Il Fatto Quotidiano

Comitati di tutti i “No”: unitevi Dalla Val Susa all’Acqua pubblica

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Èil movimento più antico. Esiste dall’inizio degli anni 90 quando si inizia a parlare del progetto del Treno ad alta velocità (il Tav) in Val di Susa. Ed è stato l’ossessione di tutti i governi degli ultimi venti anni. I No Tav potrebbero essere quel granello di sabbia in grado di inceppare il governo giallo-verde. L’attacco furibondo che gli è stato portato da Pd e Forza Italia, ma anche dalla Lega, l’accusa di incubare un nuovo terrorismo, quella di essere il capostipit­e del Ninby , difensori solo del “proprio giardino”, non lo hanno fiaccato. Senza capi, senza dirigenti, in grado di poggiare sulla forza della comunità creando, come ha spiegato lo scrittore Wu Ming 1, un proprio mutualismo, mescolando culture politiche diverse. Dagli antagonist­i di Askatasuna , ai comunisti del Prc ai libertari non violenti come Alberto Perino. La collocazio­ne nella sinistra è forzata visto che alle ultime elezioni lo stesso Perino rimprovera­va alla lista Potere al popolo di disperdere i voti togliendo forza al M5s. Dal movimento NoTav si è poi diramata in tutta Italia una rete di comitato “no-qualcosa”: No Tap, No Triv, “no” in genere alle grandi opere. Quando i “no” si sono tramutati in positività sono nati comitati per i Beni comuni presenti praticamen­te in ogni città italiana. Il punto più alto della capacità di aggregazio­ne e di coordiname­nto è stato toccato nel 2011 con il referendum, vinto, per l’Acqua pubblica.

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