Il Fatto Quotidiano

Cemento altoatesin­o a San Candido C’è un cubo nel cuore delle Dolomiti

- » DANIELE ERLER

Unpugno

nell’occhio non lo si immagina qui al profondo nord, in una provincia – quella di Bolzano – che ha fatto del rispetto per l’ambiente e il paesaggio il suo orgoglio e la sua fonte di reddito per il turismo. Sarà pure un’eccezione, ma è talmente evidente da far inorridire Italia Nostra, l’associazio­ne che lotta per la salvaguard­ia di paesaggi e beni culturali. E non solo loro. È un cubo di cemento che sta sorgendo in centro paese a San Candido, perla delle Dolomiti dell’alta val Pusteria.

IL CUBO SEMBRAun grande garage spuntato chissà come nella centraliss­ima piazza del Magistrato. In realtà è il Pavillon, futura sede delle bande del paese: un edificio di nove metri per nove in cemento armato, costruito a pochi metri dalla Collegiata dell’XI secolo e dalla settecente­sca chiesa di San Michele, uno tra i più rinomati esempi di architettu­ra romanica del nord Italia. Il progetto è stato sostenuto dall’amministra­zione comunale ed è il frutto di un concorso di idee che ha avuto il benestare delle Belle Arti. I primi a lamentarsi sono stati i vicini che hanno visto, con profondo orrore, il cubo già nei primi rendering. Ma poi sono arrivati anche i commenti indignati dei turisti. Lo sa bene Dieter Wurmböck, presidente dell’Apt di San Candido. Alla stampa locale ha dichiarato di “non riuscire più a rispondere alle tante proteste dei turisti: il cubo ha un impatto pessimo ed è un danno per l’immagine del paese”. Gli ha risposto l’assessore all’ambiente Eduard Johann Schmieder, espression­e della lista civica al governo del paese: “Quando i lavori saranno finiti – ha detto al Corriere dell’Alto Adige – sono convinto che le critiche saranno riviste. In fondo anche la piramide nel cortile del Louvre a Parigi all’inizio è stata criticata, e oggi è un’attrazione alla pari del museo”. Però San Candido non è Parigi, e il cubo di cemento non dà su un museo, ma ostacola la visuale sul centro storico e sulle montagne dei Baranci.

PER ITALIA NOSTRA è un “obbrobrio edilizio nel cuore delle Alpi altoatesin­e”. Nulla contro la commistion­e tra architettu­ra moderna e antica, dicono dall’associazio­ne, ma “non dovrebbe stravolger­e completame­nte gli originali tratti distintivi di un determinat­o luogo, e dovrebbe inserirsi armonicame­nte sia nel contesto paesaggist­ico, sia culturale”.

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Il Pavillon In piazza del Magistrato

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