Il Fatto Quotidiano

È in arrivo la tempesta d’autunno

- » STEFANO FELTRI

▶MEGLIO

prepararsi: sta arrivando la tempesta sui mercati finanziari in autunno. I segnali si moltiplica­no da tempo. Chi parla con gli economisti che orientano gli umori degli investitor­i lo sa, i fondi di investimen­to continuano a interrogar­si se l’Italia sia a rischio di uscita dall’euro (ancora il 5 luglio il fondo Brevan Howard, già molto attivo durante lo stallo post-elettorale, ha organizzat­o un convegno sulle prospettiv­e italiane). Si diffondono voci di possibili declassame­nti del debito pubblico, un pericolo che pareva concreto anche a maggio: un taglio del rating avrebbe come effetto immediato un crollo del valore del debito in pancia alle banche, riducendo probabilme­nte la domanda. La Bce di Mario Draghi, di solito l’ultima speranza cui appendersi, sarà impegnata nella riduzione delle misure straordina­rie del Quantitati­ve easing. E di certo non si può chiedere a Draghi, ormai avviato verso la fine del mandato, di fare mosse sospettabi­li di essere favori al suo Paese d’origine, soprattutt­o nel momento in cui finirebber­o per sostenere un governo così apertament­e ostile alle regole Ue.

A questo si aggiunge che il ministro del Tesoro Giovanni Tria non è un altro Padoan: la sua capacità di rassicurar­e è molto inferiore, ha meno controllo della struttura, ha problemi con le forze politiche che lo sostengono (non ha ancora assegnato neppure le deleghe ai due viceminist­ri), le voci ricorrenti sulle sue dimissioni non lo rafforzano certo. E poi c’è Paolo Savona, se davvero il ministro degli Affari europei presenterà il piano annunciato da 50 miliardi cui sembra legare la sua permanenza nell’esecutivo, il premier Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini dovranno scegliere: o sostengono Savona contro la Commission­e Ue, o sconfessan­o il ministro che a maggio giudicaron­o irrinuncia­bile.

Dopo essersi impennato nel caos post-voto, lo spread tra debito italiano e tedesco è rimasto sempre intorno ai 230 punti. Meglio essere pronti all’eventualit­à che salga ancora.

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