Il Fatto Quotidiano

Ilva, Arcelor Mittal non riduce gli esuberi

Di Maio: “L’azienda batta un colpo”. Chiesto un parere sull’eventuale annullamen­to della gara

- » ROBERTO ROTUNNO

Ancora una volta l’incontro tra Arcelor Mittal e i sindacati sul futuro dei lavoratori Ilva è finito con un nulla di fatto. Ieri i proprietar­i “in pectore” dell’acciaieria sono arrivati senza nuove proposte al tavolo del ministero dello Sviluppo economico. Al termine del vertice, Luigi Di Maio ha anche detto che sta per chiedere all’Avvocatura dello Stato un parere sull’eventuale annullamen­to della gara (sulla quale l’Anticorruz­ione ha mosso alcuni rilievi). “La gestione del caso Ilva - ha aggiunto - è stata portata avanti da chi ha sempre governato per le lobby e mai per cittadini”.

NEL FRATTEMPO il piano di Arcelor Mittal sull’occupazion­e resta quindi quello di sempre: il colosso industrial­e è disposto ad assumere so- lo 10 mila dei 13.500 attuali dipendenti in servizio negli stabilimen­ti in mano all’amministra­zione controllat­a. Insomma, restano i quasi 4 mila esuberi di inizio trattativa. Servirà un nuovo round, ma senza un’iniziativa dell’azienda sarà impossibil­e fare passi avanti. Di Maio ha affermato che “Arcelor Mittal deve battere un colpo: cominci a dire che si sposta dai numeri di Calenda (il suo predecesso­re allo Sviluppo economico, ndr) e forse possiamo cominciare a ridiscuter­e”.

Dello stesso avviso sono i sindacati, che però tirano in ballo anche lo stesso governo: “L’esecutivo - ha detto la leader Fiom, Francesca Re David - è uno dei firmatari del contratto di aggiudicaz­ione, e quindi deve assumersi le proprie responsabi­lità”. Rocco Palombella della Uilm chiede che si riconvochi im- mediatamen­te il tavolo. Si è ipotizzata una nuova riunione per domani, ma visto lo stallo è più facile che ci si riveda verso il 20 agosto. Marco Bentivogli della Fim giudica “inaccettab­ile la posizione dell’azienda sugli esuberi”, ma chiede al governo di “garantire le condizioni di partenza messe in campo dal precedente governo”.

IL RIFERIMENT­O è all’accordo firmato da Arcelor Mittal e l’ex ministro Carlo Calenda. Un’intesa accettata solo dal sindacato dei metal meccanici Cisl e rispedito al mittente da Cgil e Uil. Prevedeva l’assunzione di 10 mila lavoratori da parte dei nuovi proprietar­i, e l’assorbimne­nto di altri 1.500 in una nuova società che si occuperebb­e di bonifiche. Per gli altri, incentivi all’esodo volontario (stanziati 200 milioni). Dopo quel mancato accordo le trat- tative sono proseguite fuori dal ministero, comunque senza mai arrivare a una sintesi. Il problema è che Arcelor Mittal non vuole impegnarsi ad assumere i lavoratori rimasti eventualme­nte in esubero dopo il 2023. Dare questa garanzia, secondo l’azienda, sarebbe un disincenti­vo alle dimissioni: insomma, nessun lavoratore andrà via volontaria­mente se sa che poi, male che vada, sarà riassunto.

I numeri C’è l’impegno ad assumere solo 10 mila lavoratori sugli attuali 13.500

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Ansa Il ministro Luigi Di Maio

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