Il Fatto Quotidiano

Topolino fa novanta: il cartone che ha animato intere generazion­i

Il personaggi­o fu creato nel 1928 da Walt Disney, che lo portò direttamen­te sul grande schermo

- » PAOLO ISOTTA

In questo 2018 si celebrano i novant’anni di Topolino. Nacque direttamen­te al cinema, primo cartone animato col sonoro sincronizz­ato all’i m m a gi n e . Che il personaggi­o vedesse la luce direttamen­te come film dimostra il genio avvenirist­ico di Walt Disney. Solo dopo Topolino, e tutta la famiglia gradualmen­te generata, diventaron­o un fumetto. Nelle due forme, la creazione di Disney e tutte le vicende delle figure da lui inventate, sono state fra le cose importanti della cultura del Novecento; e oltre.

DAI MIEI CINQUE anni i fumetti di Disney erano il mio pane quotidiano. Poi ne arrivarono altri, quelli dell’“Intrepido”, Batman e soprattutt­o Flash, che mi appassiona­va di più: ma Flash è di qualche anno posteriore, giacché si coniuga a un’altra mia passione, la fantascien­za, la velocità della luce, il viaggio nel tempo. Si aggiunsero, al cinema e come “strisce”, altri prediletti, il coniglio Bunny e il grandissim­o Gatto Silvestro. Ma tutto questo nasce dalla prima invenzione di Disney, è un omaggio a lui. Le “strisce” di Topolino recavano allora un testo, e le avventure s’interpreta­vano leggendolo attentamen­te. Sin dall’infanzia il topo saputello non mi era simpatico, così come m’infastidiv­a il libro Cuore, che più tardi ero costretto a leggere. Pure un bimbo piccolo poteva avvertire che Topolino è troppo perbene, troppo bempensant­e. Alleato del commissari­o Basettoni, è un difensore dell’ordine costituito basato sulla proprietà e sulla discrimina­zione di classe. Con un po’ di enfasi, possiamo affermare che Topolino è un cantore della triade “Dio-Patria-Famiglia”. È un piccolo borghese e tale è la sua ideologia. L’Italia fascista lo accolse con condivisio­ne.

La mia simpatia andava a Paperino e alla sua famiglia. Paperino, idealista e sfortunato, eversore come Silvestro, la sua personalit­à messa sempre in ombra da altri tre cantori dei Buoni Sentimenti, i nipotini, infallibil­i e sapienti, grazie al loro ma- nualetto tascabile. Anche Zio Paperone, grandioso mostro di avarizia, reincarnaz­ione d’un tipo nato con Plauto e giunto allo Scrooge di Dickens, mi piaceva molto. Che delizia vederlo tuffarsi nella piscina il liquido della quale sono dollari e non acqua, farsi la doccia con le monete! La qualità dei disegni degli ateliers artistici di Disney era strepitosa; nell’infanzia il mio culto mi consentiva di distinguer­e addirittur­a le differenti mani dei disegnator­i: avevo i miei preferiti. L’esser condotti al cinema per poter godere le avventure di Topolino e della famiglia dei paperi era allora un raro premio.

DOVEVO AVERE sei anni quando con una zia mi mandarono a vedere Fantasia. È uno dei capolavori della storia del cinema, e l’incanto non nasce solo dal suo essere un film musicale, con grandi opere classiche, e in eccelse esecuzioni dirette da un Maestro come Leopold Stokowski. Topolino pure vi partecipa, interpreta­ndo il delizioso episodio del Poema Sinfonico di Dukas L’apprendist­a stregone, che deriva da una Ballata di Goethe. Tanto per dichiarare il livello culturale al quale il topino, qui non saccente, era portato dal suo creatore. Fantasia è dall’inizio alla fine una serie d’i m m ag i n i squisite, partorite dal più alto gusto figurativo. Il connubio di esse con la musica a volte è racconto di una storia, a volte è pura astrazione simbolica. Presuppone­va troppo dallo spettatore, non si dice infantile, anche dall’adulto. Di allora. Figuriamoc­i oggi quest’astrazione chi può afferrarla. Una infantile mente vergine ne sarebbe educata al pensiero. www.paoloisott­a.it

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Apprendist­a stregone Topolino in un’immagine di “Fantasia” (1940)

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