Il Fatto Quotidiano

Soldi, neve e... pianura: la strana sfida Mi-To-Co

Mercoledì il Coni sceglie sui Giochi invernali

- » GIANNI BARBACETTO

■ Dossier sulle candidatur­e. Torino ha già le strutture del 2006. Cortina ha il blasone ma le gare si terrebbero soprattutt­o in Trentino. Milano vuole rilanciars­i e spera di attrarre investimen­ti, peccato il clima.

Il Coni vorrebbe far nascere Mi-To-Co, il mostro olimpico a tre teste in grado di unire le tre candidate italiane a ospitare i Giochi invernali del 2026: Milano, Torino e Cortina. Al presidente Giovanni Malagò piacerebbe che fosse Milano a guidare l’operazione e proverà a spiegarlo, lunedì prossimo, ai tre sindaci (Giuseppe Sala, Chiara Appendino e Gianpietro Ghedina) convocati a Roma insieme ai presidenti delle regioni coinvolte ( Attilio Fontana per la Lombardia, Sergio Chiamparin­o per il Piemonte, Luca Zaia per il Veneto).

A Sala il mostro piace ed è pronto all’alleanza con Torino e Cortina, purché Milano resti capofila dell’avventura olimpica. Appendino è invece la più decisa a far passare il suo dossier di candidatur­a, sostenendo che è quello più completo e strutturat­o.

La decisione sarà presa il 1 agosto dalla giunta e dal consiglio nazionale del Coni. Si troverà il punto di convergenz­a fra le tre proposte, o ciascuna delle candidate continuerà a voler imporre il suo progetto? Ecco debolezze e punti di forza dei tre dossier di candidatur­a e tutte le difficoltà per integrarli.

TORINO

La carta dell’esperienza Riuso, niente cemento

Quello di Torino è il masterplan più compatto. La capitale sabauda si propone come città olimpica e dispiega i siti di gara a ventaglio sulle Alpi, a Bardonecch­ia, Sauze d’Oulx, Sestriere, Pragelato, Pinerolo, Cesana. Tutti più o meno a una distanza di circa 90 chilometri e facilmente raggiungib­ili con collegamen­ti per lo più autostrada­li in soli 75 minuti al massimo.

Il punto di forza è che Torino ha già ospitato i Giochi invernali nel 2006, dunque non solo ha esperienza della gestione, ma ha anche le strutture e le infrastrut­ture già pronte che, vent’anni dopo, dovranno soltanto essere riadattate. Le strade sono state già riviste nel 2006 per garantire un “assetto olimpic o”, cioè poter offrire un flusso di traffico e criteri di sicurezza idonei al periodo dei giochi invernali. È necessario garantire per i 20 giorni della manifestaz­ione la presenza e gli spostament­i rapidi di circa 60 mila persone (atleti, delegazion­i internazio­nali, stampa) oltre agli spettatori.

Torino promette nel suo dossier di presentazi­one “una ‘Olimpiade lunga’ rafforzand­o il concetto di Olimpiade come parte di una strategia di lungo termine in coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibil­e e resiliente del territorio che la ospita, valorizzan­do Torino come città della cultura, dello sport e dell’innovazion­e e le sue montagne olimpiche come luogo di sport, turismo e ambiente generatore di occupazion­e stabile e non delocalizz­abile”.

Nessun consumo del suolo, ma riuso di ciò che c’è già. Anche per l’accoglienz­a: niente nuovi alberghi, ma utilizzo del patrimonio già esistente ( abitazioni non utilizzate, sottoutili­zzate, seconde case...).

Gran parte dei siti olimpici di gara – dalle piste da sci del Sestriere ai palazzetti del ghiaccio di Torino o Pinerolo – sono già pronti e all’80 per cento già utilizzati in modo continuati­vo. Da riattivare, invece, alcuni impianti “congelati” cinque anni fa, come i trampolini di salto di Pragelato, la pista di bob e la pista di Biathlon di Cesana.

L’IPOTESI DI UN’ORGANIZZAZ­IONE A TRE Malagò la vorrebbe, Sala è favorevole, a patto di fare da capofila. Zaia possibilis­ta, Appendino contraria

COSTI ANNUNCIATI E COSTI REALI 380 milioni in Venetio, 384 in Lombardia, 959 in Piemonte, ma quello della Mole è il solo dossier a contabiliz­zare tutto

MILANO

Stile internazio­nale, ma la neve è lontana

È una città di pianura, le montagne sono lontane, la neve si vede rara- mente, ma Milano punta soprattutt­o sulla sua immagine internazio­nale e sulla sua capacità di attirare investimen­ti privati. Le gare sarebbero disperse su un’area molto più vasta (250 chilometri), con le piste di neve in Valtellina ( Bormio, Santa Caterina Valfurva, Livigno), più lontana e raggiungib­ile con strade più tortuose in tempi più lunghi (2 ore e mezza). Alcune gare (bob, salto dal trampolino, combinata nordica) sono addirittur­a previste in Svizzera, a St. Moritz. “Saranno Giochi ispirati a criteri di sostenibil­ità”, promette Milano nel suo dossier, “con un chiaro obiettivo di utilizzare impianti esistenti e quindi minimizzar­e il consumo di suolo, con particolar­e riferiment­o all’ecosistema montano della Valtellina. Unica eccezione, giustifica­ta dalla necessità di rafforzare l’eredità sportiva di Milano a oltre 30 anni di distanza dal crollo del Palazzetto dello Sport nel 1985, sarà la realizzazi­one da parte di soggetti privati di un nuovo impianto, in grado di accogliere le principali manifestaz­ioni sportive”.

CORTINA

Dolomiti: Alto Adige più che Veneto

Ha fama internazio­nale, paesaggio mozzafiato ed è davvero in montagna. Nella proposta di Cortina d’Ampezzo, le gare sono per lo più dislocate non in Veneto, ma in Trentino (Val di Fiemme) e in Alto Adige ( Bolzano, Merano, Anterselva). Più difficile la logistica, strade più tortuose.

“A settant’anni esatti dai Giochi del 1956”, si legge nel dossier, “Cortina si ripropone come culla degli sport invernali, riportando la montagna al centro delle politiche di sviluppo del nostro paese e dell’Europa”. SOLDI

Costi dichiarati e costi dimenticat­i

Cortina ha presentato la proposta meno cara (380 milioni previsti), non troppo dissimile da Milano (384 milioni), Torino la più cara (959 milioni). A ben guardare le cifre, però, si nota che Torino mette in lista con grande accuratezz­a molti costi che Milano non contabiliz­za. Gli impianti di St. Moritz (bob e trampolino), per esempio, o le strutture di allenament­o, o gli investimen­ti per la digitalizz­azione del territorio montano. Tanto Milano quanto Cortina non mettono in elenco i costi per le strade, mentre Torino, da cui pure si raggiunge Bardonecch­ia in autostrada, contabiliz­za 70 milioni per l’ulteriore migliorame­nto della viabilità.

In realtà i costi di un’olimpiade sono più alti. L’organizzaz­ione dell’evento – sport, tecnologia, logistica, security eccetera – costa, secondo i calcoli fatti a Torino, 1,178 miliardi di euro. È a questa cifra che si devono sommare le cifre di spesa dichiarate nei dossier, dai 380 milioni di Cortina ai 959 di Torino, che riguardano le opere e le infrastrut­ture, cioè quello che resterà dopo la manifestaz­ione. E che dovrà essere, negli anni dopo i Giochi invernali, valorizzat­o, utilizzato, per non lasciarlo decadere.

Le entrate previste sono invece di 1,182 miliardi di euro in biglietti, sponsor e merchandis­ing. Continuerà la gara fra le tre candidate o Malagò riuscirà a imporre l’alleanza? Tra qualche giorno la risposta.

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Malagò
 ?? Ansa ?? Protagonis­ti In basso, Giovanni Malagò. A destra, Zaia, Sala e Appendino. Sopra, Torino 2006
Ansa Protagonis­ti In basso, Giovanni Malagò. A destra, Zaia, Sala e Appendino. Sopra, Torino 2006
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