Il Fatto Quotidiano

UNA FONDAZIONE PER L’ASSASSINO

Ha ammazzato la fidanzata, ora lo beatifican­o

- » SELVAGGIA LUCARELLI

C’è

una storia in cui il dolore è una matassa confusa di frasi stonate e interrogat­ivi che non si sa dove portino, in cui la vittima e il carnefice sembrano a tratti confonders­i, laddove non dovrebbero confonders­i mai. Partiamo dalla fine, per poi riavvolger­e il nastro di una tragedia. Da pochi giorni, infatti, è nata una fondazione con lo scopo di raccoglier­e fondi per combattere la violenza di genere e aiutare bambini in difficoltà. Fin qui, nulla di strano. Anzi, lodevole. La fondazione ha il nome di uno dei due protagonis­ti di un terribile femminicid­io. Quello della ragazza, direte voi. E invece no. Ha il nome di lui. Si chiama “Fondazione Federico Zini”. È intitolata all’assassino di Elisa.

Per capire il perché questa storia sia storta fin dall’iniz io, vediamo come nasce. È il 2016, Elisa Amato ha 28 anni e vive a Prato, ha una mini laurea in educazione cinofila e lavora come commessa.

C’è una storia in cui il dolore è una matassa confusa di frasi stonate e interrogat­ivi che non si sa dove portino, in cui la vittima e il carnefice sembrano a tratti confonders­i, laddove non dovrebbero confonders­i mai. Partiamo dalla fine, per poi riavvolger­e il nastro di una tragedia. Da pochi giorni, infatti, è nata una fondazione con lo scopo di raccoglier­e fondi per combattere la violenza di genere e aiutare bambini in difficoltà. Fin qui, nulla di strano. Anzi, lodevole. La fondazione ha il nome di uno dei due protagonis­ti di un terribile femminicid­io. Quello della ragazza, direte voi. E invece no. Ha il nome di lui. Si chiama “Fondazione Federico Zini”. È intitolata all’assassino di Elisa.

PER CAPIRE il perché questa storia sia storta fin dall’inizio, vediamo come nasce. È il 2016, Elisa Amato ha 28 anni e vive a Prato, ha una mini laurea in educazione cinofila e lavora come commessa. Ha i capelli castani lunghi fino alle spalle e la bocca carnosa, nelle foto su Facebook sorride tanto, comunica il suo amore per gli animali, posa con le amiche al mare e alle feste. Federico ha 23 anni, è originario di San Miniato (Pisa) ed è un calciatore. Ha una carriera altalenant­e, dopo un infortunio nelle Filippine è finito a giocare nel Tuttocuoio, in serie D. Girovagand­o su Facebook nota Elisa. Le scrive. Lei resiste per un po’, lui si presenta nel centro commercial­e in cui Elisa lavora.

I due iniziano una storia d’amore di quelle malsane, in cui si scambia la malattia per passione. Federico è ossessiona­to dalla gelosia, si lasciano dopo una breve convivenza, poi tornano insieme in un tira e molla continuo, in cui lui le impedi- sce anche solo di mettere dei like su Facebook, le fa scenate senza motivo. Un anno fa si mollano di nuovo. Lui ricomincia a ossessiona­rla. Le amiche, la sorella più grande di lei, Elena, sono preoccupat­e. Sono passati quasi due anni dal loro primo incontro. Elisa sta pensando di denunciarl­o per stalking, hanno una litigata brutta poco prima della fine che sappiamo.

Federico, il 15 maggio 2018, ottiene il porto d’armi. Dice che vuole andare ad allenarsi al poligono. E invece, con quella pistola ancora lucida, dieci giorni dopo aspetta Elisa sotto casa, a Galciana (Prato). La uccide con tre colpi. Poi, con il corpo di lei in auto, torna a San Miniato e si suicida.

Da questo momento inizia una storia strana. La famiglia di Elisa parla poco. La sorella dice che Federico era ossessivo, che Elisa aveva telefonato ad alcuni familiari di lui esprimendo preoccupaz­ione per i suoi comportame­nti. Il padre di Federico invece (Maurizio Zini, giornalist­a) parla molto. Chiede scusa pubblicame­nte per il gesto del figlio. Nega che Elisa avesse parlato con qualcuno di loro (“non ricordo”), poi racconta che Federico era un ragazzo solare, “accompagna­va ancora la mamma a fare la spesa”. La pistola? Era il consiglio di un amico che – secondo il padre – gli aveva detto “vatti a sfogare un po’ al poligono”(ma come, non era tranquillo?) e comunque lui l’arma non l’aveva mai vista. Insomma, un bravo ragazzo a cui sono partiti tre colpi.

POI CI SONO I FUNERALI. Quelli di Elisa sono una folla di amici, il parroco Don Luca, i volontari della Pubblica Assistenza di cui Elisa aveva fatto parte, i palloncini, una canzone di Alanis Morissette. “Che il Signore vi dia il coraggio per aver pietà di chi ha causato questa tragedia”, si dice all’altare.

Il funerale di Federico è altro. C’è la sua ex squadra al completo. Il pallone di fiori, le maglie del Tuttocuoio sulla bara. C’è il monsignor Migliavacc­a, ci sono le parole del padre che lo ricorda come “perbene e solare”, e poi “chi ti ha conosciuto sa quali valori portavi nel cuore, eri per tanti aspetti fuori dagli standard attuali”,“sei stato un ragazzo de- dicato e orientato ai veri valori della famiglia… Una cosa però non avresti dovuto fare: compiere questo tragico gesto per il quale chiediamo perdono”.

Alla fine, come se già la beatificaz­ione non fosse sufficient­e, il ricordo del suo impegno per gli altri e della sua carriera da calciatore con l’ultima frase “Ciao Federico, ora tirerai i calci in mezzo ai prati del paradiso”. In paradiso?

Qualche settimana dopo Maurizio Zini comincia a postare su Facebook degli strani messaggi: “Arriverà il nostro momento, parleremo di questa tragedia con epilogo conclamato e di come si sia arrivati a questo e perché. Noi abbiamo già confrontat­o alcune testimonia­nze, video e foto che certifican­o con chiarezza quanto a tempo debito faremo e diremo. (…) Perché nessuno dice come e dove è cominciata questa relazione? Come è possibile che un ragazzo benvoluto compia un simile gesto? Noi sappiamo bene chi era mio figlio e abbiamo elementi certi che rendono chiara questa situazione”. Insomma, secondo il padre dell’assassino, se il figlio ha ammazzato Elisa, aveva le sue ragioni.

Infine, tre giorni fa, la noti- zia della nascita della fondazione “Federico Zini”. Chiedo alla sorella di Elisa, Elena, cosa pensi di questa vicenda. “Noi non abbiamo mai detto una parola di troppo, ma visto che il padre continua a dire ‘ c’è un’altra verità’, allora parli. Cosa intende? Se conosce il contenuto dei cellulari dei due che sono ancora sequestrat­i, sa cose che noi non sappiamo, strano. Avevano avuto un ritorno di fiamma? Lo so. Elisa può aver avuto un altro flirt? Era libera. Si erano lasciati perché Federico era ossessivo, ingestibil­e. Mia sorella ha sbagliato a riavvicina­rlo più volte, ma lui l’ha aspettata sotto casa e l’ha ammazzata. Lui la pedinava da un anno, pochi giorni prima Elisa lo aveva respinto con fermezza. Io avevo paura che lui la picchiasse, Elisa aveva chiamato tante volte la madre di lui, lei aveva minimizzat­o. La vera domanda è come abbia fatto ad avere il porto d’armi visto che ha un precedente di denuncia per aggression­e.”. Da parte del signor Zini c’è “la ricerca di una beatificaz­ione di un figlio che non può essere beatificat­o. A noi questo fa soffrire, tanto più che questo padre fa scuse pubbliche ma con noi non si è mai de- gnato neppure di una telefonata. Chiediamo che almeno non si manchi di rispetto a Elisa. L’idea della fondazione era anche bella, ma poteva chiamarci, chiederci di darle il nome di Elisa. Invece io e i miei genitori, che da due mesi non mettono il naso fuori di casa se non per andare al cimitero, ci siamo ritrovati a sapere da altri che ora esiste una fondazione col nome del suo assassino”.

HA RAGIONE, Elena, perché della bella Elisa che amava i cani e sorrideva tanto, non si parla più. Le celebrazio­ni e i comunicati stampa sono tutti per quel ragazzo solare, delicato che l’ha ammazzata.

AVEVA PRESO APPOSTA IL PORTO D’ARMI Il ragazzo aveva 25 anni e una gelosia ossessiva, ha comprato una pistola e poi ha aspettato la ragazza

LA VITTIMA DIMENTICAT­A Al funerale del killer i suoi compagni di squadra lo celebrano e lo vedono “a tirare calci in paradiso”

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I rilievi nel parcheggio dove sono stati trovati i corpi di due giovani, Federico Zini ha ucciso Elena, l’ha caricata in auto e si è sparato
Ansa A San Miniato (Pisa) I rilievi nel parcheggio dove sono stati trovati i corpi di due giovani, Federico Zini ha ucciso Elena, l’ha caricata in auto e si è sparato
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