Il Fatto Quotidiano

Afroameric­ana accoltella­ta a Oakland La sorella accusa: “È un atto di razzismo”

L’omicida, arrestato dalla polizia, è un senzatetto

- » GIAMPIERO GRAMAGLIA

sono collegati né sembrano appartener­e a una strategia comune. Ma sono come le tessere di un mosaico che si va rapidament­e componendo, quello della prossima guerra.

Quando all’alba di venerdì si è presentato un distaccame­nto militare israeliano nel villaggio arabo di Kobar per perquisire e poi distrugger­e la casa del giovane terrorista – come prevede la legge – c’erano centinaia di giovani palestines­i per le strade armati di sassi e molotov a impedire l’azione dei militari. Gli scontri sono andati avanti tutta la mattinata, dilagando poi in altre cittadine della Cisgiordan­ia.

ALLA FINE della preghiera di mezzogiorn­o, quando è cominciato il deflusso delle migliaia di fedeli dalla Spianata delle Moschee, gli incidenti con la Border Police israeliana presente in forze come sempre. Decine di fedeli palestines­i sono rimasti feriti, intossicat­i dai gas lacrimogen­i o contusi dai proiettili rivestiti di gomma sparati dagli agenti. Verso sera Border Police e Idf dopo aver disperso la folla nei vicoli della Città Vecchia hanno preso il controllo militare della Spianata e della Moschea Al Aqsa. Un fatto giudicato estremamen­te grave dalla Giordania – che per gli accordi di pace del 1994 ancora tutela i luoghi islamici di Gerusalemm­e – che ha immediatam­ente protestato per l’ingresso dei militari nei luoghi di culto mentre Hamas già invitava “alla rivolta per Al Aqsa”. La Spianata è stata riaperta solo nel tardo po-

QUESTA VOLTA a Gaza non c’è stata la partecipaz­ione che Hamas si aspettava. Solo qualche migliaio i manifestan­ti nonostante la mobilitazi­one generale ordinata da Ezzedin Al Qassam, il braccio armato del movimento islamista. Nelle strade della Striscia si respira un’aria grave, rabbiosa. E la gente riversa la propria collera su tutti: Hamas, Anp, Israele, Unrwa, Paesi arabi, anche sul “fratello” Egitto. La realtà economica di Gaza – secondo tutti gli indicatori e le organizzaz­ioni internazio­nali – è al collasso, qui si incontrano il più alto tasso di disoccupaz­ione al mondo con il 42% e la densità abitativa più alta del Pianeta. Le tre guerre da quando comanda Hamas – 2009, 2012, 2014 – e le ricadute economiche del blocco imposto da Israele ed Egitto ad Hamas hanno fatto prevedere all’Onu L’avvocato

Michael Cohen sta diventando il personaggi­o chiave della presidenza Trump: un maneggione che asseconda, e nel contempo inguaia, il suo cliente. E che, per trarsi d’impaccio, adesso spiffera quel che il magnate candidato e presidente ha sempre negato: Donald Trump sapeva in anticipo, e diede il suo assenso all’incontro alla Trump Tower, casa sua, a New York, nel giugno 2016: un’avvocatess­a russa avrebbe dovuto offrire al suo staff della campagna elettorale, col figlio Donald jr in prima fila, materiale compromett­ente su Hillary Clinton. Non se ne fece nulla, pare, ma il colloquio con Natalia V. Veselnitsk­aya ci fu.

Trump ha sempre negato di avere saputo di quell’i ncontro e continua a farlo: “Mi sembra che qualcuno stia cercando di inventare storie per ▶OMICIDIO

attribuibi­le a un disperato o delitto con matrice razzista? Non è chiaro il contesto che ha portato alla morte, il 22 luglio, di Nia Wilson, 18 anni, afroameric­ana, uccisa a coltellate in una stazione dei bus di Oakland, in California; la vittima era insieme con delle sue sorelle quando è stata aggredita da John Lee Cowell, 27 anni, un senzatetto con numerosi precedenti penali. Per la polizia, che ha arrestato l’assassino dopo un giorno di ricerche, si tratterebb­e dell’ennesimo episodio di degrado sociale che atta- cercare di tirarsi fuori dalle sue difficoltà”. Cohen, l’avvocato personale, che gli faceva da paraninfo negli affari sessuali, comprando il silenzio di conigliett­e e pornostar che s’attribuiva­no l’‘amicizia’ del naglia Oakland, ma i parenti hanno idee diverse: “Stanno cercando di dire che l’assassino era malato e pazzo. Ma è stato un atto di razzismo” afferma una delle sorelle della vittima, Malika Harris. A sostenere questa tesi è l’attrice Anne Hathaway, che su Instagram scrive: “Era una ragazza nera ed è stata uccisa a sangue freddo da un uomo bianco. Gli afroameric­ani temono per la loro vita quotidiana­mente in America e questo va avanti da generazion­i. I bianchi non hanno la stessa paura”. magnate, ora sarebbe pronto a raccontare la sua verità al procurator­e speciale Robert Mueller, che indaga sul Russiagate, l’intreccio dei contatti tra la campagna di Trump ed emissari del Cremlino.

IN OGNI CASO, probabilme­nte non siamo al redde rationem del Russiagate: gli inquirenti e i democratic­i all’opposizion­e non hanno interesse a portare l’affondo contro Trump ora che i repubblica­ni sono maggioranz­a sia alla Camera che al Senato; e potrebbero attendere il voto di mid-term del 6 novembre, sperando di ribaltare i rapporti di forza almeno in un ramo del Congresso.

Cohen, un legale fedifrago, pronto a compromett­ere il cliente, sia pure ex, per alleggerir­e la sua posizione, ha una credibilit­à piuttosto bassa. E, che Gaza “sarà invivibile entro il 2020”. Manca l’energia elettrica (c’è solo 4 ore al giorno, in parte arriva da Israele) e l’acqua potabile. Il sistema sanitario è in default. Il taglio del contributo Usa deciso da Donald Trump (300 milioni di dollari) all'Unrwa (l'agenzia Onu per i rifugiati palestines­i) e la politica di restrizion­i economiche del presidente dell'Anp Abu Mazen nei confronti del governo di Hamas, hanno peggiorato le cose. L’Unrwa ha annunciato che non rinnoverà il contratto a mille dipendenti temporanei. Uno di loro ha tentato il suicidio con le fiamme, così come aveva fatto un venditore ambulante obbligato dalla polizia di Hamas a cambiare zona. Temeva di non poter più incassare quei 15 shekel al giorno – 3 euro – per sfamare la moglie e i cinque figli.

Il “malumore” nei confronti di Hamas, è cominciato dopo le “Marce del Ritorno”. Diversi post sui social media imputano ad Hamas “la volontà di andare ad un nuovo confronto militare. E inevitabil­mente sarebbe la gente comune a pagare il prezzo maggiore”. Il divario tra la leadership di Hamas e la gente di Gaza al momento è ampio, ma una guerra con Israele lo colmerebbe rapidament­e. su questo punto, non è neppure suffragato da qualche registrazi­one: la sua parola contro quella dei Trump, anch’essi, però, parte in causa e con una credibilit­à non argentina. Cohen dice che fu Donald jr a informare il padre dell’incontro e che ne ottenne l’ok ad andare avanti.

All’Fbi, comunque, non manca il materiale su cui indagare, affermazio­ni di Cohen a parte: gli agenti hanno un centinaio di conversazi­oni registrate tra il legale e il presidente, tutte sequestrat­e nelle perquisizi­oni di aprile nelle residenze e gli uffici dell’avvocato, quando vennero fuori i pagamenti per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels (cui poi s’è affiancata la vicenda analoga della conigliett­a Karen McDougal). Michael Avenatti, avvocato della i palestines­i uccisi durante le “Marce del ritorno”, avviate da Hamas il 30 marzo il tasso di disoccupaz­ione nella Striscia di Gaza dei ragazzi palestines­i di 15 anni non frequenta la scuola, secondo l’Unicef Alla stessa età il 7% delle ragazze abbandona gli studi pornodiva, annuncia che prenderà la difesa di altre tre donne che sarebbero state pagate da Trump e dal suo team, senza indicare perché lo sarebbero state.

C’è, inoltre, il mandato di comparizio­ne davanti a un gran jury per Allen Weisselber­g, uno dei ‘custodi’ delle finanze di Trump, chiamato a testimonia­re nelle indagini su Cohen. E, infine, il procurator­e Mueller sta passando al setaccio i tweet di Trump: quelli virulenti contro l’ex capo dell’Fbi James Comey, licenziato perché non voleva ‘ammorbidir­e’l’inchiesta sul Russiagate, e contro il ministro della Giustizia Jeff Sessions possono essere vere e proprie intimidazi­oni a uomini chiave dell’indagine, cioè ostruzione alla giustizia.

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Ansa Senza pace Proteste anche a Hebron alla fine del venerdì di preghiera
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