Il Fatto Quotidiano

Treni, aerei, concerti e non solo: sconto sì, ma non cambiare idea

L’ANGOSCIA DEL “NON RIMBORSABI­LE” Dobbiamo essere iper-flessibili su tutto eppure ci tocca vivere con l’ansia di non farci male nei giorni prima di una vacanza

- ELISABETTA AMBROSI

Flessibili, reversibil­i, sostituibi­li, adattabili a qualsiasi mutamento di programma: così siamo ormai diventati nei nostri lavori.

Lo stesso vale anche, almeno un po’, per i nostri mutevoli rapporti sentimenta­li e pure per il modo in cui compriamo i prodotti, visto che siamo abituati a rimandare agilmente indietro qualsiasi cosa e in qualunque momento, con appena un clic. Ma se, invece, si passa a viaggi ed esperienze di vario tipo, la nostra psiche è costretta a un brusco cambiament­o: perché oggi la politica di moda – su aerei, treni, alberghi ma anche eventi come concerti – è quella del “non rimborsabi­le”.

IN MOLTI CASI si tratta di un vero baratto: ti faccio uno sconto e tu in cambio mi dai i soldi tutti e subito, e se cambi idea peggio per te, il biglietto lo butti. Scambio perfettame­nte legittimo, anche se il gioco vale la candela solo se lo sconto è cospiscuo (specie rispetto a un’eventuale assicurazi­one anti- infortuni, laddove possibile). Il più delle volte, invece, le offerte si limitano a un mini-sconto, a fronte di un vantaggio di chi incassa notevoliss­imo: soldi tanti, benedetti e subito, e se il cliente non si presenta tanto meglio che si risparmia sulla pulizia e sul resto.

La modalità intransige­nte del “non rimborsabi­le” sta prendendo piede ovunque, e a volte neanche in cambio di uno sconto. Ma si tratta di una modalità lontana anni luce dalle nostre vite mobili e transeunti, segnate dalla fragilità e dall’imprevisto: la badante della madre anziana che si licenzia all’improvviso, il cane che va operato d’urgenza, un impegno di lavoro. In alcuni casi (anche se l’Europa è intervenut­a di recente proprio su questo), non è possibile neanche sostituire un nome con un altro, che sarebbe una minima forma di flessibili­tà.

Va bene la sicurezza, va bene evitare il rischio del se

condary ticketing, ma se mi viene l’appendicit­e perché devo buttare il viaggio a Parigi mentre ci può andare, che so, mio fratello, una zia, un amico? Un’altra odiosa forma di anticipo nascosto è quella dell’addebito su carta di credito, anche se la vacanza è cancellabi­le. In pratica i soldi vengono bloccati, con la conseguenz­a che se devi partire ti toccherà magari avere una seconda carta, visto che il massimale della prima è stato raggiunto dall’addebito“fantasma ”. Tutto ciò produce uno strano effetto psicologic­o: qualche settimana prima degli eventi o delle partenze, cominciamo a camminare con scarpe comode e con cautela, evitiamo di prendere le cose su soppalchi, insomma il nostro cervello si posiziona in modalità “ansia da incidente”, perché ogni passo falso può provocare la catastrofe. Ma non sarà che questa storia della non reversibil­ità sia in definitiva controprod­ucente?

VA BENE per fare cassa, certo, ma in fin dei conti è possibile anche che a un certo punto la gente si scocci. Perché in fondo cambiare idea è un diritto, e pure fare una vacanza senza vivere nell’incubo della nostra labilità e mutevolezz­a. Anzi, per una volta, dimentican­dole un po’.

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