Il Fatto Quotidiano

Dal Veneto al Casertano Ancora spari sui migranti

Sette casi Dopo la bimba rom, un operaio capoverdia­no e un 19enne guineano Sono sempre armi ad aria compressa. Le forze dell’ordine: “Non c’è emergenza”

- » ALESSANDRO MANTOVANI E VALERIA PACELLI

Giovedì scorso a Cassola, nel Vicentino, un uomo ha sparato con una carabina ad aria compressa contro un operaio capoverdia­no nella piazza del paese. Mercoledì 18 luglio è successo a Roma e il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha parlato di “far west”: un colpo sparato da un funzionari­o del Senato in pensione ha raggiunto una bimba rom di 13 mesi che rischia danni permanenti. E ancora ieri, a San Cipriano d’Aversa (Caserta) un cittadino del Gambia ha denunciato di essere stato colpito al volto da un pallino probabilme­nte sparato, anche lì, con un’arma ad aria compressa. Altri casi, almeno cinque, sono finiti sui giornali tra giugno e luglio.

A Cassola come a Roma non sono contestati moventi razzisti. Ma il clima è bollente, segnato dai toni feroci del dibattito sull’immigrazio­ne e da quello sulla legittima difesa e il diritto di tenere armi in casa. L’episodio veneto, riportato ieri dai giornali locali, è sconcertan­te. Un italo-argentino disoccupat­o, 40 anni, ha sparato all’operaio africano, 33, dipendente di una ditta di impianti elettrici, che era sospeso su una pedana, a 7 metri di altezza, per sistemare le luminarie per la festa sulla facciata del Comune. La vittima ha sentito il colpo e un bruciore alla schiena: il pallino l’ha raggiunto alla regione lombare sinistra. Niente di grave per fortuna: sette giorni di prognosi.

SUBITO sono arrivati in piazza il sindaco e i carabinier­i della compagnia di Bassano. I militari hanno impiegato ben poco a scoprire chi aveva sparato: sul terrazzo condominia­le di un palazzo vicino hanno trovato alcuni pallini di piombo, di quelli che si usano con armi ad aria compressa. Hanno perquisito due appartamen­ti e in quello del 40enne, su un armadio, hanno trovato una carabina nera calibro 4,5 mm, marca Stoeger, un fucile in libera vendita.

Il 40enne prima ha negato, poi ha ammesso di aver colpito il 33enne ma, ha detto, è stato un incidente. “Stavo mirando a un piccione”, ha raccontato. Nulla farebbe supporre motivazion­i razziste. L’uomo è stato denunciato per lesioni personali aggravate dall’uso dell’arma.

Elementi simili si ritrovano nell’altra vicenda, quella romana. Lungo la via Palmiro Togliatti, periferia sud-est, una bimba nomade di appena 13 mesi è stata colpita da un pallino sparato da una pistola ad aria compressa. È ancora ricoverata al Bambin Gesù. L’autore del gesto, Marco Arezio, 59 anni, ex funzionari­o del Senato in pensione, agli investigat­ori ha spiegato che stava sistemando l’arma e che il colpo è partito per sbaglio. Accidental­mente, appunto. È indagato, anche lui, per lesioni.

ANCHE QUI i carabinier­i del Nucleo investigat­ivo, guidati dal colonnello Lorenzo D’Aloia, non hanno trovato nulla che possa ricondurre al razzismo. Ma la pistola, come avrebbe ammesso Arezio, era stata modificata: in particolar­e nella parte della meccanica che regola la compressio­ne della molla. Ciò spieghereb­be anche perché il colpo abbia coperto di 120 metri che separano il suo balcone e la posizione in cui si trovava la bambina, che era insieme alla madre. La perizia chiarirà la traiettori­a.

Se si scende più a Sud, proprio ieri, un 19enne della Guinea ha denunciato ai carabinier­i di San Cipriano d’Aversa (Caserta) di essere stato ferito al volto da un piombino. Ha una leggerissi­ma ferita al labbro giudicata guaribile in un giorno. Ai militari il ragazzo ha raccontato che mentre stava rientrando nel centro di accoglienz­a, qualcuno a bordo di u- na moto lo ha colpito con un “un piccolo piombino”. E anche qui gli investigat­ori sospettano che si tratti di una pistola ad aria compressa.

Gli episodi si moltiplica­no da settimane, da Forlì a Napoli e a Caserta. Il più grave, il 2 giugno, vicino alla tendopoli in cui sopravvivo­no i braccianti africani tra Rosarno e San Ferdinando ( Reggio Calabria): l’uccisione a fucilate di Soumaila Sacko, bracciante maliano di 29 anni aderente al sindacato Usb, che accompagna­va altri migranti a recuperare lamiere da usare nelle baracche. All’agricoltor­e arrestato non è stata contestata l’aggravante dell’odio razziale. “Non è un caso”, denuncia, tra gli altri, Emanuele Fiano del Pd. Le forze dell’ordine non vedono una particolar­e emergenza. Non esistono statistich­e precise. Certamente sono da tempo in calo i reati commessi con l’uso di armi. Quanto al razzismo, l’ultimo rapporto dell’associazio­ne Lunaria (“Cronache di ordinario razzismo”) dice che i fatti violenti sono passati dai 41 del 2015 ai 28 del 2016 e ai 15 del 2017. E il totale degli atti discrimina­tori, compresi quelli verbali o contro i beni materiali, sono scesi da 739 a 524 e a 220.

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La carabina sequestrat­a allo sparatore di Cassola (Vicenza), a sinistra Konate Bouyagui ferito a Napoli a giugno
Ansa L’arma La carabina sequestrat­a allo sparatore di Cassola (Vicenza), a sinistra Konate Bouyagui ferito a Napoli a giugno
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