Io, la condanna, la Lega e quella manina...
La replica della candidata alla presidenza, fermata dalle polemiche
Gent.
mo Direttore, nell’articolo a firma Tecce e Vendemiale, vengo accusata nell’ordine: di essere stata difensore delle istanze del Nord; di essere stata condannata dalla Corte dei Conti per aver nominato un direttore generale incompatibile; di essere comparsa in un’intercettazione, in un’inchiesta che non mi riguardava, in cui Berlusconi mi definiva la “soldatessa” di Bossi; di aver votato o non votato alcune delibere “connotate” politicamente durante i 7 anni di cda Rai.
ALLORA: 1) rivendico di essere stata eletta in Parlamento due volte, con scelta diretta dell’elettore, per rappresentare gli interessi del Nord, in un partito che allora (1996 e 2001) si chiamava, senza equivoci, Lega Nord. Quello era il mandato, e non l’ho mai rinnegato.
2) la condanna della Corte dei Conti: ci sarebbe da scrivere un libro su quella vicenda che a me e quattro colleghi (con i quali mi scuso perché tirati di nuovo in ballo in questi giorni, altro che diritto all’oblio!) costò anni ferocemente difficili. Non è vero che Meocci era incompatibile, quando lo nominammo. La legge non era affatto chiara, tanto che Curzi, consigliere anziano, chiese più pareri legali, tra loro divergenti. L’incompatibilità venne dichiarata mesi dopo dall’Agcom, con un voto che spaccò quel Collegio, guarda caso all’indomani di un cambio di governo. Mi sono fatta un’opinione su come andaro- no le cose in quei primi giorni di agosto del 2005, ma non ho prove, e quindi non posso scriverne. Se il Suo giornale volesse lavorarci sopra, sarò lieta di indicarLe le mie supposizioni, che i giornalisti potranno verificare consultando le carte.
3) l’intercettazione di Berlusconi è stata più volte ricordata dai giornali in questi anni. È assolutamente vero il mio sostegno a quell’operazione culturale, che intendeva ricostruire un episodio storico di grande rilevanza, scomparso dai programmi scolastici. In un contesto in cui tutte le “sensibilità” erano rappresentate, talvolta anche per produzioni che potevano più che altro apparire come favoritismi a case di produzione “amiche”. Faccia un accesso agli atti dei verbali dei cda dell’epoca, guardi i piani fiction, e troverà cose piuttosto eclatanti , compreso puntate programmate di una celebre serie di cui lo scrittore non aveva ancora pubblicato i libri. Su questo, benché le voci circolassero, non si è mai scritto una riga, salvo ricordare ad ogni piè sospinto il Barbarossa. A verbale ci sono però dichiarazioni di dissenso, mie e di altri colleghi. Avrei dovuto andare in Procura? Mi sembra improbabile che ci fosse rilevanza penale, stante il diritto di libertà editoriale.
4) RIVENDICO di aver votato contro Incantesimo, si capivano a naso le possibili collusioni con un mondo ambiguo e forse contiguo alla mafia. Rivendico di essermi battuta per il rispetto della par condicio da parte della trasmissione di Fazio: non si poteva ascoltare Saviano senza il contraddittorio dell’allora ministro dell’Interno Maroni. Smentisco di non aver votato il contratto di Vespa per paura: semplicemente quel mattino, ero già in ufficio, ci fu un problema famigliare di grande importanza, e quindi abbandonai di corsa il cda per correre a casa, come avrebbe fatto qualunque genitore. Anche se non è citato nell’articolo, rivendico di aver votato talvolta contro la nomina di direttori di testata o rete, anche di “area” centrodestra, se non convincenti o palesemente i- nadeguati. Smentisco, peraltro, che la mia famiglia possegga una fabbrica di cioccolato.. magari! oggi mi renderebbe più lieta la vita. Detto questo, Direttore, a settembre, se vorrà, Le racconterò di chi è la “manina” che ha lavorato, con successo, per contrastare la mia nomina.
lunga carriera si caratterizza per posizioni, votazioni, scelte politiche e personali: noi le abbiamo solo ricordate, lei le rivendica giustamente con orgoglio, qualcun altro magari le critica. L’unico dato certo è la condanna della Corte dei conti per una nomina che, comunque la si voglia vedere, non sarebbe dovuta avvenire e ha arrecato un danno tangibile allo Stato e all’azienda. Nella scelta del nuovo presidente della Rai questo precedente non poteva essere ignorato. O forse è stato davvero solo un elemento marginale della trattativa, indirizzata da un’altra “manina” che noi saremo lieti di conoscere. Appuntamento a settembre.
LA SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI
Ci sarebbe da scrivere un libro su questa storia. Meocci non era incompatibile quando lo nominammo Mi sono fatta un’idea di come andò...