Giorgetti stoppa la riforma dello sport Figc verso il voto
Il governo vuole spiegazioni sui principi. Il calcio può uscire dal commissariamento
Niente nuovi principi informatori del Coni. Non subito, almeno. E a questo punto probabilmente niente più commissariamento della Figc. Il primo atto di Giancarlo Giorgetti come sottosegretario con delega allo Sport è rinviare la riforma del Comitato olimpico e delle Federazioni voluta da Giovanni Malagò.
IL PAREREda parte del governo è un segnale dell’atteggiamento poco accondiscendente del nuovo esecutivo. A Palazzo Chigi non c’è più l’am ico Luca Lotti, che assecondava ogni desiderio di Malagò. Pur tra mille impegni, il sottosegretario Giorgetti ha voluto fare le pulci al testo ricevuto dal Coni, e al Coni rispedito insieme ad un bel carico di richieste.
Per la riforma è il secondo stop in tre mesi. Ad aprile Malagò aveva messo mano nel groviglio delle Federazioni che da troppo tempo seguono logiche cervellotiche, a favore dei soliti noti. Un obiettivo lodevole accompagnato però da polemiche interne. Tra le novità più importanti, l’introduzione del limite di tre mandati per tutte le cariche (come previsto dalla legge dello scorso governo), la revoca del diritto di voto agli arbitri (fondamentale in chiave Figc, dove i fischietti sono decisivi), il rafforzamento degli organi centrali della giustizia sportiva.
Già a metà maggio però al Foro Italico avevano scoperto che la presidenza del Consiglio aveva congelato il parere: all’epoca in carica c’era ancora Gentiloni, ma vuoi per il clima di smobilitazione, vuoi perché la riforma non era completa (mancava una seconda parte), l’ufficio per lo Sport aveva preferito rimettere la questione ai successori. La decisione era stata accolta con disappunto al Coni, che contava di aver già chiuso i giochi: ora quelle preoccupazioni si sono rivelate fondate.
Al Foro Italico speravano di incassare oggi il via libera definitivo, al massimo con alcuni rilievi non sostanziali e subito recepibili. Invece il testo è tornato indietro con la richiesta di una serie di chiarimenti. Nel mirino le deleghe per i voti plurimi alle società, il voto degli arbitri, persino le “quote rosa”, principio condivisibile ma che spetta alle Federazioni. Ora la palla è nelle mani nel Coni: Malagò assicura che “entro oggi invieremo le risposte e sarà tutto a posto”; tecnicamente possibile, ma le osservazioni potrebbero richiedere anche più tempo, e comunque servirà un altro passaggio a Palazzo Chigi. I tempi sembrano allungarsi.
PER ALCUNI si tratta di una bocciatura. Per altri sono solo tecnicismi, che non intaccano i rapporti con Palazzo Chigi e nemmeno l’attuazione della riforma, che prima o poi entrerà in vigore ( lo richiede proprio la legge). Intanto però Malagò incassa un contrattempo, che rischia di avere conseguenze su un altro fronte a lui molto caro: la Figc, commissariata da mesi, impaziente di tornare al voto ma tenuta in scacco per l’approvazione dei principi. Il Coni ha prorogato la reggenza di Fabbricini per concludere l’iter. Ora però che la riforma è rinviata, Malagò probabilmente sarà costretto a mollare la presa e concedere l’assemblea già a settembre alle componenti che l’hanno richiesta (i Dilettanti di Cosimo Sibilia, la Lega Pro di Gabriele Gravina e i calciatori di Damiano Tommasi), pronte a rivolgersi al Tar se oggi il Collegio di Garanzia non le darà ragione. Ma a questo punto anche al Coni si chiedono se conviene tirare la corda: a quanto pare c’è già un rapporto delicato col governo a cui pensare.
Il parere è un segnale dell’atteggiamento del nuovo esecutivo A Palazzo Chigi non c’è più Luca Lotti, che assecondava ogni desiderio del Coni