Ong, piccoli sindacati e volontari nella trincea dei migranti
Dai preti di trincea alla trincea dei migranti. A fronte di una sinistra che ha aperto la strada alle politiche securitarie, dalla Turno-Napolitano a Minniti, e di un sindacato che sembra aver perso la parola, la trincea dei migranti resta il terreno più difficile. Su questa frontiera un ruolo di primo piano lo ricoprono le ormai famose Ong che operano nel Mediterraneo. Nomi come Sos Mediterranée, Proactiva Open Arms, Sea Watche Sea Eyesono diventati delle bandiere e la loro attività è diventata un punto di riferimento per settori della sinistra istituzionale. Nel mese di giugno si sono imbarcati sulla Open Arms alcuni eurodeputati del gruppo di sinistra Gue, tra cui l’italiana Eleonora Forenza , seguiti a luglio dai deputati di Sinistra italiana Erasmo Palazzotto eNicola Fratoianni. Un modo per ovviare alla propria impotenza. Del resto la supplenza all’incapacità della sinistra le Ong l’hanno già svolta come dimostra l’attività contro la guerra di Emergency quando il centrosinistra autorizzava le missioni militari all’estero.
Nella trincea ci sono anche decine di centri sociali e associazioni di solidarietà, come la romana Baobab, ma anche figure come quella di Aboubakar Soumahoro, la cui attività di sindacalista dell’Usb è ormai passata in secondo piano rispetto a una rappresentanza più generale, specie dopo l’uccisione del sindacalista Somalia Sacko.