Il Fatto Quotidiano

A braccia aperte da Trump Scatta l’operazione simpatia

Il premier gioca la carta dell’affinità ma il Tap resta un rebus

- » MASSIMO FILIPPONI

Mentre altri “Paesi europei guardano alla Casa Bianca con ansia e disappunto”, il governo italiano ha il vantaggio di poter condivider­e con gli Stati Uniti un “momento di allineamen­to spirituale”. Sono del Washington Post le espression­i che meglio illustrano le aspettativ­e comuni alla vigilia del tête-à-tête che il presidente Trump e il premier Conte avranno oggi a Washington.

Prima di prendere l’aereo per gli States, in un post su Facebook, il presidente del Consiglio annuncia: “Credo che Trump voglia aiutare l’Italia e nel mio viaggio a Washington cercheremo di capire come. Il rapporto è buono, e il fatto che io esprima una maggioranz­a M5S-Lega accentua le potenziali affinità”. Ci sono tutti i presuppost­i perché i rapporti tra due Paesi che professano apertament­e la teoria del diritto alla precedenza – America firstè lo slogan di Trump sin dalla campagna elettorale; Prima gli italiani è il ritornel- lo tanto caro a Matteo Salvini – siano destinati al successo.

NON È UN CASO che l’unico leader italiano che nel novembre del 2016 si schierò apertament­e in favore di The Donald sia stato proprio l’attuale vicepremie­r nonché ministro dell’Interno, il quale – così come il presidente americano – non ha mai nascosto simpatie anche nei confronti della Russia di Putin. Dal vertice Trump-Gentiloni dell’aprile dell’anno scorso, invece, non furono partorite che frasi di circostanz­a (“L’Italia è un alleato vitale per gli Stati Uniti”, “Con gli Usa ci sono punti di contatto”). E, qualche giorno più tardi, in violazione del bon ton diplomatic­o, sarà proprio Trump a rivelare parte di un colloquio privato: “Ho detto a Gentiloni che l’Italia deve dare più soldi per la Nato. E lui pagherà”.

Il nodo della Nato sarà sicurament­e in agenda. Tutte questioni di estrema importanza: dalle politiche per fronteggia­re le ondate migratorie alla stabilizza­zione della Libia e dell’area del Mediterran­eo; dalla collaboraz­ione nelle missioni di pace alla partita sui dazi commercial­i. Senza dimenticar­e il fronte più delicato: la realizzazi­one del gasdotto Trans- Adriatico che partendo dall’Azerbaijan aggira la Russia. Proprio sul Tap - il gasdotto

Trans-Adriatic Pipeline che suscita da tempo vivaci proteste nel luogo d’approdo sulla costa salentina a Melendugno (Lecce) - Conte, ancora prima di esporre alla Casa Bianca il pensiero ufficiale dell’esecutivo, è chiamato a una difficile mediazione interna dal momento che le opinioni nel governo giallo-verde sono contrastan­ti e con- trastate: i Cinque Stelle hanno da subito lottato contro il Tap (Di Battista lo definì “un’opera stupida”, quando però i grillini erano barricati all’opposizion­e...) mentre la Lega ha sempre guardato al gasdotto con favore. Ora si fa strada l’ipotesi di uno spostament­o del punto d’approdo, già ventilata in passato dal governator­e pugliese Michele Emiliano. E, giocando astutament­e d’anticipo, l’amministra­zione a stelle e strisce fa pressione su Conte ancora prima di vederlo scendere dall’areo: “Incoraggia­mo gli italiani – ha affermato il Dipartimen­to di Stato Usa – ad andare avanti con quest’op er a chiave per portare il gas del Mar Caspio in Europa”.

Welcome mister Conte.

Il nostro rapporto con gli Stati Uniti è buono, e il fatto che io esprima una maggioranz­a M5SLega accentua le potenziali affinità GIUSEPPE CONTE

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LaPresse Giuseppe Conte

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