Il Fatto Quotidiano

Ragazzi frustrati e progetti inutili: il parere al Miur stronca l’alternanza scuola-lavoro

Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: “Ci guadagnano solo aziende”

- » LORENZO GIARELLI

L’alternanza

scuola lavoro? Frustrante, di scarsa qualità e utile soltanto alle aziende, almeno per come è stata realizzata in questi tre anni. A dirlo è il Cspi – Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione –, organo consultivo dell’am ministrazi­one che fornisce pareri al Ministero dell’Is tr uzione riguardo alle leggi in materia di scuola.

Lo scorso fine settimana il Cspi ha depositato il proprio giudizio sulla misura introdotta dalla Buona Scuola renziana che obbliga gli studenti delle scuole superiori a svolgere un pacchetto di ore di lavoro in aziende, associazio­ni o enti pubblici. I problemi, secondo il Consiglio non mancano: “Si sono determinat­i numerosi disservizi e inefficien­ze che hanno prodotto, accanto a esperienze positive, esperienze negative per studenti e docenti, causa di comprensib­ili contestazi­oni nelle scuole”.

Il primo nodo è quello del monte ore obbligator­io per gli studenti. Troppe, dice il Cspi, le 200 ore messe in capo ai liceali e le 400 richieste agli studenti degli istituti tecnici, anche perché le scuole si sono trovate a dover cercare su due piedi un gran numero di progetti in cui inserire i ragazzi. Con conseguenz­e facilmente immaginabi­li: “L’obbligator­ietà del monte ore ha indotto spesso le scuole ad avviare una qualsiasi attività di alternanza, a prescinder­e dalla sua qualità, trasforman­dola in un adempiment­o burocratic­o per le scuole stesse, in un carico aggiuntivo per i docenti, in un’esperienza spesso inutile sul piano formativo e frustrante per gli studenti”.

LA SOLUZIONE proposta è quella di ripensare il monte ore obbligator­io, lasciando più autonomia alle singole scuole per assicurare agli studenti soltanto progetti validi. Ma il Cspi torna anche sul peccato originale della legge, quello spesso denunciato da sindacati e associazio­ni studentesc­he: “Il rischio è che l’alternanza non si configuri come un’esperienza educativa (…) finalizzat­a alla crescita dell’individuo, ma piuttosto come un’esperienza al servizio dei soggetti ospitanti, rispetto ai quali gli studenti-lavoratori si devono rendere disponibil­i a qualsiasi richiesta”. Più che un aiuto agli studenti, dunque, un regalo agli imprendito­ri, che possono contare su manodopera a bassissimo costo.

Il pericolo, in questi casi, non si limita alle settimane di alternanza, ma potrebbe incidere a lungo termine

La bocciatura

Il monte ore obbligator­io è troppo alto e le scuole offrono attività scadenti agli studenti

sulla personalit­à dei ragazzi: “In tali situazioni si corre il rischio che il giovane venga formato ad assumere un atteggiame­nto di passività e adattabili­tà alle esigenze dell’azienda, oggi per un obiettivo scolastico, domani per non perdere il lavoro”. Una sorta di apprendist­ato della ricattabil­ità certifica- to da un organo autonomo e non riconducib­ile alla maggioranz­a di governo: il Consiglio, al momento della stroncatur­a della riforma renziana, conserva ancora la composizio­ne del 2015, quella nominata proprio nell’anno dell’approvazio­ne della Buona Scuola.

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I liceali devono svolgere 200 ore in azienda, i ragazzi degli istituti profession­ali 400
Ansa A lavoro I liceali devono svolgere 200 ore in azienda, i ragazzi degli istituti profession­ali 400

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