Amici e sospetti: la “protezione” di Alex Benalla
Francelet e Lienard: un lobbista e un esperto nella difesa di ‘poliziotti che sbagliano’
Alexandre Benalla non è un “uomo solo”. Lo scrive Le Monde, il giornale francese che al collaboratore del presidente Emmanuel Macron ha riservato un insolito uno-due nel giro di una settimana: prima l’ha mandato al tappeto rivelando che era lui il personaggio che picchia due manifestanti durante il corteo del Primo Maggio a Parigi; poi lo aiuta a rialzarsi pubblicando la sua versione dei fatti in una lunga intervista pubblicata sul quotidiano in edicola giovedì.
Rambo, così viene soprannominato il 26enne ex bodyguard di Macron, “non è solo” perché si avvale della consulenza di due personaggi molto conosciuti: Marc Francelet e Laurent-Franck Lienard.
MARC FRANCELET è spuntato all’improvviso dopo anni passati dietro le quinte, è un giornalista-uomo d’affari che ha animato le cronache ( anche giudiziarie) degli ultimi cinquant’anni. È il titolare dell’appartamento in cui si è svolto il confronto tra Benalla e Fabrice Lhomme di Le Monde che ha realizzato l’intervista. E sicuramente non avrà svolto solo le mansioni del padrone di casa... Come mediatore, o meglio facilitatore, è uno che non ha rivali anche se lui ama parlare di sé più che altro come uno che “in 50 anni di carriera ha realizzato 250 scoop”.
La sua figura attraversa mezzo secolo di vita pubblica, ma soprattutto privata, del mondo dei vip transalpini. Comincia come fotoreporter ma il suo obiettivo non è tanto immortalare o descrivere quanto partecipare, acquisire potere. E ci riesce. Un collega francese lo descrive così: “M ar c Francelet? Uno che sa tutto di tutti. Uno al quale non si telefona mai invano”. Sul profilo Facebook di questo 71enne al tempo stesso sprint ed elegante campeggiano due foto che lo ritraggono immortalato con due pezzi di Francia: il cantante Johnny Hallyday e l’attore Jean-Paul Belmondo (di entrambi è stato amico e consulente). Ce ne sono altre (ma non su fb) che lo vedeno impegnato in una partita a carte con Françoise Sagan, la scrittrice. Sono le testimonianze dei suoi rapporti con personalità di altissimo livello del mondo dello spettacolo e della cultura. Sempre meno giornalista e sempre più uomo d’affari capace di muoversi nell’ombra, Marc Francelet ha avuto rapporti anche con la giustizia. Prima il coinvolgimento in un traffico di quadri rubati, quindi - ed è storia recente - la condanna a due anni di prigione con la condizionale (e 100mila euro di multa) per aver truffato i centri per l’impiego “gonfiando” i conti di alcune società per lucrare sulle indennità di disoccupazione. Un personaggio potente non stimato dai magistrati. Il giudice Philippe Courroy - che l’aveva indagato nell’inchiesta ribattezzata Oil for food (Petrolio in cambio di cibo) da cui Francelet è uscito pulito -, metteva in guardia: “Va in giro per Parigi dicendo di essere un agente della Cia, cerca di destabilizzare la Francia”. La replica dell’interessato: “Agente della Cia? Ma è solo un modo di dire... Avrò diritto a romanzare un poco”.
LAURENT-FRANCK LIENARD è l’avvocato che solitamente si occupa della difesa dei poliziotti indagati per violenza. “Li difendo a patto che si siano mossi all’interno della legge. Non lavoro per delinquenti in uniforme” sostiene questo 52enne ‘ultrà’ della legittima difesa e del porto d’armi per tutti. Con sottile senso dell’umorismo l’avvocato parigino, dopo aver accettato la difesa di Benalla, ha dichiarato: “Non sono più l’avvocato degli sbirri, da oggi sono l’avvocato dei finti sbirri”.
Lienard si caratterizza per una forte vocazione verso l’attività sportiva, oltre alle armi ha un debole per il paracadutismo e l’immersione, e una quasi nulla attitudine per la politica: “Non sono né di destra né di sinistra”.
Il suo luglio è stato particolarmente travagliato: all’inizio del mese è stato chiamato a prendere le difese dell’agente che ha ucciso con un colpo d’arma da fuoco un 22enne a Nantes, durante un controllo di polizia. Un caso molto delicato, non solo perché all’omicidio hanno fatto seguiti disordini e scontri per diversi giorni, ma anche perché l’assistito di Lienard ha pensato bene di cambiare versione a procedimento in corso: prima ha detto di aver sparato “per legittima difesa” poi si è corretto definendo quel suo sparo “un colpo accidentale partito per errore”.
Del favorito di Macron, Lienard dice: “È un ragazzo buono e brillante”. Sa bene che l’attività di assistenza a Benalla non sarà agevole: la Procura gli contesta i reati di “violenze durante una manifestazione” e “ingerenza nell’e ser ciz io della funzione pubblica”.
Ma c’è di più: Libération riporta che vi sono nuove denunce: durante le manifestazioni del primo maggio, Benalla e Vincent Crase (dipendente de La République En Mar- che, il partito di Macron) “si comportarono da agenti della polizia” anche tre ore prima dell’intervento in Place de la Contrescarpe fermando un dimostrante (poi rilasciato) al Jardin des Plantes.
SBARBATO, IN GIACCA e cravatta, il tono calmo e posato, Benalla si è difeso ieri sera durante il telegiornale delle ore 20 di Tf1: “Ci sono stati gesti vigorosi, ma nessun colpo contro il manifestante. Quel che mi turba è che i media abbiano diffuso le immagini del mio intervento e non di ciò che è successo prima. Ho avuto una reazione da ‘cittadino’ che voleva favorire la cattura di persone che stavano commettendo reati. Per me quelli sono delinquenti”.
Alla domanda se si sente vittima di un regolamento di conti fra poteri ha risposto: “Sì”.
I dubbi restano, però, su quanto accaduto dopo il 1° maggio. Come sia stato possibile che il primo intervento “i nt e r no ” d el l ’ Eliseo abbia previsto solo una sospensione di 15 giorni, e come mai il bodyguard sia stato subito reintegrato in operazioni della massima delicatezza. Se non ci fosse stato Le Monde a far scoppiare il caso, il “Signor Benalla”(come l’ha definito il ministro dell’Interno Gerard Collomb) sarebbe ancora al suo posto, vicino, che più vicino non si può, al presidente della Repubblica.
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