Il Fatto Quotidiano

CAVERN CLUB

Com’era e come non è il locale dei Beatles

- » SABRINA PROVENZANI

Sono poche le grandi icone culturali che reggono l’impatto con la realtà, e se c’è un esempio che vale per tutte è quello del Cavern Club di Liverpool, “il luogo di nascita dei Beatles”. Il locale dove i Fab4 suonarono quasi 300 volte – fra il 9 febbraio 1961, un debutto mediocre all’ora di pranzo, all’ultima esibizione, entrata nel mito, del 2 agosto 1963 – non c’è più dal 5 giugno 1973, quando un’amministra­zione cittadina incapace di intuirne il potenziale turistico demolì l’edificio che lo ospitava, lasciando che la galleria sotterrane­a e il palco angusto al 10 di Mathew Street che avevano lanciato la band finissero riempiti di macerie. Oggi, il Cavern è una riproduzio­ne dell’originale, costruita sopra la precedente con una parte dei mattoni del primo locale – gli altri si trovano ancora in vendita – ma con comfort e ventilazio­ne da anni duemila.

E A QUANTO PARE che quel Mito sia di cartapesta non importa a nessuno, se il club, o meglio la sua copia, sopravvive in buona salute, grazie ad un mix sapiente di nostalgia e marketing. Del resto la storia del Cavern non si intreccia solo con il miracolo pop dei Beatles: fin dalle origini, è uno dei luoghi della storia musicale britannica. Viene fondato nel 1957 da Alan Synter, che a Parigi aveva frequentat­o il locale jazz Le Caveau de la Huchette e, deciso ad aprire qualcosa di simile a Liverpool, non aveva trovato di meglio che un ex rifugio antiaereo. Synter odia il rock, ma i conti vanno male ed è costretto a fare spazio alla moda delle nuove band, fra cui i Beatles, che al Cavern debuttano nella primissima formazione, i Quarrymen, e poi vengono consacrati al ritorno dal famoso tour di Amburgo.

Sono stati i Beatles a creare il Cavern o il Cavern a creare i Beatles? È famosa la sprezzante risposta di John Lennon: “Non dobbiamo niente al club. Gli abbiamo fatto un favore e li abbiamo resi famosi”. Giudizio ingeneroso: il locale è buio, piccolo e umido, ma proprio questo fa la sua fortuna. Con una capienza da 300 posti e un’ottima acustica, nella febbre da rock dei primi anni Sessanta è facile riempirlo e la compressio­ne dei corpi alimenta l’entusiasmo e l’eccitazion­e dei fan. E poi, in quelle quasi 300 date, i Fab4 imparano a suonare e gestire il pubblico, gavetta indispensa­bile per il successivo trionfo globale. Eppure, nel 1966, quando il Cavern attraversa una delle sue molte crisi e deve brevemente chiudere le porte, nessuno di loro muove un dito per salvarlo.

Gli anni successivi sono difficili. Al Cavern suonano i Rolling Stones, I Yardbirds, Eric Clapton, Elton John, i Queen, i Black Sabbath, The Who, ma nel 1973, con la demolizion­e del sito originario per far posto ad una cabina di ventilazio­ne per British Rail – poi mai realizzata – il mito del locale si appanna. I fan dei Beatles vengono a Liverpool per il Cavern, e trovano un parcheggio. Bisogna aspettare l’omicidio di John Lennon a New York, nel 1980, per rivedere il pellegrina­ggio dei turisti e l’interesse delle autorità. Il sito originale non si può ripristina­re, perché si scopre che sotto la Caverna c’è una distesa d’acqua. Bisogna accontenta­rsi di una “copia identica al 75%” allo stesso indirizzo. Apre nel 1984 e, dopo alterne vicende, nel 1991 viene acquisito dal Cavern City Tours, agenzia specializz­ata in pacchetti turistici che lo trasforma in una macchina da soldi nel solco dei Fab4, con merchandis­ing, eventi celebrativ­i, un Festival, concerti di

tribute bands, proventi del Beatles Tour ufficiale e anche, nel secondo palco ricavato con la ricostruzi­one e nel pub collegato dall’altra parte della strada, concerti live di gruppi famosi e non. L’anno scorso ha festeggiat­o i 60 anni.

Dei membri superstiti, Paul McCartney è l’unico ancora legato al club delle origini. L’unico a tornarci; nel 1968, con la fidanzata Linda; nel 1999, con la band del momento e infine, la scorsa settimana, con un concerto a sorpresa sull’o nd a della nostalgia. Non è solo sentimento: Macca ha un nuovo album in uscita, E

gypt Station, e il 12 dicembre, proprio dalla Liverpool Echo Arena, partirà il nuovo tour inglese. Anche per questo lo scorso mese ha suonato in un pub locale, e ha deliziato il pubblico del L at e

Show di James Corden con un emozionant­e ritorno nella casa della sua adolescenz­a al 20 di Forthlin Road, dove scrisse le prime canzoni.

Aprendo il concerto al Cavern, pochi giorni fa, ha gridato: “Liverpool! Cavern! Due parole che vanno a braccetto”. È proprio così, nella forma rivisitata, contempora­nea, commercial­e del Mito.

LA SORPRESA DI PAUL McCartney è tornato nel luogo di Liverpool “in cui tutto è cominciato” Peccato che lo storico pub sia stato distrutto nel ’73

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Il sito originale non si potè ripristina­re, perché sotto c’è una distesa d’acqua. La seconda “versione” fu inaugurata nell’84
Fotogramma “Copia identica al 75%” Il sito originale non si potè ripristina­re, perché sotto c’è una distesa d’acqua. La seconda “versione” fu inaugurata nell’84
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