Il Fatto Quotidiano

Lombardia, l’avvocato dei boss nella commission­e Antimafia

REGIONE Forza Italia propone Monica Forte che difese i capi di Cosa nostra a Palermo

- » GIANNI BARBACETTO

Esperta di mafia lo è, Maria Teresa Zampogna. L’ha vista da vicino, al nord e al sud, a Milano e a Pavia, in Sicilia e in Calabria: per aver difeso un capo di Cosa nostra come Salvatore Lo Piccolo, un boss calabrese come Carmine Valle, un funzionari­o pubblico legato alla ‘ndrangheta come Carlo Chiriaco, un politico lombardo che comprava i voti mafiosi come Domenico Zambetti. È così esperta, che ora la maggioranz­a Lega-Forza Italia che guida la Regione Lombardia la vuole nel comitato antimafia regionale.

PROTESTA la consiglier­a Monica Forte, del Movimento 5 stelle, presidente della commission­e consiliare antimafia della Regione: “Pongo un problema di opportunit­à: nel comitato devono entrare persone con esperienza nel contrasto alle mafie”. Non nella difesa dei mafiosi. Interviene anche David Gentili, presidente della commission­e antimafia del Comune di Milano: “Un avvocato di mafiosi contrasta la mafia? La conosce, questo sì. Attendo di sapere se l’avvoc ato Zampogna abbia una riconosciu­ta esperienza anche nel contrasto alle mafie. Per ora la si conosce come avvocato di diversi mafiosi. E per ora io ritengo sbagliata la sua nomina”.

Chi sostiene la sua candidatur­a sottolinea che il diritto alla difesa è garantito dalla Costituzio­ne e che difendere mafiosi non significa essere mafiosi. Vero. Resta però il problema dell’opportunit­à: garantire il diritto alla difesa e contrastar­e la mafia sono due funzioni ugualmente importanti, ma sono diverse tra loro. Ed è opportuno che restino divise. Si metterebbe il difensore di un violentato­re in una commission­e contro la violenza sulle donne? O il legale di un pedofilo in un organismo contro la pedofilia? No, ma nel caso dell’antimafia, oltre che l’opportunit­à, si dimentica perfino il buonsenso.

I clienti mafiosi dell’avvocato Zampogna sono tutti personaggi criminali di primo piano. Il boss Lo Piccolo, quando fu arrestato nel 2007, dopo 25 anni di latitanza, era considerat­o il capo di Cosa nostra a Palermo. Carlo Chiriaco, arrestato nel 2010 in seguito a un’indagine di Ilda Boccassini svolta in collaboraz­ione con i magistrati di Reggio Calabria, era il potentissi­mo direttore della Asl di Pavia e, intercetta­to, si vantava delle sue amicizie con i boss della ‘ndrangheta e delle sue imprese mafiose: “Il primo processo l’ho avuto a 19 anni per tentato omicidio... comunque la legge è incredibil­e, quando tu fai una cosa puoi star certo che ti assolvono, se non la commetti rischi invece di essere condannato... È vero che gli abbiamo sparato... Sono stato assolto per non aver commesso il fatto. Dopodiché io sono un angioletto... Io sono veramente un miracolato, sono stato in mezzo a tanti di quei casini...”. E Zambetti, diventato assessore in Lombardia grazie ai voti comprati dalla ‘ndrangheta a 50 euro l’uno, con il suo arresto ha fatto implodere nel 2012 la giunta regionale lombarda. Allora era quella di Roberto Formigoni; oggi, sei anni dopo, la giunta di Attilio Fontana sta per insediare all’antimafia il suo legale.

Il maestro dell’avvocato Zam- pogna è Armando Veneto, presso il cui studio romano la legale s’appoggia. Veneto, che è stato senatore dell’Ulivo, fu il difensore di Tommaso Buscetta, che però lo cambiò subito dopo la decisione di collaborar­e con la giustizia e raccontare i segreti di Cosa nostra a Giovanni Falcone. Veneto è sempre restato invece il legale dei Piromalli. Fu investito dalle polemiche quando, in una giornata piovosa del febbraio 1979, tenne nella chiesa di Gioia Tauro, davanti a una folla enorme e a una distesa di corone di fiori, l’orazione funebre per Girolamo Piromalli, “don Mommo”, boss riconosciu­to della ‘ndrangheta della Piana. Amico di Marcello Dell’Utri, Armando Veneto è più volte citato dai boss che tra il 2007 e il 2008, intercetta­ti, parlano con il fondatore di Forza Italia di affari e di voti mafiosi da garantire e soprattutt­o di 41 bis, il carcere duro da cancellare o almeno ammorbidir­e per Giuseppe Piromalli, detto “Facciazza”.

IL “COMITATO tecnico-scientific­o per la legalità e il contrasto alle mafie” della Regione Lombardia è formato da sette membri. I cinque espressi dal Consiglio regionale sono stati votati il 31 luglio. Oltre a Maria Teresa Zampogna (proposta da Forza Italia), sono stati indicati (dalla Lega) il poliziotto Stefano Memoli ed Erica Antognazza, che è il capogruppo del Carroccio a Tradate. I Cinquestel­le hanno suggerito Claudio Meneghetti e l’ufficio di presidenza della commission­e antimafia ha indicato il professor Nando Dalla Chiesa, possibile presidente del comitato. Al presidente della Regione Attilio Fontana, ora, il compito di confermare Zampogna o di consigliar­le il passo indietro.

Questione opportunit­à Il diritto alla difesa non si discute, ma l’esperienza nella lotta alla criminalit­à dovrebbe prevalere

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LaPresse La sede Il grattaciel­o della Regione Lombardia

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