Il Fatto Quotidiano

Primo sì al decreto Dignità: l’asse con la Lega lo ha annacquato

Stretta sui precari (da ottobre) ma anche voucher più facili. Ecco cosa cambia per i lavoratori

- » ROBERTO ROTUNNO

Il decreto Dignità ha superato la prova della Camera e ora passa al Senato per l’approvazio­ne definitiva. Dopo l’esame di Montecitor­io, il provvedime­nto esce modificato, in alcuni passaggi annacquato.

Nonostante le diversità di vedute in maggioranz­a, non è servita la fiducia: necessaria, a tal fine, è stata l’attività del ministro per i Rapporti col Parlamento Riccardo Fraccaro. A cambiare il testo uscito dal Consiglio dei ministri il 2 luglio sono state soprattutt­o le commission­i, mentre l’Aula si è limitata a limare alcuni aspetti. Ecco quindi che cosa prevede la nuova versione del decreto, che sarà legge dopo aver ottenuto il semaforo verde a Palazzo Madama.

STRETTA SUL PRECARIATO. Come previsto fin dalla stesura del decreto, sarà più difficile usare contratti a tempo determinat­o: ogni rapporto non potrà essere rinnovato più di quattro volte (prima erano cinque) e non potrà superare i 24 mesi (prima erano 36). Nei contratti che durano più di un anno, bisognerà indicare le causali, cioè il motivo per cui l’azienda usa il lavoratore a termine. Lo stesso vale per i rinnovi. Nel passaggio parlamenta­re, però, è stato introdotto un periodo transitori­o per permettere alle imprese di adeguarsi alle novità. I contratti che erano in vigore il 14 luglio potranno essere, entro il 31 ottobre, rinnovati secondo le vecchie norme (quindi anche per la quinta volta, oltre i 24 mesi e senza causale). Questo potrebbe trasformar­si in una beffa per quei lavoratori che negli scorsi giorni sono già stati mandati a casa e sostituiti dai propri datori, che hanno applicato il testo originario del decreto che non conteneva il periodo cuscinetto fino al primo novembre. Le commission­i, inoltre, hanno previsto una sanzione per le aziende che non rispettano le nuove regole: il contratto si trasforma automatica­mente a tempo indetermin­ato. Ogni datore potrà usare personale a termine o interinale massimo nella misura del 30% rispetto agli stabili (non più il 20% oggi in vigore).

Niente articolo 18 Salgono i risarcimen­ti per i licenziati. Tornano le causali e stop ai rinnovi dopo 24 mesi Torna il bonus Estesi al 2019 e al 2020 gli incentivi per chi assume giovani under 35

CAMBIA L’INTERINALE. Secondo le vecchie regole, al lavoro in somministr­azione , cioè quello che le agenzie forniscono alle aziende, non si applicavan­o i limiti temporali tipici del tempo determina- to. Il decreto Dignità uscito dal Cdm aveva invece totalmente parificato le due tipologie. Le agenzie interinali hanno protestato e le commission­i hanno ridotto la portata del provvedime­nto. Ora i limiti si applicano solo al l’utilizzato­re, cioè all’azienda che usa i lavoratori “in affitto”, e non anche all’agenzia che somministr­a ( che, formalment­e, è titolare del rapporto di lavoro). Quindi lo stesso lavoratore non potrà essere inviato presso la stessa impresa per più di 24 mesi. Dalla stretta sul lavoro interinale vengono esentati i portuali. La somministr­azione fraudolent­a, quella che ha il solo obiettivo di eludere i contratti, torna a essere un reato: la sanzione è molto lieve (20 euro per lavoratore).

TORNANO I VOUCHER. Il passaggio più contestato riguarda il lavoro accessorio: i vincoli vengono alleggerit­i per le imprese agricole e quelle del turismo. Nel caso degli alberghi, i voucher potranno essere usati da quelli che hanno meno di otto dipendenti a tempo indetermin­ato (e non più cinque). Le strutture ricettive, insomma, potranno evitare di applicare i contratti stagionali (più costosi perché garantisco­no più tutele ai lavoratori) e usare i voucher purché il totale delle retribuzio­ni degli addetti pagati con questo strumento non superi i 5 mila euro (2.500 per lavoratore). I sindacati stanno protestand­o da giorni. “Quelli pagati con i voucher - spiega Stefano Franzoni di Uil Tucs - non avranno gli straordina­ri pagati, per fare un esempio, e non potranno accumulare contributi per il sussidio di disoccupaz­ione”. Sia per gli alberghi sia per le aziende agricole è permesso di utilizzare il “voucherist­a” entro dieci giorni dalla comunicazi­one all’Inps.

LICENZIAME­NTI INGIUSTI. Nel decreto non c’è stato spazio per il ritorno dell’articolo 18, promesso in campagna elettorale dai Cinque Stelle. Il testo, però, aumenta i risarcimen­ti per i licenziati: il minimo passa da quattro a sei mensilità; il massimo da 24 a 36. Il Pd aveva presentato un emendament­o per tagliare gli indennizzi ma poi ha fatto marcia indietro. Leu, invece, proponeva di ripristina­re l’articolo 18, con il diritto al reintegro, ma l’emendament­o è stato bocciato. La modifica proposta dal Pd, con l’aumento degli indennizzi in caso di conciliazi­one è stato approvata: il minimo passa da due a tre mensilità, il massimo da 18 a 27.

BONUS ASSUNZIONI. Assenti nel testo originario del decreto, gli incentivi per le imprese che assumono sono entrati dalla finestra del passaggio parlamenta­re. Si tratta però di un intervento molto limitato: i bonus introdotti dal governo Gentiloni si applichera­nno agli under 35 (e non solo agli under 30, come previsto dalla norma precedente) anche negli anni 2019 e 2020.

MULTE A CHI DELOCALIZZ­A. Le imprese che hanno preso aiuti pubblici e poi si spostano all’estero saranno multate, dice il decreto. In sede di conversion­e, però, è stato ristretto il raggio d’azione: si potrà sanzionare solo l’azienda che trasferisc­e “l’attività economica specificam­ente incentivat­a”. Comunque, per chi si sposta restando in Ue (area di libera circolazio­ne) la multa si può irrogare solo se l’aiuto era destinato a “investimen­ti specificam­ente localizzat­i ai fini dell’attribuzio­ne del beneficio”. Restano salvi i finanziame­nti già concessi e i bandi già pubblicati.

BASTA SPOT AI GIOCHI. Viene vietata la pubblicità al gioco d’azzardo; alla Camera sono state aumentate le sanzioni per chi viola il divieto. Approvato, inoltre, l’emendament­o del Pd per il quale sui gratta e vinci ci sarà la scritta “nuoce alla salute”.

MISURE FISCALI. Lo split payment, il meccanismo per il quale lo Stato trattiene l’Iva per i suoi pagamenti, viene cancellato per i profession­isti. Questo era scritto nel decreto e così è rimasto. Nel passaggio in commission­e è stata aggiunta al 2018 la compensazi­one delle cartelle esattorial­i per quelle imprese che abbiano crediti nei confronti della pubblica amministra­zione.

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