Redford dà l’addio alla scene: “Questo è il mio ultimo film”
CINEMA L’82enne attore statunitense alla presentazione di “The old man & the gun” ha rivelato: “Andrò in pensione perché faccio questo lavoro da quando ho 21 anni”
Appena dopo il suo debutto – sul palco di Broadway 60 anni fa – il padre gli disse: “Perché non ti trovi davvero un lavoro?”. Sarebbe orgoglioso, oggi, quel padre di sapere che il figlio non solo ha trovato lavoro, ma ha pure maturato una dignitosissima pensione, frutto di un duro impegno sul set: perciò, basta così, si è detto Robert Redford, pronto a uscire di scena.
“Mai dire mai – ha rivelato in un ’ int ervi sta all ’ Enter tainment Weekly –, ma sono giunto alla conclusione che questo ( The Old Man & The Gun, nd r) sarà il mio ultimo film in termini di recitazione e poi mi avvierò alla pensione, perché faccio questo lavoro da quando avevo 21 anni”.
STOP QUINDI all’attività di attore, confermando quanto aveva già detto nel 2016, mentre a quella di regista (e inventore-animatore di festival cinematografici) non è dato sapere.
Quel che è certo è che ora Redford è impegnato in The Old Man and The Gun, diretto da David Lowery e in ot- tima compagnia (Sissy Spacek, Danny Glover, Tom Waits, Casey Affleck...): prodotto dalla Fox, il film uscirà in sala in America il 28 settembre, passando pure per il “Toronto International Film Festival”.
Redford ne è il protagonista, alias Forrest Tucker, un rapinatore seriale quanto geniale: “Ha svaligiato 17 banche, è stato beccato in 17 occasioni ed è finito in prigione 17 volte. Ma è anche scappato 17 volte. Perciò mi sono chiesto: non è che forse era lui a farsi catturare così da poter provare il vero brivido della sua vita, cioè la fuga?”, ha raccontato il divo.
Come Forrest, anche il premio Oscar sta tentando di evadere dalla prigione dorata chiamata Hollywood, e infatti ha spifferato, in modo sibillino: “Per me questo è un ruolo meraviglioso da recitare a questo punto della mia vita”.
Certo sarà difficile immaginare Redford in pantofole, o ai giardinetti con il cane, lui che è stato protagonista di film western, sex symbol e giustiziere, cattivone e seduttore, militare e miliardario – da Come eravamoaI tre giorni del condor, da La stan- gata a La mia Africa.
Il 18 agosto compirà 82 anni e poco dopo – si immagina –, una volta sceso dal palco, si dedicherà alle sue altre passioni: la pittura e la regia (“Vedremo”, ha detto), continuando forse a presenziare nei salotti buoni del cinema e nelle kermesse più chic, come il “Sun dan ce Film Festival”, da lui fondato nel 1990 insieme con l’amico regista Sydney Pollack.
DA PENSIONATO troverà anche il tempo di spolverare le sue preziose statuette: i due Oscar vinti nel 1981 – come Miglior Regista per Gente comune – e nel 2002, alla Carriera, commuovendosi intanto per i premi annusati e mai ritirati, come le nomination per La stangata (Miglior Attore) e per Quiz Show (Miglior Regista e Miglior Film). Nonostante l’allure di uomo elegante, distinto, pacatamente democratico e perennemente belloccio, Redford, anche nella vita privata, non si è fatto mancare l’avventura: figlio di un lattaio e di una casalinga, ha lavorato come contabile ed è entrato in università grazie a una borsa di studio sportiva per poi reinventarsi come artista bohémien – e autostoppista professionista – in Italia e in Francia. Dopo i primi ingaggi in televisione, negli Anni Sessanta, la fama gli arride grazie al maxischermo: il debutto vero è del 1962 in Caccia di guerra di Denis Sanders, per poi essere scritturato in altre pellicole di successo come A piedi nudi nel parco con Jane Fonda e Butch Cassidy con Paul Newman. Anche solo a rivedere tutti i suoi film, da lui diretti o interpretati, nonno Redford – “il più bel nonno in circolazione”, così si è definito – non avrà certo di che annoiarsi.
La precisazione Il premio Oscar ha specificato “come attore”, quindi (forse) non mollerà la regia e l’attività sociale