che di Napoli, città pazza, è il primo cittadino, e Riccardo De Vito, presidente di Magistratu­ra democratic­a, con Riccardo Gatti, comandante di Open Arms, ong che salva vite in mare. Parleranno di “Utopia de la normalidad”, il titolo che gli spagnoli hanno dato al bel libro di Tiziana Barillà.

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