Fca, il debito azzerato è soltanto un’illusione
Il celebrato successo dell’ad è in realtà una zavorra da 16,3 miliardi con rating spazzatura
Quel mantra del “d eb it o zero” ha finito per contagiare tutti: giornali e opinionisti hanno sottolineato il traguardo raggiunto del cosiddetto azzeramento del debito di Fca, confermato dalla semestrale, e che era stato del resto pronosticato dallo scomparso Sergio Marchionne ai primi di giugno scorso. Un’azienda senza debiti, dunque un’azienda forte e sana. Certo, nel facile entusiasmo collettivo, mancava un dettaglio: quel traguardo riguardava, come del resto va detto ha sempre specificato nella sua comunicazione la società, il debito netto industriale, cioè la sommatoria tra debiti e liquidità.
IL DEBITO c’è, eccome. È solo che nel caso di Fca, come in altri casi analoghi, la liquidità è più alta del valore dei debiti. Fca, infatti, siede su una bella montagna di debiti: ben 16,3 miliardi a giugno del 2018. E che costano fior di interessi ogni anno, dato che Fca storicamente si vede assegnato un votojunk, cioè spazzatura, dalle agenzie di rating. Per S&P l’azienda posseduta da Ex or ha unaBb+a lungo termine una Ba breve. Idem per Fitch. Nessuna azienda con “debito zero” si ritroverebbe una pagella di quel tipo, da non-investment-g rade. E quel voto infimo nella pagella del merito di solvibilità di un’azienda, influenza il tasso chiesto dal mercato: Fca solo nel 2017 ha pagato ben 1,46 miliardi di interessi sul suo debito. In passato pagava oltre 2 miliardi l’anno di oneri quell’indebitamento che era ancora maggiore. Nel 2016, come documenta con la solita accuratezza, R&S Mediobanca, l’indebitamento finanziario di Fca era di 24 miliardi e nel 2015 sfiorava i 28 miliardi e addirittura nel 2014 segnava oltre 33 miliardi. Che Marchionne abbia dato una bella sforbiciata ai debiti (dimezzandoli in tre anni) è indubbio. Ma il debito zero industriale sa molto di efficace comunicazione finanziaria.
IN CASSA ALLA SOCIETÀ, spiega la stessa Fca in una tabella del suo bilancio, accanto al debito ci sono 13,3 miliardi di liquidità immediatamente disponibile più altri 600 milioni di disponibilità. Il debito netto industriale per Fca è 13,5 miliardi ed ecco che si ar- riva a quel debito netto positivo per oltre 400 milioni che è stato magnificato nei giorni scorsi. Peccato che dal conteggio vengano stralciati 2,7 miliardi di debiti dell’ar ea servizi finanziari. Se venissero aggiunti, dato che comunque di debiti si tratta, avremmo non quegli oltre 400 milioni positivi ma ancora 2,2 miliardi di debito netto consolidato negativo.
Fca non include i debiti della sua area dei servizi finanziari. Nulla di illegittimo. È solo una modalità di rappresentazione che non dice tutto della reale situazione patrimoniale del Gruppo che invece ha tuttora debiti netti per 2,2 miliardi. Il che pone almeno una domanda. Perché Fca, avendo del debito finanziario per oltre 16 miliardi, di cui 6,3 miliardi con le banche e 9,7 miliardi in bond emessi in giro per il mondo, che tra l’altro pagano cedole elevate dato il rating basso, non utilizza parte della pur consistente cassa per abbassare quel debito? Con meno debito potrebbe riacciuffare il merito di credito da investment grade entrando così an- che nei portafogli dei fondi comuni e spenderebbe meno in oneri al servizio del debito. Inoltre, quando la cassa è così abbondante e non viene utilizzata per investimenti tenerla a giacere immobilizzata sui conti correnti non è la scelta di allocazione più efficiente delle risorse.
PER UN’AZIENDA capital intensive, che opera in un mercato fortemente competitivo ed esposto a ogni genere di choc esterno ( tipo rischio sanzioni sul fronte ambientale) un solido cuscinetto di cassa serve a tamponare emergenze. Ma quella cassa che rimane per anni in giacenza sui conti è anche un ghiotto boccone da conquistare con facilità per chi volesse dare l’assalto al gruppo. Conquisti la società e con essa ti porta a casa la cassa. È quanto accaduto con Parmalat, finita in mani francesi anche per il suo tesoretto liquido lasciato lì inutilizzato per anni. Una lusinga in più per un eventuale compratore. Chissà che non sia lasciata lì anche per questo.