È in arrivo la tempesta d’autunno
▶MEGLIO
prepararsi: sta arrivando la tempesta sui mercati finanziari in autunno. I segnali si moltiplicano da tempo. Chi parla con gli economisti che orientano gli umori degli investitori lo sa, i fondi di investimento continuano a interrogarsi se l’Italia sia a rischio di uscita dall’euro (ancora il 5 luglio il fondo Brevan Howard, già molto attivo durante lo stallo post-elettorale, ha organizzato un convegno sulle prospettive italiane). Si diffondono voci di possibili declassamenti del debito pubblico, un pericolo che pareva concreto anche a maggio: un taglio del rating avrebbe come effetto immediato un crollo del valore del debito in pancia alle banche, riducendo probabilmente la domanda. La Bce di Mario Draghi, di solito l’ultima speranza cui appendersi, sarà impegnata nella riduzione delle misure straordinarie del Quantitative easing. E di certo non si può chiedere a Draghi, ormai avviato verso la fine del mandato, di fare mosse sospettabili di essere favori al suo Paese d’origine, soprattutto nel momento in cui finirebbero per sostenere un governo così apertamente ostile alle regole Ue.
A questo si aggiunge che il ministro del Tesoro Giovanni Tria non è un altro Padoan: la sua capacità di rassicurare è molto inferiore, ha meno controllo della struttura, ha problemi con le forze politiche che lo sostengono (non ha ancora assegnato neppure le deleghe ai due viceministri), le voci ricorrenti sulle sue dimissioni non lo rafforzano certo. E poi c’è Paolo Savona, se davvero il ministro degli Affari europei presenterà il piano annunciato da 50 miliardi cui sembra legare la sua permanenza nell’esecutivo, il premier Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini dovranno scegliere: o sostengono Savona contro la Commissione Ue, o sconfessano il ministro che a maggio giudicarono irrinunciabile.
Dopo essersi impennato nel caos post-voto, lo spread tra debito italiano e tedesco è rimasto sempre intorno ai 230 punti. Meglio essere pronti all’eventualità che salga ancora.