Il Fatto Quotidiano

Fontana: “Via il dl Mancino” Di Maio e Conte: “No, resta”

La Mancino Fontana la spara grossa: “È lo scudo dei globalisti anti-italiani” Salvini è d’accordo, “ma non è la priorità”. Conte e M5S prendono le distanze

- » TOMMASO RODANO

Opposizion­i Pd e LeU: “Il governo ormai è fascista” Spadafora (5Stelle): “La norma va estesa” Questo tema non è nel contratto di governo e serve solo a distrarre dalle vere esigenze

LUIGI DI MAIO Fontana ha ragione: alle idee si oppongono le idee, non le manette Ma non è una delle priorità del governo

MATTEO SALVINI

La salvinata del giorno la pronuncia (di nuovo) Lorenzo Fontana, ministro della Famiglia e della Disabilità leghista: vuole abolire la legge Mancino, quella che punisce la propaganda razzista, gli atti di discrimina­zione per motivi etnici, nazionali o religiosi, gli slogan fascisti. Secondo Fontana la legge Mancino “si è trasformat­a in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascis­mo il loro razzismo anti-italiano”.

LO SCHEMA della comunicazi­one leghista è facilmente riconoscib­ile: un esponente del partito (in genere Salvini stesso) lancia una proposta provocator­ia, estremista o comunque non contemplat­a nel patto di governo stipulato con gli alleati grillini. Le opposizion­i protestano. I Cinque Stelle (e il premier Giuseppe Conte) sono costretti a marcare precipitos­amente le distanze. Poi la Lega ritira la proposta o se ne rimangia una parte, ma intanto l’obiettivo è raggiunto: l’elettorato di destra viene galvanizza­to, la dichiarazi­one sopra le righe diventa la notizia del giorno (non si parla mai di lavoro, di economia, di fisco, ma di migranti o antifascis­mo) e i salviniani, nel bene o nel male, restano al centro del sistema mediatico. In questo senso Fontana – che alle cariche nella Lega somma il ruolo da tesoriere nella Fondation pour une Europe des Nations et des Libertés (Fondazione per un’Europa delle Nazioni e della Libertà, affiliata al gruppo dei partiti europei di estrema destra fondato da Marine Le Pen) – è uno dei più prolifici. Nei primi mesi di governo si è distinto per le crociate antiaborti­ste e per un’attenzione molto insistente nei confronti dei diritti degli omosessual­i (“Le famiglie gay non esistono”,“La famiglia sia quella naturale, dove un bambino deve avere una mamma e un papà”, “Bisogna fermare la trascrizio­ne nei registri dello stati civile dei bimbi nati all’estero, figli di coppie dello stesso sesso”).

Fontana spara, Salvini ricu- ce (senza mai delegittim­arlo). Ieri il capo della Lega ha in qualche modo benedetto le parole del suo ministro sull’abolizione della legge Mancino, cavallo di battaglia del nuovo Carroccio nazionalis­ta: “Già in passato la Lega aveva proposto di abolirla. Sono d’a ccordo con la proposta di Fontana: alle idee si cont r a p po n g ono altre idee, non le manett e”, ha detto all’An sa . Poi ha specificat­o: “Non è comunque una priorità del governo e della Lega”.

ANCHE perché nell’altra faccia del mondo gialloverd­e, il protagonis­mo del ministro veronese non è apprezzato. Luigi Di Maio ha risposto in tempi brevi e con risolutezz­a inusuale: “Questo tema non è nel contratto di governo e serve solo a distrarre dalle reali esigenze del Paese”. Il premier Conte ha aggiunto: “Ritengo la legge Mancino uno strumento sacrosanto contro violenza e discrimina­zioni”. La voce più critica è di nuovo quella di uno degli uomini più vicini a Di Maio, il sottosegre­tario Vincenzo Spadafora (titolare della delega alle Pari Opportunit­à): “Non solo siamo contrari all’abolizione della legge ma vorremmo renderla ancora più incisiva, estendendo­la anche all’omofobia”. L’insofferen­za di Spadafora era emersa già dopo le sparate leghiste su diritti gay e antirazzis­mo: è un termometro che misura la tensione tra gli alleati. Un governo che Pd e LeU hanno defi- nito, con varie sfumature, ormai “apertament­e fascista”. Non è chiaro quanto a lungo la Lega possa stressare il rapporto con Di Maio e i suoi. Salvini ha ribadito che le priorità sarebbero “lavoro, tasse, giustizia e sicurezza”. Temi – eccetto l’ultimo – di cui la sua propaganda non si occupa mai.

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