Ragazzi frustrati e progetti inutili: il parere al Miur stronca l’alternanza scuola-lavoro
Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: “Ci guadagnano solo aziende”
L’alternanza
scuola lavoro? Frustrante, di scarsa qualità e utile soltanto alle aziende, almeno per come è stata realizzata in questi tre anni. A dirlo è il Cspi – Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione –, organo consultivo dell’am ministrazione che fornisce pareri al Ministero dell’Is tr uzione riguardo alle leggi in materia di scuola.
Lo scorso fine settimana il Cspi ha depositato il proprio giudizio sulla misura introdotta dalla Buona Scuola renziana che obbliga gli studenti delle scuole superiori a svolgere un pacchetto di ore di lavoro in aziende, associazioni o enti pubblici. I problemi, secondo il Consiglio non mancano: “Si sono determinati numerosi disservizi e inefficienze che hanno prodotto, accanto a esperienze positive, esperienze negative per studenti e docenti, causa di comprensibili contestazioni nelle scuole”.
Il primo nodo è quello del monte ore obbligatorio per gli studenti. Troppe, dice il Cspi, le 200 ore messe in capo ai liceali e le 400 richieste agli studenti degli istituti tecnici, anche perché le scuole si sono trovate a dover cercare su due piedi un gran numero di progetti in cui inserire i ragazzi. Con conseguenze facilmente immaginabili: “L’obbligatorietà del monte ore ha indotto spesso le scuole ad avviare una qualsiasi attività di alternanza, a prescindere dalla sua qualità, trasformandola in un adempimento burocratico per le scuole stesse, in un carico aggiuntivo per i docenti, in un’esperienza spesso inutile sul piano formativo e frustrante per gli studenti”.
LA SOLUZIONE proposta è quella di ripensare il monte ore obbligatorio, lasciando più autonomia alle singole scuole per assicurare agli studenti soltanto progetti validi. Ma il Cspi torna anche sul peccato originale della legge, quello spesso denunciato da sindacati e associazioni studentesche: “Il rischio è che l’alternanza non si configuri come un’esperienza educativa (…) finalizzata alla crescita dell’individuo, ma piuttosto come un’esperienza al servizio dei soggetti ospitanti, rispetto ai quali gli studenti-lavoratori si devono rendere disponibili a qualsiasi richiesta”. Più che un aiuto agli studenti, dunque, un regalo agli imprenditori, che possono contare su manodopera a bassissimo costo.
Il pericolo, in questi casi, non si limita alle settimane di alternanza, ma potrebbe incidere a lungo termine
La bocciatura
Il monte ore obbligatorio è troppo alto e le scuole offrono attività scadenti agli studenti
sulla personalità dei ragazzi: “In tali situazioni si corre il rischio che il giovane venga formato ad assumere un atteggiamento di passività e adattabilità alle esigenze dell’azienda, oggi per un obiettivo scolastico, domani per non perdere il lavoro”. Una sorta di apprendistato della ricattabilità certifica- to da un organo autonomo e non riconducibile alla maggioranza di governo: il Consiglio, al momento della stroncatura della riforma renziana, conserva ancora la composizione del 2015, quella nominata proprio nell’anno dell’approvazione della Buona Scuola.