Aggredito senegalese: “Sono italiano” Due minuti e mezzo di calci e pugni
Gli arresti Il gip: “Diffusa omertà in paese”
De
minuti e mezzo di calci e pugni nelle orecchie fino a farle sanguinare, un pestaggio brutale e gratuito in pieno centro a Partinico, a 40km da Palermo, preceduto dalle parole “guarda quel figlio di puttana negro, siete tutti figli di puttana, ve ne dovete andare dal nostro Paese” è costato al senegalese Dieng Khalifa, 24 anni, sette giorni di prognosi. I suoi aggressori, Gioacchino Bono, 34 anni e Lorenzo Rigano, 37, quest’ultimo pregiudicato per spaccio, sono finiti agli arresti domiciliari per violenza e lesioni aggravate dalle “finalità di odio etnico e razziale caratterizzato dalla presenza di più persone che ridevano compiaciute e manifestavano di fatto piena condivisione”, come scrive il gip di Palermo Filippo Anfuso che nell’ordinanza sottolinea come l’odio razziale “è verosimilmente alimentato anche da recenti e notorie manifestazioni di intolleranza che hanno avuto am- pia eco mediatica”. Ad inchiodare i due aggressori del senegalese, ospite della comunità Simpatheia del paese, le immagini di due video camere di una tabaccheria e di un bar in piazza Santa Caterina, a Partinico, che hanno ripreso tutte le fasi dell’aggressione. Gratuita e brutale, scrive il gip, visto che Dieng, giunto in bicicletta in piazza con un amico, non aveva risposto alle provocazioni di un gruppo di giovani seduti al bar mostrando anzi il proprio documento e dicendo “Vedi, io sono come te, sono italiano”.
“MA QUALE CAZZO DI ITALIANO”, è stata la replica dei tre razzisti che si sono diretti verso il giovane senegalese iniziando a picchiarlo. Le indagini dei carabinieri, coordinate dal procuratore aggiunto Marzia Sabella, e condotte dai pm Geri Ferrara e Alessia Sinatra, hanno portato a galla, come scrive il gip, una “diffusa e desolante omertà che ha contraddistinto la generalità dei soggetti – tantissimi – che hanno assistito alle varie fasi dell’aggressione nessuno dei quali ha manifestato senso civico e atteggiamento collaborativo con gli inquirenti fornendo elementi utili per l’identificazione degli aggressori che sono abituali frequentatori della piazza e dei locali ivi ubicati”.