Ilva, Mittal migliora l’offerta Di Maio “congela” la gara
Il colosso modifica il piano ambientale sui punti indicati da ministero Il vicepremier: “Verifichiamo”. Ma si tutela con l’iter per annullare tutto
L’intricata vicenda Ilva si arricchisce di un nuovo capitolo. Arcelor Mittal ha presentato ieri la sua proposta migliorativa sul gruppo siderurgico accettando “tutte le richieste sostanziali di ulteriori impegni”, chiesti da Luigi Di Maio nei giorni scorsi, prima ancora che l’Anac, chiamata in causa dal vicepremier, confermasse le criticità nella gara di vendita segnalate dal ministero dello Sviluppo. Che ieri, come atto dovuto, ha avviato l’iter finalizzato all’eventuale annullamento della gara in autotutela (ci sono 30 giorni per decidere), alzando ancora la pressione sul colosso.
Il testo definitivo è arrivato dopo una complessa trattativa con i commissari governativi (Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrub- ba) che ieri pomeriggio lo hanno inviato al ministero, proprio mentre gli indiani di Jindal, rivali di Mittal nella gara, acquisivano definitivamente le acciaierie ex Lucchini di Piombino. Gli impegni concreti riguardano, per ora, il piano ambientale. Da quanto filtra, vengono accelerati al 2020 diversi interventi ( tra cui la copertura dei parchi minerari e la pavimentazione del parco Loppa, utile per il trattamento delle acque reflue), alcuni dei quali previsti entro il 2023, altri vengono anticipati rispetto alle scadenze fissate. C’è un impegno a ridurre le emissioni, a installare nuovi filtri sui camini e ad aumentare le risorse per la comunità locale. Per convincere il ministero, Mittal si impegna anche a utilizzare tecnologie “low carbon”, cioè a gas, per colare acciaio qualora si dovessero superare le 8 milioni di tonnellate annue di acciaio prodotto (livello difficile da raggiungere e che, peraltro, non potrà essere superato prima della conclusione del piano ambientale, che fissa l’asticella a 6 milioni). Sul fronte occupazione non ci sono dettagli. Mittal si limita a impegnarsi a negoziare “in buona fede” e cercare le “migliori soluzioni”. A oggi siamo all’impegno di riassumere 10mila operai (sui 13.800).
Un’ipotesi è quella di far scendere gli esuberi intorno alle 3mila unità, attraverso gli incentivi all’esodo, che resterebbero all’amministrazione straordinaria con gli ammortizzatori sociali allungati al 2023 e la possibilità di venire riassorbiti alla fine del piano industriale. La soluzione andrà però trovata con i sindacati, che al momento non si pronunciano. “Non accetteremo nessuna soluzione che preveda di fatto degli esuberi”, fanno sapere dalla
Accelerazione al 2020 Interventi anticipati, impegno a produrre “low carbon” dopo otto milioni di tonnellate
Fiom. L’unica novità è l’impegno scritto da Mittal a negoziare. Al ministero il testo non è ancora stato esaminato. Filtra solo apprezzamento per la nota con cui Mittal (che oggi illustrerà il piano a Di Maio) afferma di “confidare che gli ulteriori impegni evidenzino al governo il suo pieno impegno a una gestione responsabile di Ilva”. Di Maio si è impegnato a “convocare al più presto” i sindacati. Un segnale che non sembra preludere alla decisione di annullare davvero la gara. “È solo un atto dovuto”, ripetevano ieri al Mise.