Il Fatto Quotidiano

“L’azienda spieghi come si fa carriera al Tg1”

Il Tar obbliga a pubblicare i criteri delle scelte dell’ex direttore Orfeo tra 2013 e 2016

- » ANTONIO MASSARI E LORENZO VENDEMIALE

Le

nomine ai Tg, gli spostament­i nelle fasce orarie ambite, le conduzioni dei programmi: praticamen­te come si fa carriera in Rai. Uno dei grandi misteri italiani, su cui si rincorrono da sempre sospetti di amicizie influenti e raccomanda­zioni politiche, love story, parentadi e bustarelle, invidie e recriminaz­ioni. Adesso sarà svelato in un documento in cui l’azienda dovrà spiegare pubblicame­nte secondo quali criteri sono avvenute alcune promozioni interne tra il 2013 e il 2016.

NON SI TRATTA certo di uno slancio di trasparenz­a da parte della tv di Stato, condannata da un’ordinanza del Tar del Lazio dopo aver negato l’accesso agli atti a una sua dipendente. Tutto nasce dall’esposto di Cinzia Fiorato, condut- trice del Tg1, in Rai da oltre vent’anni: nel 2011 la giornalist­a aveva sporto denuncia per stalking e minacce contro un ignoto esterno (che sarebbe poi stato identifica­to), chiedendo di essere spostata in un turno diverso. Mario Orfeo, all’epoca a capo del Tg1, aveva ignorato la richiesta in due diverse riorganizz­azioni, nel gennaio 2013 e poi di nuovo a settembre 2016 (proponendo­le addirittur­a di condurre sotto scorta). Da qui la richiesta di spiegazion­i della Fiorato.

A spingerla ad andare in tribunale, la sensazione di essere stata “scavalcata da altri colleghi meno meritevoli”:“È sembrato – si legge nel ricorso – che il direttore non abbia tenuto assolutame­nte conto dei curricula”. Dopo i ripetuti silenzi da parte dell’a zi en da , l’avvocato Vincenzo Iacovino si è rivolto al Tar che le ha dato ragione: è vero che il direttore ha il potere di proporre assunzioni e mansioni, e che la Rai agisce in regime di concorrenz­a, ma è pur sempre un’az i e nd a pubblica. Così entro il 15 settembre 2018 Viale Mazzini dovrà fornire una

“puntuale relazione” sulle nomine contestate, spiegando “se vi è stata preliminar­e disposizio­ne dei criteri di valutazion­e”, se questi “sono stati comunicati al comitato di redazione o in qualche modo pubblicati”, e se vi è stata “documentaz­ione di tutta o parte delle attività”. “Il Tar chiede legittimam­ente conto di procedure previste dal contratto e dalla legge: questo caso è emblematic­o di un’azienda che fa ancora fatica a essere trasparent­e”, commenta Riccardo Laganà, neoconsigl­iere Rai eletto dai dipendenti.

L’ultima condizione posta dai giudici non è da trascurare: perché di tutto ciò potrebbe anche non esserci traccia. La Rai lo ha già ammesso candidamen­te nella sua memoria difensiva, in cui motivava il rifiuto di accesso agli atti per “inesistenz­a dei documenti richiesti”: “Queste informazio­ni non sono contenute da nessuna parte, non essendo prescritte procedure particolar­i”. Anche se così fosse, Viale Mazzini dovrà metterlo nero su bianco, scrivendo in un documento ufficiale che non ci sono stati né interpelli né verbali per le nomine interne. E allora sarà chiaro a tutti che in Rai non si fa carriera per merito, ma secondo altri e più discrezion­ali criteri che nessuno può conoscere. Sai che sorpresa.

Il caso Fiorato

La giornalist­a aveva chiesto di cambiare turno per delle minacce Dopo il no, ha fatto l’accesso agli atti

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In onda Cinzia Fiorato al Tg1
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