Utili in calo, Maserati e Cina: Manley parte col tonfo in Borsa
L’ultima trimestrale La redditività in ribasso affonda il titolo Brutti dati per il brand di lusso. E in Asia il Gruppo fatica a entrare
Alla Borsa è bastato un attimo per decidere il da farsi e scaricare sul mercato i titoli Fca, tanto da provocare un crollo in una sola seduta di oltre il 14% delle quotazioni. Nella ridda di numeri, indicazioni prospettiche e soprattutto revisioni al ribasso del bilancio di metà anno, presentato ieri mattina dal nuovo Ceo, Michael Manley, un dato su tutti è balzato agli occhi.
UNO SOLO ma significativo. Fca ha perso nel secondo trimestre del 2018, sul trimestre del 2017, un punto percentuale intero del suo margine netto operativo, sceso dal 6,7% dei ricavi al 5,7%. L’Ebit ha infatti lasciato sul campo l’11% del suo valore scendendo da 1,86 miliardi a 1,65 miliardi. Sembra poca cosa vista così, ma agli occhi attenti del mercato non è sfuggita. Con i ricavi netti in salita del 4%, perdere redditività risulta ancora più grave. Ed è così che è andata in scena la prima giornata senza il suo storico capo-azienda Sergio Marchionne, deceduto in mattinata. Un esordio più amaro di così, il boss di Jeep e Ram non poteva certo prevederlo. E sembra davvero il triste commiato dedicato allo scomparso manager italo-americano. Del resto, mentre è stato del tutto centrato l’obiettivo del “debito zero” industriale assicurato dallo stesso Marchionne già ai primi di giugno nell’ultima presentazione del piano industriale, gli indicatori di conto economico e di profittabilità operativa per l’immediato futuro sono stati quasi tutti ridimensionati, rispetto solo a un mese addietro.
I ricavi netti previsti per l’intero 2018 intorno ai 125 miliardi di euro sono ora previsti in una forchetta tra 115 e 118 miliardi. L’indicatore più importante per gli analisti, l’Ebit margin che non è altro che il rapporto tra ricavi e redditività industriale (pre oneri sul debito e tasse) atteso a 8,7 miliardi è stato rivisto al ribasso tra 7,5 e 8 miliardi. Solo l’utile netto rettificato è stato confermato a quota 5 miliardi. La stessa liquidità netta che a giugno è stata di 456 milioni è stata limata da 4 miliardi a 3 miliardi. Una frenata di ricavi e margini che non è piaciuta al mercato che valutava Fca fino all’altro ieri 25,5 miliardi di euro, mentre già ieri il valore di mercato è stato limato bruscamente di quasi 3,5 miliardi. Il mercato finanziario di solito amplifica i fondamentali. E forse ha peccato di eccesso di prudenza. Ma in fondo il taglio del 14% del valore incorpora la frenata dell’11% trimestrale del reddito operativo.
E LO STESSO Manley, dopo aver chiesto un minuto di silenzio per lo scomparso Marchione, ha messo le mani avanti. Mentre da un lato ha confermato tutti gli obiettivi del piano industriale al 2022 ha aggiunto che “è stato un trimestre difficile. Il 2018 è un anno molto importante, i target andavano rivisti: siamo sempre molto trasparenti con le comunicazioni al mercato”. In quella battuta d’arresto della profittabilità industriale ci sono conferme e sorprese. La conferma è il trendsempre più americano di Fca. L’area Nafta con i marchi Jeep e Ram, le galline dalle uova d’oro del gruppo, continua a rappresentare la punta di diamante della società auto- Ifurbetti
delle emissioni non vanno in vacanza. I commissari europei per il Clima, lo spagnolo Miguel Arias Canete, e per l’Industria, la polacca Elzbieta Bienkowska, hanno scritto alla presidenza di turno austriaca per segnalare che “i costruttori potrebbe sfruttare la transizione tra il vecchio ciclo europeo di omologazione (Ndec) e quello nuovo ( Wltp) per gonfiare i limiti Wltp per il 2020”.
LA NUOVA PUNTATA de ll o scandalo Dieselgate è stata raccontata ieri dal Financial Times. Nella lettera ufficiale si usa il condizionale, ma nei documenti in mano alla Commissione si parla di 114 rilevazioni dalle quali emerge un aumento del 4,5% tra i livelli misurati e quelli dichiarati, con punte del 13%. Con i più elastici test Ndec, invece, i va- mobilistica. Sia in termini di ricavi che valgono il 60% del gruppo (e cresciuti del 9%) sia in termini di Ebit margin stabilmente all’8% dei ricavi. L’area Emea (l’Europa allargata) traccheggia come sempre con i margini industriali scesi al 3% dal già scarno 3,3% del trimestre del 2017. E fin qui nulla di nuovo. La sorpresa è nel forte arretramento di Maserati gioiello del gruppo. Le consegne sono scese del 41% e i ricavi si sono pressoché dimezzati a quota 568 milioni da oltre un miliardo
Retromarcia
Dopo il picco di aprile negli ultimi mesi le azioni hanno perso il 30% del loro valore
lori erano “sistematicamente inferiori del 4% a quelli misurati”. Dopo aver limato per anni al ribasso i consumi, ora le case li alzano. L’Ue fisserà i prossimi obiettivi di riduzione per il 2025 in base alle emissioni contabilizzate nel 2020: di qui l’interesse gonfiare i dati. I funzionari comunitari del secondo quarto del 2017 e la redditività è sparita con il reddito operativo a soli 2 milioni sui 152 milioni di un anno prima. Imputato principale il mercato cinese con le modifiche ai dazi sulle im- portazioni che seppur entrate in vigore solo il 1 luglio hanno finito per ritardare le decisioni di acquisto della rete e della clientela.
MA LA CINA è stata un vulnus in generale anche per gli altri brand . Minori volumi e minori prezzi hanno segnato un calo del 33% dei ricavi e una perdita secca a livello di Ebit per quasi 100 milioni. Numeri piccoli certo, ma che dicono delle difficoltà strutturali che ha Fca sul mercato del dragone. Una frenata fisiologica, un invito alla prudenza dopo la dipartita di Marchionne. Questo è parso il messaggio inviato dal nuovo capo- azienda al mercato. Mercato che dopo il potente rally su Fca, che ha portato il titolo da 6 euro dell’estate del 2016 al picco di 20 euro di questa primavera, ha voluto tirare il fiato già mesi prima della dipartita del suo storico leader. Scendendo prima a 16 euro e ieri chiudendo la seduta prima con un calo dell’11% per gran parte della giornata per poi finire in asta e crollare del 14,4% a poco più di 14 euro per azione. Quel quasi -30% negli ultimi 3 mesi ridimensionano i sogni di gloria della ex Fiat. Per cento indica il crollo in Borsa registrato ieri in chiusura dal titolo Fca, ai minimi da ottobre 2017
I numeri
Per cento è il calo dell’Ebit, il margine operativo passato da 1,86 a 1,65 miliardi Per cento è il calo dell’utile netto nel secondo trimestre 2018 rispetto al 2017