Fs in guerra: il cda silurato minaccia Toninelli
I consiglieri pronti a querelare. Per il vertice pronto “l’immobiliarista” Battisti
Per
le Fs torna di moda “l'operazione di sistema”, cioè l'idea che il nuovo amministratore debba essere un manager capace non solo di guidare il grande mondo dei binari. Ma di utilizzare la forza dell'azienda dei treni pure per l'Alitalia, nel tentativo di farla ridiventare una compagnia di bandiera anche grazie al sostegno industriale e forse finanziario di grandi aziende costruttrici aeronautiche statunitensi. Uscito di scena sbattendo la porta Giuseppe Bonomi, candidato bloccato dalle faide interne alla Lega, bruciato pure il nome prestigioso nel mondo dei trasporti di Maurizio Gentile, amministratore di Rfi-Rete ferroviaria, inserito nel registro degli indagati per la tragedia di Pioltello, ora soprattutto i 5 Stelle stanno ragionando sulla candidatura di Gianfranco Battisti, un interno alle Fs, manager esperto, ma non proprio di primo piano nell'organigramma ferroviario di vertice.
NEL FRATTEMPO alle Fs scoppiano gli ultimi petardi accesi dai protagonisti di una stagione tramontata. In polemica con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, i consiglieri di amministrazione minacciano addirittura querele dopo aver affidato a un comunicato stampa la “difesa della reputazione e della professionalità del Consiglio” sostenendo di aver agito “nel rispetto delle norme dello Statuto societario” nella vicenda dell'ex amministratore Renato Mazzoncini rinviato a giudizio per truffa. Mazzoncini aveva accusato il governo di “occupare poltrone” e il ministro aveva replicato che “l’etica viene prima di tutto”. Secondo indiscrezioni non confermate dal- le Fs, Mazzoncini si appresterebbe anche a chiedere 3 milioni di euro come buonuscita per i suoi tre anni di lavoro alla guida dell'azienda.
Se Bonomi e Gentile erano politicamente caratterizzati (leghista il primo, renziano di complemento il secondo), Battisti ha un profilo vago dal punto di vista politico. Chi lo conosce bene lo descrive come un “tipico democristiano vecchio stampo del frusinate”. Ha un albergo con la moglie a Fiuggi e forse anche per questo le Fs lo hanno sostenuto in Confindustria per farlo diventare presidente di Federturismo. Gli accreditano un'amicizia di lunga data con Antonio Tajani, numero due di Forza Italia, da un anno presidente del Parlamento europeo, e poi con Gino Scaccia, che nel gabinetto del ministero dei Trasporti ha preso il posto del renzianissimo Mauro Bonaretti.
ALLE FS Battisti c'è da 20 anni ed è stato a lungo Direttore della divisione passeggeri, cioè soprattutto i treni dell'Alta velocità. Senza che scoppiassero grane o polemiche, due anni fa è stato sostituito da Barbara Morgante, allora manager in ascesa in ambito fer- roviario, ma poi silurata da Mazzoncini. Per compensarlo l'hanno nominato amministratore delegato di Fs Sistemi Urbani, un incarico comunque pesante per gli interessi delle Ferrovie. Sistemi Urbani è in pratica il braccio immobiliare delle Fs, impegnato da anni in una partita gigantesca e discussa: l'utilizzo delle aree di sette scali ferroviari milanesi, una superficie di 1 milione 250 mila metri quadrati all'interno della città, contigua a zone di pregio in espansione come Porta Romana. È da 13 anni, da quando amministratore era Elio Catania e a Milano comandavano Letizia Moratti e Roberto Formigoni, che le Fs cercano di fare tombola con quei terreni. Tra le Fs di Mazzoncini e il sindaco Giuseppe Sala un anno fa è stato sottoscritto un accordo per l'uso delle aree, un'intesa che ha provocato reazioni negative in molti ambienti cittadini che accusano le Fs di aver ricevuto in concessione dallo Stato le superfici per scopi di trasporto e di volerle ora usare per fare cassa con una logica da immobiliaristi speculatori. Per le Fs l'operazione è stata preparata con un impegno di anni da Carlo De Vito nel frattempo nominato presidente di Sistemi Urbani; a Battisti è stato affidato il compito di trasformare l'intesa in cemento, servizi e strade.
Tutti contro tutti Polemica per i 3 milioni di buonuscita che Mazzoncini (ex ad) vorrebbe per tre anni di lavoro