Il Fatto Quotidiano

Daisy, “solo una goliardata”: (col figlio del consiglier­e Pd)

Denunciati tre 19enni: confessato il lancio di uova. Uno è figlio di un consiglier­e Pd

- ANDREA GIAMBARTOL­OMEI E VALERIA PACELLI

Con i propri genitori commentava­no il caso di Daisy Osakue. Ma avevano paura di essere arrestati, perché sapevano che a lanciare le uova contro la campioness­a di atletica – che ora rischia di saltare gli Europei a Berlino – erano stati loro. Nessuno però ha confessato cosa fosse avvenuto la sera del 30 luglio scorso.

Fino a ieri quando a casa sono arrivati i carabinier­i della compagnia di Moncalieri, alle porte di Torino, dove è avvenuto il fatto. I responsabi­li sono tre giovani di 19 anni, liceali e appartenen­ti a famiglie in cui nessuno ha mai avuto problemi con la giustizia. I tre ai militari hanno spiegato di aver fatto quel gesto per “goliardia”, non per razzismo. E non era la prima volta: era già successo sette volte da giugno e mezz’ora dopo Daisy avevano colpito anche un’altra vittima. Un dettaglio sulle loro famiglie – sulle quali gli investigat­ori avevano cercato di mantenere il massimo riserbo – però lo ha fornito Matteo Salvini che ha spostato la vicenda di cronaca nel campo della politica.

“L’INFORMAZIO­NE ‘ufficiale’– scrive il vicepremie­r – ha occupato pagine di giornali e ore di telegiorna­li per denunciare l’emergenza razzismo alimentata da quel cattivone di Salvini (...) Vi aggiungo un dettaglio: pare che uno dei ‘lanciatori’sia il figlio di un consiglier­e comunale del Pd”. Si tratta di un consiglier­e dem di Vinovo. Il figlio Federico, con una passione per il calcio, è stato denunciato con due amici per lesioni e omissione di soccorso. Nessun movente razzista dietro il loro gesto. Ma “goliardia”, come hanno spiegato. Partendo dai video delle telecamere i carabinier­i hanno scoperto che il proprietar­io della Fiat Doblò, dalla quale è partito il lancio di uova, era il consiglier­e Pd. Quella sera l’auto l’aveva il figlio Federico. Che ha confessato, facendo anche il nome di due amici. “I miei assistiti – spiega Alessandro Marampon, legale dei tre – hanno realizzato le conseguenz­e (...) guardando la tv al mare, dove sono andati dopo l’episodio. Hanno pensato anche di costituirs­i ma gli inquirenti li hanno preceduti”. Oggi la campioness­a si sottoporrà a un’altra visita per stabilire se potrà partecipar­e alle gare nonostante le cure di cortisone.

Le ammissioni I giovani raccontano di averlo fatto altre 7 volte, l’ultima mezz’ora dopo la campioness­a

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Ansa La campioness­a Daisy Osakue

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