Cosa c’è sotto un tatuaggio
La ricerca Il rapporto dell’Agenzia europea sulle sostanze chimiche suggerisce di bannare oltre 5mila principi
Le notizie sono due: la prima è che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha stilato un catalogo di almeno 4mila principi alla base degli inchiostri per i tatuaggi che potrebbero essere dannosi per l’uomo. La seconda è che questo dato ha reso evidente che non esiste una normativa per questi prodotti né standard europei su ciò che un tatuatore può iniettare sotto pelle. Insomma: se i coloranti devono soddisfare norme di sicurezza quando utilizzati in cosmetici o tessuti, non ci sono limiti ufficiali nei saloni di tatuaggi.
Le notizie sono due: la prima è che l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha stilato un catalogo di almeno 4mila principi alla base degli inchiostri per i tatuaggi che potrebbero essere dannosi per l’uomo. La seconda è che questo dato ha reso evidente che non esiste una normativa di riferimento per questi prodotti né alcuno standard di riferimento a livello europeo su ciò che un tatuatore può iniettare sotto pelle. Insomma: se i coloranti devono soddisfare rigorose norme di sicurezza quando utilizzati in cosmetici o tessuti, non ci sono limiti ufficiali nei saloni di tatuaggi.
”L’INDUSTRIA - scrive Politico. Ue - è frammentata, con molti piccoli operatori. E i produttori generalmente producono pigmenti per altri scopi, poi utilizzati dai ta- tuatori come inchiostri per tatuaggi. Inoltre, sebbene alcune delle sostanze trovate negli inchiostri abbiano dimostrato di essere cancerogene, non ci sono stati studi che testino il legame diretto tra tatuaggi e cancro nell’uomo”.
L’anno scorso, la Commissione europea ha chiesto all’Echa (l’agenzia europea per le sostanze chimiche) di analizzare le sostanze presenti negli inchiostri. Ne è scaturito un dossier di oltre 500 pagine (la relazione più estesa mai realizzata) con l’indicazione di restrizioni che potrebbero coinvolgere anche 4mila sostanze chimiche. I comitati scientifici dell’Echa entro fine anno invieranno la proposta alla Commissione, che ha tre mesi per decidere se adottarla. In Europa, il 12% della popolazione oggi ha almeno un tatuaggio. Era il 5% nel 2003.
Tra le informazioni rilevate, il fatto che non sempre gli inchiostri sono realizzati per i tatuaggi: i pigmenti sono spesso creati per “appli- cazioni esterne in prodotti come tessuti, automobili e materie plastiche”, secondo un rapporto del Centro comune di ricerca dell’Ue del 2016. “I produttori di pigmenti non affermano che i loro coloranti possono essere utilizzati nei prodotti per tatuaggi e trucco permanente, anche se ciò accade e sono riluttanti ad assumersi la responsabilità”.
A LIVELLO UE non esistono norme comunitarie sulla sicurezza degli inchiostri per tatuaggi. Esiste solo una risoluzione del 2003 del Consiglio d’Europa che è stata poi aggiornata 5 anni dopo e a cui hanno aderito solo 7 Paesi. Stabilisce che gli inchiostri per tatuaggi devono soddisfare i requisiti minimi per i prodotti cosmetici e alimentari ed esclude l’uso di alcuni prodotti chimici.
E in Italia? Non c’è una normativa. Alcune Regioni hanno emanato dei regolamenti per disciplinare l’at- tività dei tatuatori, ma spesso sono in contraddizione tra loro o comunque non vengono seguiti. Esistono poi delle linee guida del Ministero della Salute emanate nel 1998 che indicano quali procedure seguire per tatuaggi e piercin gin condizio nidi sicurezza. Le circolari considerano i rischi di infezioni di tutti i tipi, da quelle dovute alla trasmissione ematica alle cutanee nonché gli effetti tossici. Per il controllo del rischio, si forniscono informazioni sulle norme igieniche generali, le precauzioni, le misure di controllo ambientale. E basta. Nessuna indicazione sulle materie prime.
Senza regola Non esistono norme comunitarie: ci sono vincoli solo per il tessile e la cosmetica