Daisy, “solo una goliardata”: (col figlio del consigliere Pd)
Denunciati tre 19enni: confessato il lancio di uova. Uno è figlio di un consigliere Pd
Con i propri genitori commentavano il caso di Daisy Osakue. Ma avevano paura di essere arrestati, perché sapevano che a lanciare le uova contro la campionessa di atletica – che ora rischia di saltare gli Europei a Berlino – erano stati loro. Nessuno però ha confessato cosa fosse avvenuto la sera del 30 luglio scorso.
Fino a ieri quando a casa sono arrivati i carabinieri della compagnia di Moncalieri, alle porte di Torino, dove è avvenuto il fatto. I responsabili sono tre giovani di 19 anni, liceali e appartenenti a famiglie in cui nessuno ha mai avuto problemi con la giustizia. I tre ai militari hanno spiegato di aver fatto quel gesto per “goliardia”, non per razzismo. E non era la prima volta: era già successo sette volte da giugno e mezz’ora dopo Daisy avevano colpito anche un’altra vittima. Un dettaglio sulle loro famiglie – sulle quali gli investigatori avevano cercato di mantenere il massimo riserbo – però lo ha fornito Matteo Salvini che ha spostato la vicenda di cronaca nel campo della politica.
“L’INFORMAZIONE ‘ufficiale’– scrive il vicepremier – ha occupato pagine di giornali e ore di telegiornali per denunciare l’emergenza razzismo alimentata da quel cattivone di Salvini (...) Vi aggiungo un dettaglio: pare che uno dei ‘lanciatori’sia il figlio di un consigliere comunale del Pd”. Si tratta di un consigliere dem di Vinovo. Il figlio Federico, con una passione per il calcio, è stato denunciato con due amici per lesioni e omissione di soccorso. Nessun movente razzista dietro il loro gesto. Ma “goliardia”, come hanno spiegato. Partendo dai video delle telecamere i carabinieri hanno scoperto che il proprietario della Fiat Doblò, dalla quale è partito il lancio di uova, era il consigliere Pd. Quella sera l’auto l’aveva il figlio Federico. Che ha confessato, facendo anche il nome di due amici. “I miei assistiti – spiega Alessandro Marampon, legale dei tre – hanno realizzato le conseguenze (...) guardando la tv al mare, dove sono andati dopo l’episodio. Hanno pensato anche di costituirsi ma gli inquirenti li hanno preceduti”. Oggi la campionessa si sottoporrà a un’altra visita per stabilire se potrà partecipare alle gare nonostante le cure di cortisone.
Le ammissioni I giovani raccontano di averlo fatto altre 7 volte, l’ultima mezz’ora dopo la campionessa