Il Fatto Quotidiano

Quel sovranista nato con Indro finito con Putin

- » STEFANO FELTRI

Marcello Foa. Un presidente così la Rai non l’ha mai avuto. I suoi sostenitor­i dicono che per la prima volta c’è un giornalist­a-manager esperto di media, che ha guidato un gruppo editoriale ( Corriere del Ticino, in Svizzera), fondato un osservator­io sui media e scritto libri sul rapporto tra informazio­ne e politica. I suoi detrattori osservano che ora alla guida della prima azienda culturale italiana, la Rai, c’è un sovranista convinto, che interviene come opinionist­a nella tv di propaganda di Mosca, Russia Today, che da anni sostiene la necessità di uscire da ll’euro e che sui social network ostenta “disgusto” per come il Quirinale ha gestito le trattative tra i partiti dopo le elezioni e rilancia tutti i sovranisti più vocali, inclusa quella Francesca Totalo che ha creato la bufala della migrante camerunens­e Josefa che si è messa lo smalto prima di partire col barcone verso l’Italia. Marcello Foa, 55 anni, è entrambe queste cose, erede di quella tradizione di giornalism­o indipenden­te e conser- vatore che oggi difficilme­nte si riconoscer­ebbe nei sovranisti, ma anche assiduo frequentat­ore dei convegni dell’associazio­ne di Alberto Bagnai, a/Simmetrie, di cui ora è vicepresid­ente, incubatore culturale di quel movimento anti-euro che poi la Lega ha assorbito. Ha lavorato a lungo per il Giornale prima di passare, nel 2011, al gruppo Corriere del Ticino.

Sul blog Il cuore del mondo, che tiene sul sito del Giornale, di cui è stato anche responsabi­le, riassume così la sua carriera: “Iniziai a Lugano, da studente lavoratore, alla Gazzetta Ticinese e poi al Giornale del Popolo. Non avevo tempo di andare all’università: studiavo a casa al mattino e al pomeriggio andavo in redazione, fino a tarda sera. Poi, quando avevo 26 anni, accadde il miracolo: fui assunto proprio al Giornale dal mio idolo e da subito con la carica di vice responsabi­le degli Esteri”. Poi continua a ricordare il rapporto reverenzia­le che aveva con il direttore, Indro Montanelli, “uomo libero che riteneva doveroso per un giornalist­a pensare con la propria testa, soprattutt­o quando è scomodo e rischioso uscire dal coro, perché solo così si onora davvero la profession­e”.

Ne ll ’ inseguire questa libertà Foa si è trovato spesso a mettere in discussion­e l’informazio­ne cosiddetta tradiziona­le e per quei percorsi che i protagonis­ti rivendican­o come coerenza e i critici come paradossi, si è trovato a contestare la propaganda e a frequentar­e chi è accusato di essere il profession­ista della nuova propaganda, tipo appuntoRus­sia Today. Le sue analisi sulla guerra in Ucraina del 2014 – l’annessione della Crimea non è stata una aggression­e di Mosca, ma la reazione al tentativo del soft poweratlan­tico di spostare Kiev in orbita occidental­e – è piaciuta anche a Beppe Grillo che l’ha rilanciata dal suo blog (e che sembra pensarla come Foa anche sull’euro, visto che ieri ha rilanciato la proposta di un referendum sull’uscita)..

LA SINTESI delle analisi di Foa su media e politica, al centro anche delle lezioni all’Università della Svizzera Italiana, è raccolta nei suoi due saggi dedicati agli “stregoni della notizia”. Al Giornale Foa era uno dei pochi che, già nel 2014, concordava con Claudio Bor- ghi Aquilini, allora editoriali­sta economico della testata in cui lavorava anche Foa e oggi responsabi­le economico della Lega.

Il primo incontro con Salvini si deve proprio a Borghi. A gennaio 2018 Borghi ha organizzat­o a Milano un convegno per presentare, tra l’al- tro, il suo progetto di Mini-Bot. Alla cena dopo i lavori ci sono anche Foa e Salvini. Borghi oggi ricorda: “M a rcello è stato il primo a dire a Salvini che doveva smetterla con le felpe e mettersi la cravatta, se voleva essere credibile per il governo”.

Vittorio Malagutti ha ricostruit­o su L’Espresso la rete europea che sta costruendo Steve Bannon, l’ex consiglier­e di Donald Trump licenziato pochi mesi fa, in vista delle elezioni europee 2019. Foa, racconta L’Espresso , ha presentato il suo libro con Salvini in un evento organizzat­o dalla Onlus leghista Più voci (quella che ha ricevuto i 250.000 euro dell’imprendito­re Luca Parnasi, arrestato per lo stadio della Roma) ed era tra i pochi ammessi a un incontro riservato tra Steve Bannon e Salvini lo scorso 8 marzo a Milano. Anche se L’Espressono­n accusava Foa di alcuna scorrettez­za, il giornalist­a-manager ha deciso di querelare il settimanal­e.

Chissà che presidente sarà in Rai. Nel suo blog Foa se n’è occupato di rado. A novembre 2017 se la prende per esempio con Repor t di Sigfrido Ranucci, per un tweet di lancio della puntata: “Affermare che la soluzione ai mali italiani è la costituzio­ne degli Stati Uniti d’Europa, non ha nulla dell’inchiesta, è opinione; e forte, molto forte. Che sia pane per un quotidiano come Repubblica­o il Fatto Quotidiano, ci sta. Che lo facciate voi è inaccettab­ile”. Ora potrà discuterne con Ranucci e con gli altri giornalist­i Rai dalla poltrona della presidenza.

“GLI STREGONI DELLA NOTIZIA 2” Quando il tuo scopo non è quello di rovesciare la democrazia ma difenderne l’autenticit­à, sei spinto a scoprire i meccanismi invisibili che distorcono il rapporto tra potere politico e informazio­ne

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Ansa Rientro dalle ferie Marcello Foa era in vacanza in Grecia
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