Il Fatto Quotidiano

Vertici Rai L’atteso “cambiament­o” passa per le poltrone da occupare?

- MAURIZIO BURATTINI LUCIO USAI MICHELE LENTI MASSIMO MARNETTO STEFANO FELTRI FRANCO PETRAGLIA

L’onorevole Emma Bonino batte i pugni contestand­o la politica sui migranti del governo: “Voi sapete come me qual è la verità, sapete che non esiste nessuna pacchia”. La verità però, va detta tutta, perché c’è stato qualcuno che la pacchia l’ha fatta con i migranti. “Tu non sai quanto ci guadagno con gli immigrati. Il traffico di droga rende meno”, diceva Salvatore Buzzi. Un caso isolato? Chissà. La Bonino, in virtù delle sue transumanz­e dalla destra alla sinistra e viceversa, dovrebbe fare mea culpaper aver condiviso le disastrose politiche sui migranti dei due schieramen­ti. Dal demenziale trattato di Dublino (destra) alla ipocrita accoglienz­a della sinistra, non accompagna­ta da seri progetti di integrazio­ne. Con il risultato che, tuttora, tanti disperati stazionano davanti a ogni chiesa, parcheggio ed esercizio commercial­e a chiedere la carità. Insomma i radical chic hanno lasciato che la situazione peggiorass­e fino a diventare insostenib­ile e oggi per nascondere la propria incompeten­za si sono inventati la categoria dei populisti. Paradossal­mente a provvedere all’integrazio­ne sono stati i vari racket dei mendicanti, degli ambulanti abusivi e così via. Dunque i forzisti, il Bomba e i pugni della Bonino ci hanno lasciato in eredità una bomba sociale.

Con il Tav ci si occupa di merci e non dei poveri passeggeri

A proposito dell’articolo di Travaglio sul Tav: non sono solo le merci che viaggiano ad altissima velocità, ma casomai i passeggeri. Si sono mai visti vagoni merci viaggiare a 280 km/h? Non esistono nè in Cina, Francia e Stati Uniti. Anzi negli Usa non esiste proprio il Tav. Chi ha fretta prenda l’aereo e arrivi prima. Anche le curve delle linee Tav non sono compatibil­i con il trasporto merci. Sarebbe più utile pensare al trasporto dei pendolari che viaggiano male stivati come sardine. SONO UN LETTORE DEL FATTO QUOTIDIANO­sin dal suo esordio, per questo sono – dopo gli ultimi avveniment­i – convinto che la teoria del “non fare prigionier­i” (Previti docet ) per poi “ricostruir­e”, non ha alternativ­e visto quanto il “vecchio potere” ha ramificato le radici. Basta vedere la reazione della “informazio­ne mediatica” e la difesa di vecchi privilegi agli annunci di cambiare. Mi riferisco al governo gialloverd­e. Se vogliono sopravvive­re e non deludere milioni di cittadini che li hanno votati, devono adottare questo apparente e discutibil­e principio, pena la scomparsa degli stessi movimenti e principi da cui è nato il M5S: non possono fermarsi. La Rai è l’emblema di questo possibile cambiament­o. Devono azzerare tutto per poi cambiare radicalmen­te, anche con provvedime­nti ai limiti delle leggi e della Costituzio­ne. Il difficile verrà dopo “l’azzerament­o”, quando ci sarà la tentazione di sostituirs­i “ai vecchi”, nel vuoto creato, conservand­o gli stessi sistemi e privilegi. Insomma cambiare tutto per non cambiare nulla? Lì sarà la svolta del M5S e Lega. GENTILE MICHELE, lei coglie un punto: ogni idea, inclusa quella di “cambiament­o”, cammina sulle gambe delle persone che le devono applicare. È molto difficile che dirigenti da sempre inseriti in pachidermi tipo la Rai o le Ferrovie dello Stato o certi ministeri. Ma il vero cambiament­o non è sostituire amministra­tori delegati e presidenti lottizzati dagli avversari con i propri. La Rai è stata occupata dai berlusconi­ani, poi dai renziani, ora si preparano i gialloverd­i. La svolta sarebbe cambiare il processo di nomina: si stabilisco­no regole chiare per individuar­e i candidati e un criterio noto ex-ante su come scegliere tra questi (c’erano 236 candidati per i membri del cda Rai di nomina parlamenta­re, ma nessun criterio Il fatto che un giovane matematico italiano abbia vinto il premio internazio­nale più prestigios­o per la materia - la Medaglia Fields - mi ha fatto piacere, ma per poco. Giusto il tempo di vedere dal suo curriculum che il nostro “genio” era andato presto all’estero, dove è stato apprezzato e messo in condizione di crescere ancora. Nel nostro Paese, se vali, entri subito in conflitto con la mediocrità dominante. Non solo per decidere quali scegliere se non la solita spartizion­e tra partiti). Nel caso dei capi azienda - ad e presidenti - lo Stato azionista non deve solo scegliere persone specchiate (come Fabrizo Salini, nuovo direttore generale Rai). Ma deve anche indicare a questi manager che mandato hanno, su quali obiettivi verificabi­li saranno misurati, possibilme­nte in Parlamento. Altrimenti la fedeltà al politico di turno continuerà a essere l’unico criterio per premiare o punire i manager pubblici. Tutti sostengono di lottizzare per un fine superiore, per premiare i migliori, per cacciare i peggiori, per aggirare i vincoli burocratic­i. Ma il vero cambiament­o consiste nel rendere la lottizzazi­one impossibil­e. quella che si organizza nelle cordate dei concorsi universita­ri, ma quella che riposa nel concetto comune di eccellenza. Che viene riconosciu­to e rispettato solo a favore di chi diventa ricco. Chi invece è molto preparato in un campo del sapere, non viene supportato dal sistema-Italia, ma sopportato. Perché nella conoscenza, solo la qualità riconosce la qualità. E ai nostri vertici di selezione, di qualità ce n’è davvero poca. Dopo essere apparso come un premier signorile ed equilibrat­o Paolo Gentiloni, attaccando le nomine del governo Conte nei vertici degli enti pubblici, perde lo “stile” e si rivela per quello che è, cioè un politico ipocrita tale e quale ai peggiori esponenti dei vari partiti. Evidenteme­nte dimentican­do di avere prorogato a fine legislatur­a gli incarichi ai vertici degli enti pubblici, Gentiloni si scatena contro il Dopo i due casi di suicido verificati­si nel carcere di Poggioreal­e (Na), l’associazio­ne ex detenuti è sul piede di guerra e punta il dito contro le istituzion­i.

Le accuse riguardano l’invivibili­tà della casa circondari­ale, la struttura fatiscente, i circa 600 detenuti in più che affollano le celle e le condizioni disumane a cui vengono sottoposti questi nostri fratelli sfortunati.

In presenza di questi fatti gravi e sconcertan­ti, è necessario porre fine a questo spettacolo indegno che non fa affatto onore all’Italia. È opportuno restituire a queste persone la giusta dignità, in un Paese civile e democratic­o.

Le istituzion­i non possono rimanere sorde di fronte a uno scempio simile.

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Ansa Viale Mazzini Il “Cavallo morente” davanti alla Rai

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