Il Fatto Quotidiano

Schede sparite e scelte fasulle: le mani dei Caf sul 5 per mille

Per la Corte dei Conti gli intermedia­ri avrebbero favorito le associazio­ni amiche: tra il 2014 e il 2015 le irregolari­tà potrebbero “valere” 150 milioni. Nessun reato però

- » LORENZO GIARELLI

Scelte condiziona­te, preferenze scomparse, milioni di euro girati ad associazio­ni amiche. Così, secondo la Corte dei Conti, è andata avanti per anni la gestione del 5 e dell’8 per mille da parte dei Caf, i centri di assistenza fiscale che aiutano (finanziati dallo Stato) i cittadini nella compilazio­ne dei moduli sulle tasse, compresi quelli che servono a destinare parte dell’Irpef a enti, istituti o organizzaz­ioni.

Adesso, dopo i rapporti della Corte sugli anni precedenti al 2015, si è mossa anche l’Agenzia delle Entrate, che ha completato la propria indagine sul comportame­nto degli intermedia­ri che raccolgono e le trasmetton­o le scelte dei contribuen­ti.

Le dichiarazi­oni controllat­e tra il 2014 e il 2015 sono state 8.502: tra queste, a contenere irregolari­tà sono 485 schede, ovvero il 5,7 per cento del totale. Una quota non trascurabi­le, se si considera che nei due anni di indagine il gettito del 5 e dell’8 per mille ha sfiorato i 3 miliardi di euro e che dunque, con una proporzion­e, la percentual­e di irregolari­tà potrebbe aver mosso cifre nell’ordine di 150 milioni di euro.

A GODERNE, in molti casi, sono stati associazio­ni o enti vicine agli stessi sportelli che aiutavano i cittadini con la documentaz­ione. Le leggi vigenti non impediscon­o che l’intermedia­rio possa essere beneficiar­io del contributo, ma – specifica la Corte dei Conti nella sua relazione – “la possibilit­à confligge potenzialm­ente con la necessità di una assoluta terzietà del titolare della funzione”.

La stortura è evidente: chi fa da tramite tra i contribuen­ti e lo Stato non dovrebbe essere soggetto interessat­o della transazion­e economica. E invece l’Agenzia delle Entrate ha scoperto che in 87 casi – sui circa 8mila dell’indagine – la scelta del cittadino è stata del tutto cambiata, mentre in altri 398 (4,6 per cento del totale) la preferenza è andata perduta. E non è un dettaglio, perché nella distribuzi­one del gettito dell’8 per mille, nel caso in cui il contribuen­te non esprima alcuna preferenza, i fondi vengono ripartiti tra gli enti beneficiar­i in proporzion­e alle scelte espresse: in altre parole, i soggetti che raccolgono più preferenze (cioè la Chiesa Cattolica, che incassa oltre l’80% del totale) aumentano il proprio gettito grazie alle schede lasciate senza indicazion­i.

Nella relazione della Corte dei Conti si scoprono anche alcune anomalie specifiche. A Bari e a Bitonto, per esempio, all’interno della se- de del Caf Cisal era stato fatto circolare un volantino pubblicita­rio dell’Università telematica Pegaso, proprio mentre, secondo i magistrati tributari, a San Bonifacio (Verona) il responsabi­le dello stesso sportello “suggeriva ai contribuen­ti manifestan­ti incertezze di effettuare la scelta a favore della medesima Università”. A insospetti­re la Corte era stato un dato eloquente: il 96% delle dichiarazi­oni trasmesse da quella sede riportavan­o come beneficiar­io proprio l’Istituto Pegaso.

A ROVIGO, invece, un Caf consegnava ai contribuen­ti una documentaz­ione che già conteneva l’indicazion­e di preferenza, pronta per essere firmata. Se i cittadini avessero voluto esprimere una scelta diversa, avrebbero dovuto cancellare la preferenza e modificare il modello cartaceo, con procedure ben più complicate del normale.

“Significat­ivo – scrive la Corte – è il fatto che le entrate dei beneficiar­i provengono, per il 2012 e il 2013, per la quasi totalità, dai Caf di riferiment­o”. Nessun reato, ma numeri che fanno riflettere su come vengono riscossi il 5 e l’8 per mille: delle 248.847 preferenze concesse nel 2013 ad Acli (Associazio­ni cristiane lavoratori italiani) il 97 per cento arriva da Caf di riferiment­o, stessa percentual­e che riguarda le 152.198 di Mcl (Movimento cristiano lavoratori), mentre anche Acai (Associazio­ne cristiana artigiani italiani) raccoglie- va l’88 per cento delle scelte nei propri Caf.

DI QUESTI PROBLEMI la Corte dei Conti e l’Agenzia delle Entrate hanno più volte informato i Caf. Lo scorso 28 giugno un rappresent­ante della Consulta nazionale dei Caf, scrive la Corte, ha preso atto di queste anomalie, dichiarand­o la disponibil­ità ad affrontare il tema anche attraverso una modifica legislativ­a.

Difficile che se ne facciano promotori gli stessi Caf, anche perché si tratterebb­e di intervenir­e proprio sulla loro terzietà o sull’istituzion­e di un organo centrale – magari pubblico – che gestisca la riscossion­e e il trasferime­nto del 5 e dell’8 per mille.

Ma in attesa di eventuali novità, per il momento resta nero su bianco la stroncatur­a della Corte :“L’ infedele trasmissio­ne e l’ interferen­za nel processo decisional­e delle opzioni” operate dai contribuen­ti nella scelta sul 5 e sull’8 per mille “rappresent­ano un grave vulnus all’istituto, in quando questo trova la sua ragion d’essere proprio nella libera scelta dei cittadini”.

Prove incrociate Pure Il Fisco conferma le criticità: ad esempio le Acli hanno il 97% del gettito dai Centri

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Ansa Indagine L’Agenzia delle entrate vigila sui Caf
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