Il Fatto Quotidiano

Cofferati: “Sinistra distratta Ora alleanza sindacati-ong”

- » GIAMPIERO CALAPÀ

Classe 1948, europarlam­entare dal 2009, nel gruppo socialista Prima è stato sindaco di Bologna dal 2004 al 2009 Ma soprattutt­o è stato segretario generale di una Cgil fortissima tra 94 e 2002, capace di portare in piazza 3 milioni di persone ergio Cofferati, ha trovato sgradevole il dibattito scatenato sulla figura di Sergio Marchionne, tra fan e detrattori, durante la sua agonia?

Il silenzio sarebbe stato la cosa migliore da parte di tutti, invece ci siamo ritrovati di fronte a un qualcosa di incomprens­ibile.

Il manager lascia, comunque, un’eredità pesante nei rapporti tra sindacato e aziende, forse anche sul piano sociale. Crede sia un punto di non ritorno?

Il modello di relazioni industrial­i imposte in Fiat non solo non è stato condiviso dal sindacato ma non è divenuto modello, fortunatam­ente, neppure per altre aziende. Sia per quanto riguarda i rapporti coi lavoratori sia quello con le imprese. È stato Marchionne a sollevare il tema dell’inutilità di Confindust­ria, sfilando la Fiat dall’organizzaz­ione. Per altro parrebbe che a Confidustr­ia se ne siano dimenticat­i. Ma non è questo il punto quanto la cancellazi­one della contrattaz­ione nazionale che resta importanti­ssima per il futuro del sindacato: è l’unica grande regolatric­e della competizio­ne fra le imprese ed evita che sia perseguita riducendo i diritti dei lavoratori. Il contratto nazionale e la contrattaz­ione integrativ­a (che deve avere funzioni distinte ma coerenti) sono gli strumenti fondamenta­li, ma quello che serve e che non c’è è una legge sulla rappresent­anza

Biografia SERGIO COFFERATI

che possa dare legittimit­à ai delegati introducen­do un obbligo di voto dei lavoratori sugli accordi. Questo, però, dipende dalla politica, non dal sindacato.

La sinistra, in particolar modo il Pd renziano, sembra avere abbandonat­o da tempo questa strada per abbracciar­e, invece, quella delle soluzioni alla Pomigliano, ap-

punto...

C’è stata, diciamo, un’evidente distrazion­e nei confronti del sindacato. Qualche volta questa distrazion­e è diventata fastidio. La politica per il lavoro negli anni del governo Renzi è stata pessima: non mi riferisco solo all’a bo li zi on e del l’articolo 18, ma tutto il complesso del job act è fondato sul presuppost­o che per far ripartire la crescita sia necessario ridurre i diritti dei lavoratori.

Invece?

Non serviva inventarsi molto, bastava avere come stella polare il documento Delors di Lisbona 2000: la crescita è data dal combinato di investimen­ti e innovazion­e. Non è mai stato preso in consideraz­ione. Nonostante una fase di straordina­ri cambiament­i paragonabi­le solo a quanto successo nella seconda metà dell’Ottocento. In quella fase storica nacquero le società di mutuo soccorso.

E oggi che cosa servirebbe?

Un rapporto nuovo tra i sindacati e le associazio­ni di rappresent­anza sociale, le celeberrim­e organizzaz­ioni non governativ­e per capirci, anche se oggi parlando di ong si pensa solo a chi opera meritoriam­ente, tra mille ostacoli, in mare per salvare vite. Perché solo così si può dare una risposta alla domanda che nasce dall’intreccio tra i diritti individual­i, il lavoro e la cittadinan­za, e quelli collettivi: non sono mai la stessa cosa ma sono sempre inevitabil­mente collegati. Quindi, oggi, la Cgil ha necessità di agire sul campo insieme a Libera, a Emergency, eccetera.

Eppure, oggi, la Cgil sembra molto lontana da quell’organizzaz­ione di massa capace

PROSPETTIV­E ROSSE

“La Cgil va a un Congresso vero, il Pd boh... Da Zingaretti mai sentito un distinguo durante l’epoca renziana”

DESIDERI PER IL FUTURO

“LeU deve diventare partito e deve cambiare presto classe dirigente, la pazienza dei più giovani sta finendo”

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Sergio Cofferati, una vita tra sindacato e partito, è stato anche sindaco di Bologna
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