L’isola rende meglio: il business dell’abuso lontano dalla costa
Edilizia Da Ischia all’Elba la regola è sempre la stessa: nel dubbio, costruire. Anche ville a bordo mare con accesso privato alla spiaggia
ACapri negli ultimi sei mesi i carabinieri hanno sequestrato una ventina tra ville e appartamenti di pregio con accuse di abusivismo edilizio, e sette di questi episodi sono finiti in un’articolata inchiesta sulla gestione dell’ufficio tecnico municipale. A Stromboli un signore aveva trasformato un garage in un miniappartamento di due vani con tettoia, angolo cottura e bagno: dovrà demolire e ripristinare, così impone l’ordinanza che gli hanno appena notificato. A Lipari fioccano ordinanze simili: una coppia aveva realizzato dal nulla una piccola casetta, cambiato la destinazione d’uso di un locale e coperto i terrazzi mentre un uomo si era limitato a una veranda e un bagno. A Panarea un palermitano avrebbe modificato un magazzino per farlo diventare una camera da letto con bagno e finestra e vano cucina. A Casamicciola Terme di Ischia, a maggio la polizia e la guardia costiera hanno sequestrato una mega villa edificata direttamente sul mare del Castiglione, con tanto di ascensore e discesa privilegiata per il bagno: gli abusi non si sono fermati neanche dopo le polemiche sui morti del terremoto di agosto, una signora rimase schiacciata dal crollo di un piano abusivo e con richiesta di condono di una casa della zona alta.
SONO TUTTE storie di abusivismo con un elemento in comune: sono avvenute su piccole isole. Dove le regole sono le stesse della terraferma. Ma il loro rispetto e la loro applicazione seguono prassi diverse, figlie di logiche tipiche dei luoghi dove tutti conoscono tutti, sono amici di tutti e non ci sono vie di fuga. Non è un caso che l’isola d’Ischia, l’isola verde della Campania, con le sue statistiche da record sia assurta nel tempo a simbolo dell’abusivismo: 28 mila domande di condono, 7.225 nel solo comune di Ischia, dove dal 2003 al 2016 sono state emesse 1.242 ordinanze di demolizione, solo 212 delle quali eseguite.
Il magistrato in pensione Aldo De Chiara fino al 2012 ha guidato la sezione urbanistica della Procura di Napoli. Con la sua direzione, l’ufficio coordinò diverse demolizioni ad Ischia e nel maggio 2012 ottenne la condanna in primo grado a un anno – cancellata l’anno scorso in secondo grado con sentenza predibattimentale di prescrizione, grazie a un ripristino dello stato dei luoghi – di Luca Cordero di Montezemolo per i lavori di Villa Caprile ad Anacapri. “Nelle piccole isole l’abusivismo si sviluppa in una maniera più agevole: i controlli sono più rari, meno intensi. La ristrettezza del territorio alimenta una sorta di omertà, la denuncia del vicino è meno frequente, vige un patto tacito: oggi io, domani tu, meglio aiutarci a vicenda. Le piccole isole poi – ricorda De Chiara – sono tutte soggette a vincolo paesaggistico e 50mq abusivi hanno un valore di mercato enormemente superiore ri- spetto a quelli realizzati sul continente. A questo si uniscono le inefficienze delle amministrazioni, spesso guidate da persone accusate di abusivismo, che determinano connivenze tra controllori e controllati”. Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani annuncia per l’autunno un dossier sui numeri delle demolizioni: “I casi delle isole insegnano che chi continua ad agitare il tema dell’abusivismo di necessità ragiona con degli slogan di 40 anni fa. Dal condono Nicolazzi in poi il fenomeno ha riguardato sempre di più le aree di pregio. Necessità di cosa? Di farsi una casa su una costa protetta? O di allargarla per accrescerne il valore”?
E ALLORAcome si sanano queste ferite sul territorio? “Con le ruspe. I condoni hanno solo amplificato il fenomeno, lo dicono le cifre. Basta parlarne e le betoniere degli abusivi si riattivano. Gli abusi sono diminuiti negli anni in cui si sono effettuati più abbattimenti. Sono ancora pochi, e li hanno fatti per lo più fatti le procure. I sindaci che ci hanno provato, sono stati sfiduciati o non rieletti. La competenza delle demolizioni va sottratta agli enti locali ed affidata allo Stato con le prefetture”.
Intanto l’andazzo sulle piccole isole prosegue. Secondo un report del circolo Legambiente Arcipelago Toscano, l’Isola d’Elba è la parte di Toscana dove ci sono stati più abusi edilizi pro-capite e dove si registrano i più alti numeri di “case fantasma” sconosciute al Catasto. Il meccanismo consisterebbe nel realizzare falsi ruderi da ampliare in un secondo momento. Funziona, e non causa sfaceli urbanistici. “L’abusivismo di qualità”, dicono scherzando. Sull’isola di Ponza l’anno scorso è finito sotto inchiesta per un abuso nella sua casa in centro l’ex sindaco Piero Vigorelli, che ha sanato pagando altri 2.000 euro in più agli 8.000 versati per un ampliamento di sette mq dopo la rotazione del balcone.
Taciti accordi
I controlli sono più rari, il territorio è piccolo, la denuncia del vicino è meno frequente