Con SfruttaZero per cancellare caporali e schiavitù
0 luglio 2015. Mohamed, bracciante sudanese, muore nelle campagne di Nardò (Lecce) stroncato da un malore dovuto al caldo e alle condizioni disumane nelle quali i caporali lo avevano costretto a raccogliere pomodori. L’unico effetto di questa tragedia all’epoca fu quello di accelerare il processo Sabr che con la sentenza dello scorso anno ha appurato come dal 2009 al 2011 i braccianti siano stati “ridotti in schiavitù” dai caporali venendo sottoposti a turni di lavoro nei campi di almeno 10-12 ore, al caldo torrido, senza riposo settimanale, per una paga di 20-25 euro, quasi sempre in nero.
OGGI, passati tre anni dalla morte di Mohamed e uno dalla sentenza Sabr, a Nardò basta fare un giro per le campagne per capire quanto il caporalato sia ancora molto forte. Ma qualcosa nel frattempo si sta muovendo nella società civile per interrompere questa catena di sfruttamento che opprime i lavoratori stagionali pugliesi. Si tratta di “SfruttaZero” progetto di agricoltura sociale che produce salsa di pomodoro rispettando i diritti dei lavoratori, italiani e non. L’idea, semplice quanto rivoluzionaria per un territorio assuefatto al caporalato come quello pugliese, è portata avanti dal 2015 dalla barese “Solidaria” (che ha iniziato a sviluppare il progetto nel 2014) e dalla salentina “Diritti a sud”, due realtà che da anni si battono per fermare lo sfrutta- mento dei braccianti. “Il cuore è quello di non avere padroni”, spiega Angelo Cleopazzo vicepresidente di “Diritti a Sud” che con questo termine si riferisce “non solo ai caporali che sono l’ultima ruota del carro, ma anche e soprattutto alle aziende, che si servono di loro per mantenere i costi bassi e alla grande distribuzione dei supermercati che obbliga le aziende a deprezzare il lavoro a scapito dei diritti”.
Coerenti con queste opinioni gli attivisti di SfruttaZero hanno quindi deciso di rifiutare l’offerta di Conad Adriatica e di affidare la distribuzione nazionale della salsa a “FuoriMercato”, rete alternativa ai grandi marchi. La bontà di questa decisione è confermata dal numero delle salse prodotte e vendute che, con l’unico supporto degli ordini fatti sulla pagina Facebook, è salito da 2500 nel 2015 a 13mila nel 2017. Numeri sui quali Cleo- pazzo resta cauto: “Per il momento siamo molto piccoli e sappiamo che c’è ancora molto da fare”. Le salse risultano essere molto più vendute nel Nord Italia e all’estero che al Sud.
LA SPIEGAZIONE per il vicepresidente è chiara: “Il Sud, Nardò in particolare, sono conservatori e i locali spesso guardano con diffidenza al nostro progetto”. Questo problema di percezione viene affrontato di petto dall’attivista che tiene a precisare: “Non siamo buonisti, ma siamo pratici e crediamo nella giustizia sociale. Il nostro è un progetto in cui si lavora tutti allo stesso livello, senza discriminazioni di alcun tipo e a cui prendono parte sia i migranti sia i locali. L’obiettivo è quello di dimostrare che un’alternativa al caporalato è possibile, se la si fa tutti insieme”. Andrea Mura, talentuoso velista e neodeputato del M5s, ha raggiunto l’ennesimo primato: questa volta non si tratta di un altro record in mare ma del 96,3% di assenze alle votazioni di Montecitorio da quando ha avuto inizio la legislatura. Mura, però, ben lungi dal giustificarsi, ha rivendicato con orgoglio come il suo compito fosse tutt’altro rispetto al banale ruolo del parlamentare, e ci ha tenuto a precisare come questo, negli accordi col Movimento, fosse chiaro dal principio: “Io l’ho detto fin dall’inizio, anche in campagna elettorale, che il mio ruolo, più che quello di parlamentare, sarebbe stato quello di testimonial a difesa degli oceani. L’attività politica si può svolgere anche in barca, per il bene dell’umanità, come faccio io”. Finchè la barca va/ tu non votare/ finchè la barca va/ tu alla Camera non c’andare. A quanto pare però la barca ha smesso di andare, perchè i pentastellati hanno già espulso dal gruppo il generoso velista: nemmeno il Movimento utopista e visionario per eccellenza si è mostrato così all’avanguardia da comprendere la filantropia in contumacia.
TROPPO A LARGO PRETTY EUROPE
Bocciare l’Unione europea fa quasi ridere. È superfluo, ovvio, ridondante. Farlo in una rubrica che si chiama Facce di Casta, quando se la Casta dovesse avere un volto sarebbe indubbiamente il “non volto” dei tecnocrati di Bruxelles con i suoi connotati invisibilmente arcigni, suona ancora più scontato; eppure questa settimana l’Unione è riuscita a superare se stessa e a meritarsi una menzione speciale. Per affrontare la questione immigrazione la Commissione europea ha proposto 6mila euro d’incentivi per ogni richiedente asilo che venga accolto. Giuseppe Conte ha replicato a nome dell’Italia, cercando di mostrare con garbo la gravità del fraintendimento di piani: “Non è mai stata fatta una questione di soldi. La solidarietà europea non ha un prezzo, non è una logica corretta”. Ma l’Unione europea sembra proprio non arrivarci: continua a trattare i singoli Stati con le loro esigenze pratiche, culturali, gestionali come se fossero mignotte da mettere a tacere a suon di quattrini, senza arrivare a capire che la condivisione è ben altra cosa. Sembra di vedere il loop la prima parte di Pretty Woman, con Richard Gere convinto di poter blandire Julia Roberts e le sue richieste “femminili” a suon di dollari: peccato però che “la favola” che vuole Vivian e che vorrebbe ogni nazione che ancora nutra qualche speranza nel progetto europeo non arrivi mai. L’illuminazione arrivata su Rodeo Drive non riesce a farsi strada a Bruxelles; e Donald Tusk e Jean Claude Juncker non riescono nemmeno a capire quanto offensiva possa essere la loro sordità.
AVVERSATIVE A FUOCO
Pippo Civati ha commentato così la deriva Far West che sta prendendo piede: “Prima spararono a una bimba rom, ma stavano provando la pistola. Poi a un operaio di Capo Verde, ma volevano sparare a un piccione. Prima del ‘ma’ c’è sempre una persona ferita gravemente e senza alcuna ragione”. Amen.