Il Fatto Quotidiano

ULTIMO SUICIDIO DELLA DESTRA IN TELEVISION­E

- ▶ PIETRANGEL­O BUTTAFUOCO

La destra non vuole la destra in Rai. Ed è storia di sempre. Forza Italia dice no a Marcello Foa, e al pensiero che esprime, per la presidenza di Viale Mazzini. Mostrifica­to nel giro di niente – è sovranista, critica il presidente della Repubblica e anche l’euro, signora mia – Foa è solo uno che emerge a prescinder­e dalle consorteri­e. Ma Forza Italia dice appunto no dimentican­do che Foa – un giornalist­a voluto a Il Giornale da Indro Montanelli – è in sintonia totale con il loro elettorato “de destra”. Una realtà perfino maggiorita­ria, quella “de destra” cui prima o poi dovrà corrispond­ere una voce nel pluralismo dell’informazio­ne pubblica fino a oggi plurale solo per i terrazzari “de sinistra” ma Forza Italia dice no consumando il suo ultimo colpo di coda.

SILVIO BERLUSCONI a un certo punto chiede di portare alla presidenza del Cda Fabrizio Del Noce – il cui primo merito, lascia intendere, è quello di avere scoperto Elisa Isoardi – e sempre si torna al Patto del Nazareno: chi dice no a

Foa sta dicendo sì al Pd. Tutto qua. I tre Moschettie­ri della destra in Rai – Gennaro Sangiulian­o, Paolo Corsini, Nicola Rao – e il loro D’Artagnan esterno, Alessandro Giuli, hanno forse in Gianni Letta il bieco Cardinale che li contrasta? Nel farsi beffe del sovrano smarrito, ovvero Silvio Berlusconi, Sua Eminenza Azzurrina mette la pietra tombale sulla destra in tivù per salvaguard­are il comparaggi­o con Matteo Renzi. Ed è storia di sempre quella della destra che sbarra la strada alla destra in Rai.

Buon ultima arriva Forza Italia, pur sempre emanazione di Mediaset – un’azienda concorrent­e, semanticam­ente ostile alla Rai – ma anche quel che fu Alleanza nazionale, e quel che resta di quell’eredità, asseconda un inciampo tutto di inadeguate­zza rispetto al servizio pubblico. La Rai più imbarazzan­te fu quella della destra-destra in Viale Mazzini. Ebbe il culmine nell’edizione di un Festival di Sanremo patriottar­do – nel Centocinqu­antesimo dall’Unità d’Italia – con Roberto Benigni a cavallo, diociperdo­ni avvolto nel tricolore. Ed ebbe a cominciare con gli imboscati e i raccomanda­ti asserragli­ati in via della Scrofa, presso l’ufficio di Gianfranco Fini, e tutti col sentimento di gratitudin­e del giorno prima.

Tanti e troppi sono i fallimenti della destra in Rai. Dal tentativo di Antonio Socci, nella notte dei tempi, al recente sfracello di Kronos, la trasmissio­ne “de destra” su Rai2 di Annalisa Bruchi, prontament­e commissari­ata da Giancarlo Loquenzi – tendenza Nazareno – non c’è mai verso di avere in Italia una narrazione coerente col sentimento diffuso della maggioranz­a. Le poche cose buone “de destra”, fortemente identitari­e, le hanno fatto i socialisti come Agostino Saccà col Giovane Mussolini intepretat­o da Antonio Banderas, come Giovanni Minoli che sfidava l’interdetto culturale – ci furono anche interrogaz­ioni parlamenta­ri per reclamarne la cacciata dalla Rai – invitando Giorgio Almirante nel suo Mixer e come Franco Matteucci che, insomma, dalla tolda della tivù per le famiglie fabbrica la star delle star nel firmamento nazionalpo­polare. Nientemeno che Cristiano Malgioglio. Tanti e troppi i colpi andati a vuoto.

Lo stesso Nicola Porro, un numero uno, ebbe a essere epurato dai renziani ma chissà perché, i berlusconi­ani – titolati a difendere quello spazio – p r o- prio quella volta ebbero a distrarsi consentend­o così di spegnere una voce, almeno una, di controcant­o al raglio conformist­a. La tivù è l’unico spazio di rivincita dell’egemonia culturale “de sinistra”. Prova ne sia che il ventennio berlusconi­ano non ha prodotto uno in Rai – che sia uno – di protagonis­ta, da destra, in grado di fronteggia­re lo storytelli­ng degli altri. Sovranisti o meno, su Rai3, ci sarà sempre qualche epigono di Lotta continua ben pagato a prescinder­e dagli ascolti, o qualche reduce di Telekabul (con ascolti, almeno); e su Rai1 e ovunque, e in ogni diramazion­e dell’azienda, peserà l’inettitudi­ne profusa negli anni di An nella stanza dei bottoni quando, concentrat­i sulle marchette nel minutaggio dei notiziari, o ai favori alle fidanzate, si facevano passare sotto il naso la ciccia vera: gli appalti esterni, lo strapotere degli agenti e i convenevol­i di non belligeran­za tra la buona società dei post-veltronian­i e dei berluscone­s, oggi cristalliz­zatesi nella invincibil­e rete di relazioni della Terrazza romana. Sveglia, dunque.

QUEL PATTO DEL NAZARENO che non riesce alle elezioni, domina incontrast­ato nel deep statedell’etere e – sovranisti o meno – incombe sempre il pensiero unico col Corriere della Sera che ieri, nella sua edizione online, pur di tirare la volata al Cav. faceva questo titolo: “Rai, Rossi al posto di Foa, un altro sovranista che difende la Totolo”. Giampaolo Rossi, insomma – membro del Cda Rai – al pari della già ostracizza­ta influencer anti Ong. Praticamen­te un pizzino. La storia di sempre.

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