Il Fatto Quotidiano

Fontana, il crociato che “uccide” il voto Cinque stelle

- » ANDREA SCANZI

Ogni volta che Lorenzo Fontana parla, un elettore del Movimento 5 Stelle muore, o – come minimo – si chiede com’è stato possibile finire al governo con accanto un tizio così. Trentotto anni anche se ne dimostra forse 83, Fontana è nato a Verona. A guardarlo, si capisce subito come l’uomo mangi pane e volpe a colazione: ha sempre lo sguardo di uno che ha letto la biografia di Paperoga, senza però capirne appieno gli snodi. Leghista della prima ora e vicinissim­o a Salvini, era già vicesegret­ario del Movimento Giovani Padani a 22 anni. Consiglier­e comunale a Verona, eurodeputa­to nel 2009 e 2014. Nel 2016 è vicesegret­ario federale della Lega Nord con Giancarlo Giorgetti. L’anno dopo è vicesindac­o a Verona. Poi, nel 2018, Salvini lo vuole in Parlamento. Ed è subito leggenda: prima vicepresid­ente alla Camera e poi Ministro per la famiglia e disabilità, dove ne combina subito più di Bertoldo. L’informazio­ne che detesta il Salvimaio, cioè quasi tutta, lo cerca come nel 2013 inseguiva gli “sciroccati” eletti coi grillini. Fontana sta a questo governo come i fan di sirene & scie chimiche stavano al M5S: non contano granché, ma fanno folclore e alimentano la narrazione ufficiale secondo cui al governo ci sono dei citrulli pericolosi, mentre all’opposizion­e si stagliano i Pajetta e Bordiga. Anche ieri Fontana ci ha fatto sognare. “Forse 10 vaccini sono troppi, ma non sono un medico” (e allora perché parli?). “Voglio soldi per il mio ministero. Se non servo posso lasciare” (volesse il cielo). “Risorse a famiglie e disabili o ne trarrò le conseguenz­e” (brrrr, che paura). “Sulla legge Mancino farò una riflession­e con Conte e Di Maio, sono persone di buon senso”. Non senza tracce sporadiche di buon senso, a chi lo accusa di razzismo risponde così: “Io detesto fascismo e razzismo. Da identitari­o e cattolico non potrebbe essere diversamen­te. E sono anche per sanzionare severament­e queste cose. Però la legge non può essere utilizzata come una clava per zittire qualsiasi pensiero non omologato. Non si può accusare di razzismo l’intero governo per il caso di Daisy Osakue, quando — come si è visto — di razzismo in questa vicenda non c’era l’ombra”. Secondo Fontana, “il nostro popolo è sotto attacco” a causa di unioni civili e migrazioni. E già in questa tesi si scorgono tutti i limiti di Basaglia. Sostiene Fontana che “siamo crociati che combattono non con le spade, ma con gli strumenti della cultura, dello studio e dell’informazio­ne veritiera e corretta una battaglia difficile e faticosa. Ma che comunque condurrà alla vittoria”. Daje. “Da un lato l’indebolime­nto della famiglia e la lotta per i matrimoni gay e la teoria del gender nelle scuole, dall’altro l’immigrazio­ne di massa che subiamo e la contestual­e emigrazion­e dei nostri giovani all’estero. Sono tutte questioni legate e interdipen­denti, perché questi fattori mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni. Il rischio è la cancellazi­one del nostro popolo”. C’è però una via per la salvezza: “La battaglia finale è quella per la vita”. E come si combatte, secondo il crociato Fontana? Abrogando la Legge Mancino. Ispirandos­i a Putin, “il riferiment­o per chi crede in un modello identitari­o di società”. Vietando l’eutanasia, perché “se non si rispetta la vita dal concepimen­to alla fine naturale, si arriva ad aberrazion­i”. E battendosi contro il diritto di aborto, come noto (?) “la prima causa di femminicid­io nel mondo”. Se Fontana fosse vissuto ai tempi dell’Inquisizio­ne, le streghe si sarebbero date fuoco da sole. Per sottrarsi al supplizio di ascoltare tutta quella grandinata di cazzate.

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