Cnr, le stabilizzazioni non fermano le proteste
Il posto fisso andrà solo a metà dei precari aventi diritto. Polemiche sui requisiti per le selezioni
Il Cnr, il più grande ente pubblico di ricerca italiano, ha avviato lunedì il processo che darà finalmente un posto fisso a 1.200 dipendenti, tra ricercatori, tecnologi e amministrativi. Un risultato che si concretizzerà entro fine anno, e che però non allevia la tensione nell’istituto, visto che la platea degli “stab il iz za bi li ”, automaticamente o tramite concorsi riservati, è di circa 2.500 persone.
PER IL MOMENTO, però, le risorse stanziate dalla legge di stabilità 2018, e quelle garantite dal bilancio del centro, faranno sorridere circa metà degli aventi diritto; gli altri dovranno ancora aspettare. Ieri i Precari uniti Cnr hanno organizzato una nuova protesta nei corridoi dell’istituto. Per ricordare che, nonostante il passo in avanti del consiglio di amministrazione che dà il via alle formalità per arrivare alle assunzioni (i precari non hanno ancora ottenuto la delibera ufficiale e ancora nessuno è stato assunto), resta molto popolosa la galassia dei dipendenti “a scadenza” dell’ente. Sono 4.500 ma, come detto, non tutti rispettano i requisiti fissati dalla legge Madia che, approvata dal precedente governo a maggio 2017, non obbliga le pubbliche amministrazioni, quindi anche i centri di ricerca, a stabilizzare i precari. Semplicemente, permette ai vertici degli enti di assumere a tempo indeterminato i dipendenti che abbiano almeno tre anni di anzianità negli ultimi otto, i cosiddetti precari storici. Gli istituti di ricerca - sono 22, quasi tutti vigilati dal ministero dell’Istruzione - sono pieni di personale “flessibile”, anche perché in Italia il settore non gode di grandi investimenti (la spesa pubblica e privata si ferma all’1,3% del Pil) e molti ricercatori vengono retribuiti solo grazie a progetti finanziati esternamente (quindi non stabili). La legge Madia, tra l’altro, si limita a tracciare il quadro di norme, ma non garantisce le risorse necessarie per dare un posto fisso a chi ne ha diritto. Per scucire qualche decina di milioni al governo sono serviti mesi di manifestazioni dei ricercatori precari che hanno trascorso tutto l’autunno tra occupazione e presidi sotto i ministeri di Economia e Istruzione. Il risultato si è materializzato con l’approvazione della legge di Stabilità. Per le assunzioni negli enti di ricerca sono andati 57 milioni. In primavera è arrivato an- che il decreto che ha ripartito i fondi per ognuno degli enti: al Cnr sono andati 40 milioni. La regola prevede che gli istituti debbano partecipare al finanziamento di questi contratti con almeno il 50% della dotazione statale. Quindi il centro ha dovuto mettere sul piatto altri 20 milioni reperiti nelle proprie casse, per un totale di 60 milioni. Nel frattempo, un aumento del fondo ordinario ha portato altri 14 milioni. Lunedì il cda del Cnr ha annunciato la delibera per assu- mere 1.200 precari. Sono quelli che, avendo contratti a tempo determinato, hanno diritto alla stabilizzazione automatica. Ci sono però altri 1.300 “a t i pi c i”, come co.co.co. e assegni di ricerca: loro non possono essere assunti direttamente e devono passare nuovi concorsi a loro riservati.
CI SARÀ SPAZIO solo per 300 persone, per il momento. Ma le selezioni bandite dal Cnr per inserirli in pianta stabile sono contestate dagli stessi precari. “I criteri dei concorsi - dicono i Precari uniti Cnr - non valorizzano l’anzianità, e rischiano di essere fonte di esclusione per molti, in evidente contraddizione con lo spirito della legge che si prefigge l’obiettivo di risolvere il problema del precariato. Resta in sospeso il destino di chi ha maturato i requisiti all’università, o è stato assunto con chiamata diretta o non era in servizio alla data di pubblicazione del decreto (casi che escludono dal diritto alla stabilizzazione, ndr ). Ci sono nuove risorse economiche destinabili alle stabilizzazioni: nessuna scusa è più tollerabile”.